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16 Giugno 2025
Decreto Flussi: le inefficienze del sistema
Costume e Società Lavoro e Previdenza

Decreto Flussi: le inefficienze del sistema

L’immigrazione per lavoro è una sfida comune in Europa. I Governi puntano ad attrarre lavoratori qualificati, affrontando con riluttanza i flussi di lavoratori non qualificati, spesso affidandosi ai lavoratori stagionali per evitarne la stabilizzazione. In Italia, questa dicotomia tra le esigenze delle aziende, che richiedono manodopera a basso costo, e politiche che proteggono l’occupazione locale ha reso la gestione dei flussi migratori complessa. In Italia il decreto flussi è lo strumento chiave per regolare l’ingresso di lavoratori extra-UE, ma nonostante la sua importanza, il sistema ha mostrato molte inefficienze, favorendo sfruttamento e lavoro irregolare.

Dalla Turco-Napolitano alla Bossi-Fini

Negli anni ’90, l’Italia registrò un forte aumento dell’immigrazione, concentrata nei settori dell’edilizia, agricoltura e turismo. La legge Turco-Napolitano del 1998 introdusse una programmazione triennale dei flussi migratori, applicata solo nel periodo 2004-2006, poi sostituita dai decreti flussi annuali. Nonostante l’intento di rispondere alle esigenze del mercato del lavoro, il sistema si rivelò complesso, con una burocrazia che rendeva difficile l’ingresso di nuovi lavoratori. Questo favorì la clandestinità e il lavoro nero, diventando una sanatoria mascherata, poiché molti richiedenti erano già presenti in Italia.

Nel 2002, la legge Bossi-Fini complicò ulteriormente la situazione, eliminando la figura dello sponsor e introducendo il contratto di soggiorno, rendendo più difficile l’assunzione a distanza. Questo approccio, volto a limitare gli ingressi e garantire maggiore sicurezza, aumentò le difficoltà per le aziende nel reperire personale straniero.

Dal 2009, a causa della crisi economica del 2008, il sistema si concentrò sull’assunzione di lavoratori stagionali. Le quote di ingresso calarono progressivamente fino al 2020, modificando la composizione dei flussi migratori.

Fonte: Istat

 

Fonte: Istat

 

La ripresa dei decreti flussi

Dopo anni di quasi chiusura, il decreto flussi tornò centrale dal 2021 per l’ingresso di lavoratori stranieri, poiché la crisi causata dal Covid-19 aumentò la necessità di forza lavoro in settori duramente colpiti dalla pandemia. Nonostante l’aumento delle quote, il numero di lavoratori effettivamente entrati rimase ben al di sotto delle esigenze del mercato italiano.

Il sistema continuava a evidenziare una discrepanza tra domanda e offerta: nel 2022, a fronte di 74.105 ingressi previsti, si registrarono ben 462.422 domande. Solo una parte si trasformò in nulla osta (79,03%), e una percentuale ancora più ridotta, 23,52%, completò l’iter con la firma del contratto e la richiesta del permesso di soggiorno.

Fonte: ASGI

Il ritorno del decreto flussi triennale

Nel 2023 è stato reintrodotto il decreto flussi triennale per il periodo 2023-2025. Tra le novità, la riduzione dei tempi per il rilascio del nulla osta e del visto, ma i vecchi problemi restano irrisolti. Inoltre, è stata eliminata la parte dedicata all’inserimento sociale e all’integrazione culturale degli stranieri.

Nonostante i 452.000 posti previsti per il triennio, il fabbisogno stimato delle aziende è di 833.000 lavoratori. Nel 2023, le quote erano fissate a 136.000 posti, ma si sono registrate 607.904 domande. Nel 2024, le domande sono salite a 690.000 per soli 151.000 posti disponibili, confermando il disallineamento tra domanda e offerta.

Il sistema, spesso chiamato “lotteria delle quote“, presenta molti ostacoli. Anche chi riesce a entrare legalmente spesso fatica a formalizzare i contratti, restando in una condizione di vulnerabilità e irregolarità, senza possibilità di ottenere un’occupazione regolare.

Conclusione

Per migliorare il sistema dei decreti flussi, è essenziale sviluppare canali di ingresso più flessibili e in linea con le esigenze produttive del Paese, garantendo al contempo un’integrazione sociale ed economica duratura. Consentire ai datori di lavoro di assumere direttamente lavoratori stranieri, senza dipendere rigidamente dalle quote annuali, potrebbe aumentare l’efficienza e ridurre l’irregolarità. Tra le riforme proposte, la reintroduzione dello sponsor e l’introduzione di permessi di soggiorno per la ricerca di lavoro sarebbero passi avanti importanti.

Fabio Spagnesi

 

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