Il viaggio di SIlpa nel litorale Domitio, per assistere e consigliare i tanti Indiani impegnati nella Filiera Bufalina.
Essere sindacalista nel settore agricolo può diventare oltre che un lavoro emozionante anche una fonte di dialogo interculturale e può rappresentare un’occasione di riflessione importante.
Nella campania Felix, luogo di fortissima immigrazione sin dagli anni ‘80 e ‘90, soprattutto nella zona dei “mazzoni” gli immigrati indiani si sono distinti per essere incredibili lavoratori. Al punto da essere stati, con il tempo, sempre più richiesti all’interno degli allevamenti, proprio perché “per loro la sacralità dell’animale fa sì che usino una particolare cura nel proprio lavoro”. Addirittura pare che, se non fosse per loro, la produzione locale di Mozzarella di Bufala campana subirebbe un duro colpo da ciò che si apprende. Un amore vicendevole, quello tra loro e la Zona che va da Castelvolturno a tutto il Litorare Domitio, che tanto ricorda i paesaggi del Punjab, la regione a nord dell’India da cui molti di essi provengono.
A spingerli ad emigrare, allora, erano state le lotte indipendentiste tra il Punjab e il governo indiano. Qui hanno trovato una nuova casa, simile per molti versi alla propria. Fiume compreso: per loro, il Volturno ormai ha acquisito una sacralità simile a quella del Gange. Può persino capitare di incontrarne qualcuno impegnato in qualche rito lungo le sponde del fiume, se si passa dalle parti di Cancello ed Arnone. Una storia particolare e molto affascinante, quella degli indiani nel nostro paese. Nella zona, questo popolo si distingue per l’organizzazione di grandi e colorate feste primaverili, così come per il grande tempio Sikh quello di Cancello ed Arnone. Ma piccoli templi induisti si trovano anche dentro a vecchi, insospettabili fienili. Qualcosa di inaspettato e molto affascinante al tempo stesso.
C’è da dire però che le seconde generazioni di italiani-indiani “spesso accantonano gli aspetti più superati della propria cultura, per abbracciare stili di vita più occidentali”. Anche questa è una verità del nostro tempo, tanto quanto lo sono gli scontri generazionali, il lavoro negli allevamenti e l’integrazione. I tempi cambiano, insomma, e in quanto tali ci suscitano delle domande. Guardando più da vicino il problema degli allevamenti locali, molto diffusi in quelle zone del Litorale, e di come questi siano sempre più alle prese con un alto livello di competitività – il prezzo del latte, la performance del bestiame – schiacciati come sono dalla produzione industriale. I meccanismi della produzione alimentare hanno preso una direzione da cui è molto difficile tornare indietro, tutto in nome dell’abbassamento dei costi.
Rino Di Cresce