Il mercato dei prodotti e dei servizi per l’agricoltura si è evoluto profondamente dal 2000 ad oggi. Ad interessare il cambiamento è stato in particolar modo, il profilo verticale dell’offerta a causa di fusioni ed acquisizioni che hanno coinvolto anche le operazioni di integrazione orizzontale. I gruppi leaders dei macchinari, della chimica ed in ultimo dei servizi digitali, hanno messo in atto delle barriere all’ingresso dei mercati, attraverso delle operazioni di accorpamento che hanno limitato anche l’uscita dal mercato degli utilizzatori. I regimi tecnici chiusi hanno dato vita, in primis, a mercati sempre più concentrati: soluzioni “a pacchetto” in cui si raggruppano e si integrano un’offerta di servizi a cui gli agricoltori difficilmente riescono a fare a meno, per via di agevolazioni di aspetti organizzativi e gestionali sempre più complessi. Parliamo in particolare di modelli gestionali integrati da dati che vanno a completare i servizi tradizionali. Proprio il trattamento dei dati rappresenta il focus a cui volgono l’attenzione i grandi players della filiera dell’offerta di prodotti dell’agricoltura. I dati sono vitali per ottimizzare le grandi decisioni aziendali, sui quali si dirama una complessa offerta di prodotti e servizi rivolta alla categoria degli agricoltori. L’evoluzione dei mercati è caratterizzata proprio da una bassa differenziazione tra le categorie degli input per l’agricoltura, per cui non ha più senso separare le analisi di mercato degli agro-farmaci, da quelle delle sementi e delle macchine agricole o dei fertilizzanti. Di fatto il mercato delle forniture nel complesso ha delle dinamiche molto complesse di cui è opportuno avere una visione d’insieme, piuttosto che sulle specifiche categorie di input per l’agricoltura. Già nel decennio pre-Covid si è assistito ad una evoluzione del contesto da cui è emerso che le operazioni di espansione, acquisizione e fusione hanno reso il mercato dinamico ed integrato, specialmente se facciamo riferimento al campo della finanza, della digitalizzazione, dell’assistenza tecnica che hanno accorpato buona parte della filiera dell’agricoltura. Dal seme al tool digitale, un insieme di prodotti e servizi hanno generato dei circuiti chiusi che hanno accorpato fertilizzanti, trattamenti, macchine agricole, sensori, software. Ne sono risultati dei modelli tecnologici ancor prima che organizzativi, che potenzialmente vincolano le scelte degli acquirenti. A tutto ciò, bisogna aggiungere un aspetto molto interessante per gli investitori internazionali: margini di redditività attrattivi in particolare del segmento dei prodotti per l’agricoltura nel mercato agro-chimico, le cui performance hanno dato il via alla crescita di colossi di settore. Di sicuro si è trattato per i private equity buyers dal 2010 al 2018 di investimenti sicuri, poco rischiosi e molto profittevoli nell’intero settore della chimica, come sempre accade, in situazioni di oligopolio o di monopolio. Per questo motivo, i processi di espansione verticale ed orizzontale hanno avuto il consenso anche dei mercati finanziari rappresentando tra il 15 e il 20% degli investimenti, con una crescita di circa il 300% dei prodotti per l’agricoltura in 9 anni, fino al 2018. Dalle analisi più recenti l’agricoltura di precisione chiamato anche Agricoltura 4.0 è in evoluzione a causa della ricerca e sviluppo del genoma editing e dei data mining, ne beneficeranno anche i segmenti dei prodotti più tradizionali dell’agricoltura integrati con i nuovi sistemi digitali. Attualmente questo mercato (Fonte: Osservatori.net) in Italia nel 2022 vale 2,1 miliardi di euro ed ha registrato un aumento del +31% vs 2021. Contestualmente la superficie coltivata con prodotti 4.0 è cresciuta di 2 punti percentuali dal 6% all’8% dal 2021 al 2022. Il 2022 è stato un anno difficile per il settore agroalimentare per via dell’aumento dei costi delle materie prime e della siccità che ha colpito tutta l’Europa, con conseguenze anche nel comparto dell’agricoltura che utilizza le tecnologie digitali: macchinari digitalizzati e sistemi di monitoraggio e controlli di mezzi e attrezzature rappresenta il 65% di valore di mercato, mentre i sistemi di monitoraggio da remoto di coltivazioni, terreni e infrastrutture hanno registrato un +15% nel 2022. Secondo lo studio effettuato dall’Osservatorio Smart Agrifood della School of Management del Politecnico di Milano e del Laboratorio Rise (Research & Innovation for Smart Enterprises dell’Università degli studi di Brescia), l’82% delle aziende di trasformazione agroalimentare ha usato o fatto una sperimentazione di almeno una soluzione digitale. Quasi il 50% di queste ne ha implementato fino a 4 contemporaneamente, facendo registrare così, un aumento del 30% rispetto al 2020. Le aree di innovazione per le aziende sono soprattutto la produzione, la logistica, il controllo di qualità, la tracciabilità alimentare dalla materia prima al prodotto finito. Le tecnologie digitali possono ottimizzare costi dell’agricoltura, soprattutto derivanti dai rincari degli input produttivi e dell’energia.
