“Se le guerre del Ventesimo secolo sono state combattute per il petrolio, quelle del Ventunesimo avranno come oggetto del contendere l’acqua” affermava nel 1995 Ismail Serageldin, Vicepresidente della Banca mondiale. Il World Water Development Report dell’UNESCO nel 2003 indicava che nei vent’anni a venire la quantità d’acqua disponibile per ogni persona sarebbe diminuita del 30%. Nel 2004 l’organizzazione umanitaria britannica WaterAid aveva calcolato la morte di un bambino ogni 15 secondi per via di malattie facilmente prevenibili, contratte a causa della scarsità di acqua pulita, nel 2006 il decesso di trentamila persone al giorno nel mondo per cause riconducibili alla mancanza d’acqua pulita. La risoluzione ONU 64/292 ha dichiarato per la prima volta nella storia il diritto all’acqua “un diritto umano universale e fondamentale”. Il 28 luglio 2010 l’accesso all’acqua potabile è entrato a far parte della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo quale diritto inviolabile e primigenio, poiché la risorsa idrica è indispensabile al godimento di ogni altro diritto, è una risorsa imprescindibile rispetto alla vita umana. Una svolta epocale nell’accesso all’acqua dopo che l’Assemblea generale delle Nazioni Unite aveva preso atto che circa 884 milioni di persone nel mondo non disponevano di acqua potabile e che più di 2,6 miliardi di persone, soprattutto bambini, non avevano accesso ai servizi sanitari di base. All’epoca gli Stati avevano manifestato la volontà di rispettare gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio che prevedevano anche di dimezzare, entro il 2015, la quantità di persone senza un accesso sostenibile all’acqua potabile. Un risultato che è stato raggiunto, in anticipo rispetto alla scadenza secondo quanto affermato da UNICEF e OMS. L’acqua è un diritto umano universale ed essenziale per il pieno godimento della vita e di tutti gli altri diritti fondamentali della persona, del diritto alla vita. La Risoluzione 64/292 sottolinea ripetutamente che l’acqua potabile e per uso igienico, oltre ad essere un diritto di ogni uomo, più degli altri diritti umani, concerne la dignità della persona, è essenziale al pieno godimento della vita, è fondamentale per tutti gli altri diritti umani. Acqua e servizi igienici come diritti e non più come questioni di carità che un Governo può dare o togliere. Sono diritti umani, che le persone possono rivendicare: l’acqua deve essere disponibile, accessibile, abbordabile e accettabile per le persone e i Governi sono responsabili di assicurarsi che questi servizi siano forniti a tutti. Alle Nazioni e organizzazioni internazionali è rivolto l’invito a stanziare risorse finanziarie, a mettere in campo tecnologie e competenze, fornire assistenza e collaborazione, soprattutto ai Paesi in via di sviluppo, in relazione all’importanza dell’acqua per il raggiungimento degli Obiettivi del Millennio.
