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7 Ottobre 2024
Economia

FAROS l’acceleratore di startup della blue economy

Una iniziativa di Cassa Depositi e Prestiti

Cassa Depositi e Prestiti, con il supporto dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Ionio ha lanciato Faros, l’acceleratore di startup della blue economy. L’acceleratore – che avrà sede a Taranto e rientra nella rete nazionale di acceleratori di Cassa Depositi Prestiti – è realizzato insieme a a|cube e gode del contributo di PortXL, un acceleratore internazionale attivo in ambito portuale e marittimo. L’obiettivo è rilanciare il sistema industriale-logistico e turistico dell’area di Taranto puntando sull’economia del mare sostenibile e green e attivando la costruzione di una catena di valore tra start up, stakeholder aziendali e pubbliche amministrazioni ponendo al centro l’innovazione dei processi e della governance. La dotazione di Faros è di 3 milioni di euro, stanziati dal Fondo Acceleratori di Cdp Venture Capital, a cui è da aggiungersi un altro milione di euro messo a disposizione dai corporate partner e dai partner istituzionali. Il Comune è partner istituzionale dell’iniziativa mentre ENI, attraverso la Scuola di Impresa Joule, JV Tempa Rossa, BCC San Marzano e Marraffa sono tra i primi corporate partner ad aver aderito. Nello specifico Faros, che sarà operativo per tre anni, selezionerà 8 start up in ambito logistica e automazione portuale, utilizzo sostenibile delle risorse marine e turismo costiero per le quali sarà strutturato un percorso della durata di 4 mesi, al fine di validare l’idea imprenditoriale, elaborare il businss plan e sviluppare un progetto pilota. Entro il 15 febbraio 2022 sarà possibile presentare la candidatura (consultando il sito https://farosaccelerator.com) e le start up ammesse riceveranno un investimento pre-seed in equity fino a 65.000 euro oltre ad esser supportate nelle attività trasversali quali ad esempio networking con stakeholder di rilevanza nazionale e internazionale nonché l’accesso ad eventi specifici della blue economy. Quello della crescita della blue economy è un trend positivo nonostante la congiuntura economica legata alla pandemia che ha colpito il settore, il quale necessita di investimenti e azioni comunque prioritarie. Siamo in presenza di un asset strategico tanto per l’economia globale quanto per le aree portuali in ottica di sostenibilità ma anche di occupazione. Nel Report della Commissione Europea “Relazione 2020 sull’economia blu dell’UE” (prodotto dalla DG Mare Blue Economy e pubblicato nel 2021) i settori cosiddetti BLU sono considerati un volano per la ripresa dell’economia anche nella direzione del Green Deal Europeo e per accelerare, entro il 2050, la transizione verso una economia a zero emissioni di carbonio. Nella Comunicazione della Commissione Europea (240 final) del maggio 2021, oltre a ribadire l’importanza dell’economia blue per rendere l’economia europea più equa, resiliente e sostenibile per le generazioni future, si evidenzia anche il significativo impatto occupazionale. Ad oggi l’economia del mare conta 4,5 milioni di posti di lavoro diretti (trasporti marittimi, pesca, porti, cantieri navali, acquacoltura terrestre, mitilicoltura, produzione di alghe, turismo costiero, per citarne alcuni settori), oltre a quelli generati indirettamente anche nell’indotto. Stiamo parlando di un settore nel quale secondo le stime dell’OECD le industrie del mare, cd. “oceaniche”, hanno il potenziale per superare l’economia globale nel suo complesso sia in termini di valore aggiunto sia di occupazione con un output dell’economia del mare globale stimato in 1,3 trilioni di euro e con prospettive che potrebbero più che raddoppiare entro il 2030. La transizione sta già generando una richiesta di posti di lavoro che è pari sino al 30% delle imprese nel settore delle energie rinnovabili offshore e nel solo settore dell’energia eolica offshore, il numero di posti di lavoro potrebbe triplicare entro il 2030. Su queste basi la Commissione intende agevolare la creazione di partenariati per le competenze negli ecosistemi industriali rilevanti per l’economia blu. Tra questi nell’ambito della strategia industriale dell’Unione vi sono proprio la cantieristica navale e le energie rinnovabili offshore. Non solo. Nel 2022 c’è in programma il lancio, nell’ambito del Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, di due Inviti uno più generale per presentare proposte per le carriere blu e uno più specifico per le donne, e avente l’obiettivo di aumentare la rappresentanza delle stesse nella forza lavoro nonché di elevarne il profilo nella governance del settore dell’economia blu.
Il processo nella direzione della ecosostenibilità, quindi, è avviato e porterà a regime una maggiore presenza di “porti verdi”, una crescita sostenibile nei settori marino, marittimo e costiero, un aumento di occupazione e, nel complesso, benessere per le nostre comunità.

Roberta Caragnano
Segretaria Generale del Distretto Nautico della Regione Puglia

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