Il digitale in agricoltura ha registrato nel 2022, a livello mondiale, un tasso di crescita superiore al 10% e si stima che nei prossimi 4 anni (fino al 2027) crescerà fino a raggiungere un valore di 30.000 miliardi.
Il 28% delle start up internazionali in ambito innovazione digitale nell’agrifood nel 2022, ha elaborato una proposta orientata ai sistemi di Agricoltura o Zootecnia 4.0 dedicate alle aziende agricole o zootecniche. Il vantaggio nell’usufruire di tecnologia digitale in agricoltura da cui si traggano benefici maggiori, riguardano i sistemi di guida parallela che hanno offerto soddisfacenti soluzioni per il rateo variabili e per l’irrigazione di precisione e dell’energia.
Se da una parte il Covid-19 è parte in causa dell’accelerazione del bisogno di automazione dei processi interni, dall’altra la recente crisi energetica del 2022 ha reso complessi diversi fattori del settore dei fertilizzanti. Prima fra tutti, la difficoltà di approvvigionamento di tutto il mercato europeo è dipesa dalla crescita della domanda interna di fertilizzanti che si è verificata tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022. Già da prima dell’esplosione del Confitto tra la Russia e l’Ucraina, i principali produttori presenti in Egitto, in Cina ed in Russia, avevano registrato un calo di prodotti esportati (Fonte: Federchimica). Ovviamente l’inizio del conflitto ha esacerbato la situazione. La Russia aveva bloccato la produzione e contestualmente l’Europa, ne aumentava la richiesta. Sappiamo che i costi energetici sono lievitati in modo esorbitante, causando enormi difficoltà sia per l’industria dei fertilizzanti che per tutto il comparto agricolo. La Commissione Europea (fonte: Ensurance availability and affordability for fertilisers) ha ribadito la strategicità dei fertilizzanti per il comparto agricolo e per la food security, chiedendo esplicitamente agli Stati Membri di adottare misure che rendano affrontabili le difficoltà che agricoltori e produttori stanno vivendo e di promuovere nuove idee per ridurre la dipendenza energetica dalla Russia. È importante ricordare che sostanze come l’urea e ammoniaca, commodities utilizzate dall’agricoltura per la nutrizione vegetale, rientrano nella categoria dei concimi minerari che rappresentano una quota del 65% della totalità dei concimi utilizzati in Italia ed è legata al gas naturale, che alimenta non solo i processi produttivi, ma rappresenta anche una materia prima. L’aumento dei costi ha così decretato la crisi di molte industrie, costrette a terminare la propria attività. Queste dinamiche hanno portato ad una forte contrazione sulle vendite al consumo dei fertilizzanti (Fonte: Indagine Federchimica Assofertilizzanti).
- I concimi minerali semplici (-32,6%) 2022 vs 2021.
- I concimi minerali composti (-42,6%) 2022 vs 2021.
- I concimi minerali a base di microelementi (-4,2%) 2022 vs 2021.
Le criticità riscontrate dall’Italia a seguito del conflitto Russo Ucraino sono legate all’approvvigionamento di azoto, proveniente dall’Ucraina e per il potassio (elemento nutritivo per le colture agricole) proveniente dalla Russia. Per quel che riguarda il fosforo (il secondo elemento nutritivo più importante dopo l’azoto) l’approvvigionamento arriva dal Nord Africa.
Dal punto di vista della normazione in quest’ultimo anno sono stati fatti passi da gigante: nel 2022 si è dato vita al Regolamento UE 2019/1009 sui prodotti fertilizzanti che consentirà al comparto industriale di certificare i prodotti con il Marchio CE. L’iter di implementazione della norma consentirà all’Italia di essere concorrenziale nel mercato internazionale, grazie all’attenzione rivolta ad assicurare l’immissione in commercio di prodotti con alti standard di efficacia e fabbricati secondo criteri di qualità che assicurano la massima tutela della salute umana, ambientale e animale. Entro il 2024-2025, le technical specification, sebbene siano norme incomplete, dovranno obbligatoriamente essere convertite in European Norm.
Teresa Sisto