Goal 6 dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile
La Risoluzione ONU 64/292 ha rappresentato un passo rilevante e una decisione attesa da tempo sulla strada per il riconoscimento dell’accesso ad un’acqua sicura e pulita e all’igiene come un diritto umano. Un obiettivo poi ribadito nel 2015, con i 17 Sustainable Development Goals dell’Agenda 2030 dell’ONU, il sesto dei quali ribadisce la necessità di “Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie”. Il Goal 6 è suddiviso 8 target: ottenere entro il 2030 l’accesso universale ed equo all’acqua potabile che sia sicura ed economica per tutti; ottenere entro il 2030 l’accesso ad impianti sanitari e igienici adeguati ed equi per tutti e porre fine alla defecazione all’aperto, prestando particolare attenzione ai bisogni di donne e bambine e a chi si trova in situazioni di vulnerabilità; migliorare entro il 2030 la qualità dell’acqua eliminando le discariche, riducendo l’inquinamento e il rilascio di prodotti chimici e scorie pericolose, dimezzando la quantità di acque reflue non trattate e aumentando considerevolmente il riciclaggio e il reimpiego sicuro a livello globale; aumentare considerevolmente entro il 2030 l’efficienza nell’utilizzo dell’acqua in ogni settore e garantire approvvigionamenti e forniture sostenibili di acqua potabile, per affrontare la carenza idrica e ridurre in modo sostanzioso il numero di persone che ne subisce le conseguenze; implementare entro il 2030 una gestione delle risorse idriche integrata a tutti i livelli, anche tramite la cooperazione transfrontaliera, in modo appropriato; proteggere e risanare entro il 2030 gli ecosistemi legati all’acqua, comprese le montagne, le foreste, le paludi, i fiumi, le falde acquifere e i laghi; espandere entro il 2030 la cooperazione internazionale e il supporto per creare attività e programmi legati all’acqua e agli impianti igienici nei paesi in via di sviluppo, compresa la raccolta d’acqua, la desalinizzazione, l’efficienza idrica, il trattamento delle acque reflue e le tecnologie di riciclaggio e reimpiego; supportare e rafforzare la partecipazione delle comunità locali nel miglioramento della gestione dell’acqua e degli impianti igienici. L’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici di base è un diritto umano e, insieme all’acqua come risorsa, rappresenta un fattore determinante per tutti gli aspetti dello sviluppo sociale, economico e ambientale. L’accesso universale ed equo all’acqua potabile entro il 2030 è, purtroppo, un traguardo ancora lontano. L’Obiettivo 6 comprende oltre all’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari, anche ulteriori sotto-obiettivi, ad esempio per la protezione e la riabilitazione di ecosistemi legati all’acqua (tra cui montagne, foreste, zone umide, fiumi e laghi). La gestione delle risorse idriche, lo smaltimento delle acque reflue, la qualità dell’acqua e la riduzione della vulnerabilità nei confronti delle catastrofi legate all’acqua sono aspetti cruciali per lo sviluppo sostenibile. La qualità dell’acqua deve migliorare e l’inquinamento idrico essere ridotto, soprattutto quello generato da prodotti chimici pericolosi. È fondamentale il ruolo dei Governi nella tutela, applicazione e riconoscimento di una ‘nuova generazione’ di diritti nella quale gli elementi della natura, in particolare l’acqua, sono soggetti del diritto e non risorse al servizio dell’uomo attraverso una produzione normativa chiara che garantisca una visione ecosistemica. La cooperazione transfrontaliera deve essere incentivata al fine di pervenire a una gestione integrata delle risorse idriche a tutti i livelli, dando seguito alle azioni avviate, anche con l’Agenda 2030, e porre le basi conoscitive per la rivoluzione culturale auspicata. Gli obiettivi dell’Agenda 2030 sono chiari e vanno attuati con azioni concrete, che mirino a garantire le necessità delle generazioni presenti e future, che valorizzino e sostengano un uso diffuso delle tecnologie compatibilmente con gli equilibri della natura, che puntino alla pace tra i popoli.
La disponibilità e la tutela della risorsa idrica è uno dei principali punti dell’agenda politica futura
Cade regolarmente il 22 marzo di ogni anno la Giornata mondiale dell’acqua-World Water Day, una ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite nel corso del Summit della Terra, tenutosi a Rio de Janeiro nel 1992 e da cui è scaturito l’articolato programma di azione dell’Agenda 21. Lo scopo è quello di richiamare l’attenzione su questo tema, da tempo fonte di diseguaglianze economiche e sociali, e invitare gli Stati membri a dedicare questo giorno a espletare le raccomandazioni raggiunte con l’Assemblea generale, promuovendo attività concrete all’interno dei loro Paesi. In aggiunta agli Stati membri, una serie di organizzazioni non governative hanno utilizzato il giorno internazionale per l’acqua come un momento per sensibilizzare l’attenzione del pubblico sulla critica questione dell’acqua nella nostra era, con occhio di riguardo all’accesso all’acqua dolce e alla sostenibilità degli habitat acquatici. Dal 1997 ogni tre anni il Consiglio Mondiale sull’acqua (World Water Council WWC, organizzazione internazionale con sede a Marsiglia, la cui missione è “promuovere consapevolezza, costruire impegno politico e dare impulso ad azioni relative ai problemi critici di tutti livelli inerenti all’acqua”), ha coinvolto migliaia di persone nel World Water Forum durante la settimana in cui cadeva il giorno internazionale dell’acqua. Le agenzie promotrici e le organizzazioni non governative hanno messo in luce il fatto che un miliardo di persone non hanno accesso all’acqua pulita e alla struttura patriarcale, dominante in certi Paesi, che determina la priorità nella fruizione dell’acqua disponibile. L’organizzazione si propone di sostenere le pratiche di conservazione, protezione, sviluppo e gestione dell’acqua su basi sostenibili dal punto di vista ambientale. Nell’ambito del programma di sviluppo sostenibile garantire acqua potabile pulita e servizi igienico-sanitari efficienti è di centrale importanza: le risorse di acqua dolce sono essenziali per la salute, la sicurezza alimentare e la produzione energetica, quindi, se ben gestite, possono contribuire alla lotta contro la povertà. La scarsità dell’acqua incide negativamente sul presente e futuro del Pianeta: occorre la messa a terra di azioni programmate e condivise per fronteggiare l’impatto dei cambiamenti climatici e garantire un’equa distribuzione della risorsa. La scarsità d’acqua dolce sul pianeta è strettamente connessa, oltre che ai fattori naturali, all’elevato utilizzo umano nel settore agricolo, per gli usi civili e nell’industria. L’obiettivo è spingere gli Stati ad adottare le misure necessarie ad affrontare la crisi idrica per un miglioramento della qualità delle acque in tutto il mondo. L’acqua è peraltro causa e strumento di conflitti, spesso inosservati e comunque sottostimati, oltreché di instabilità politica e tensioni sociali: la Banca Mondiale ha documentato 507 conflitti tuttora in essere legati al controllo delle risorse idriche. Essi sono destinati ad aumentare anche a causa della pressione sui corpi idrici che è esacerbata, a livello globale, dai fenomeni climatici estremi (alluvioni e inondazioni, siccità, innalzamento dei livelli dei mari) associati al climate change, della crescente richiesta di acqua, a causa della crescita demografica, ma anche dell’asimmetrico sviluppo socioeconomico e dei modelli di consumo. Gli studi prevedono che nel 2050 la domanda globale di acqua crescerà del 20-30% rispetto ai livelli attuali, anche a causa della aumentata richiesta per usi industriali, agricoli e domestici.
L’acqua è condizione necessaria per la sopravvivenza umana
Secondo l’UNICEF a livello globale sono circa 160 milioni i bambini sotto i 5 anni che vivono in aree ad alto rischio di siccità. Se l’acqua scarseggia, si fa ricorso a fonti non sicure e contaminate. La mancanza di servizi igienici provoca l’aumento di malattie legate all’acqua impura, come colera, malaria o diarrea. Per citare alcune stime, il 16% della mortalità infantile globale è provocata dalla diarrea e sono 400 milioni i bambini in età scolare che ogni anno si ammalano a causa di parassiti intestinali, con possibili conseguenze sullo sviluppo cognitivo. 1.000 bambini al giorno muoiono a causa di malattie diarroiche prevenibili legate all’acqua e all’igiene: proprio per la loro fragilità, sono i soggetti più vulnerabili ad essere colpiti dai virus. I dati ufficiali dimostrano che 2,6 miliardi persone in più hanno avuto accesso a migliori risorse di acqua potabile solo a partire dal 1990, ma ancora 663 milioni ne sono sprovviste; almeno 1,8 miliardi di persone a livello globale utilizzano fonti di acqua potabile contaminate da escrementi; 2,4 miliardi di persone non hanno accesso a servizi igienici di base come WC o latrine; più dell’80% delle acque di scarico prodotte da attività umane è scaricato in fiumi o mari senza sistemi di depurazione. Più confortante il dato relativo alla proporzione di popolazione mondiale che tra il 1990 e il 2015 ha utilizzato migliori fonti di acqua potabile, che è salita dal 76 al 91%: le persone hanno avuto ottenuto per la prima volta l’accesso a fonti idriche adeguate, come impianti idrici muniti di tubature in abitazioni o luoghi pubblici, serbatoi e cisterne, pozzi adeguati, sorgenti naturali poste sotto controllo. Tuttavia, a causa della crescita delle attività umane dovuta ad un modello di sviluppo non sostenibile, la disponibilità di acqua potabile per persona sta diminuendo. La piaga della scarsità d’acqua è subita ancora dal 40% della popolazione mondiale, più di 1,7 miliardi di persone vive ancora in bacini fluviali in cui l’utilizzo d’acqua eccede la sua rigenerazione. La siccità affligge in particolare alcuni dei Paesi più poveri del mondo, peggiorando la fame e la malnutrizione. Ma la sostenibilità dell’acqua non è solo un problema legato ai Paesi in via di sviluppo o rurali. Criticità importanti si evidenziano anche laddove l’acqua viene trattata e reimpiegata: incompletezza degli schemi depurativi (con assenza di alcuni trattamenti o di scarico a mare con condotta sottomarina), problemi di alimentazione degli impianti (con a volte l’assenza di controlli sulle immissioni in fognatura di reflui non domestici o la variazione di portata in ingresso superiori a quelle di progetto) o, ancora, inadeguatezza a volte delle strutture gestionali degli impianti (assenza di idonei apparecchiature di misura, carenza di misure e controlli). Bisogna invertire la tendenza superando il paradigma per cui per avere progresso e sviluppo è necessario sacrificare l’ambiente e le persone. Tracciare un percorso da seguire che garantisca il diritto all’acqua attraverso la promozione, la protezione, la prevenzione, la partecipazione e la prossimità. Riconoscere i diritti della Terra significa anche riconoscere i diritti delle generazioni future, perché la continuità della vita nella natura è alla base delle continuità della vita umana. È l’occasione per un cambiamento culturale nell’ambito dei processi di cooperazione e d’inclusione che guardino alla terra e all’uomo.
L’acqua, una risorsa tanto irrinunciabile quanto ambita, come componente trasversale all’interno di un concetto di economia circolare: la scarsità dell’acqua potrebbe essere un limite all’evoluzione economica di un Paese.
Connessioni tra acqua, economia e lavoro
Come ogni anno le Nazioni Unite hanno pubblicato il Rapporto sullo sviluppo delle risorse idriche 2021 che evidenzia come una gestione insostenibile dell’acqua possa creare danni sia alla società che ai sistemi economici, vanificando i risultati raggiunti in termini di riduzione della povertà e di creazione di posizioni lavorative. I dati mostrano che la gran parte dei posti di lavoro in cui è occupata la forza lavoro mondiale dipende dall’acqua: investire nelle risorse idriche equivale, dunque, a investire nel lavoro, con conseguente crescita dell’economia e del reddito nazionale. Assicurare un’equa distribuzione dell’acqua a tutti è la priorità da risolvere, e non soltanto per bere, lavarsi e curare l’igiene personale. Il 70% dell’acqua prelevata in natura è utilizzata in agricoltura, per fornire quel cibo che contribuirà a perseguire i primi due Goals dell’Agenda 2030. Quella idrica è anche la principale fonte energetica rinnovabile utilizzata sul pianeta: l’acqua, dunque, è strategica anche per conseguire l’Obiettivo 7 ‘Energia pulita e accessibile. Assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni’. Secondo le stime dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), a parità di condizioni, entro il 2050 il mondo avrà bisogno del 60% di cibo in più, mentre la produzione alimentare da agricoltura irrigua crescerà di oltre il 50%. I quantitativi di acqua necessari per questi sviluppi non sono disponibili. Secondo la FAO, i quantitativi di acqua prelevata dal settore agricolo potranno aumentare appena del 10%. Secondo le conclusioni del 2030 Water Resources Group (2009), mantenendo inalterate le tendenze attuali il mondo potrebbe dover far fronte ad un deficit idrico del 40% entro il 2030.
Paola Francesca Cavallero