Per quasi tutte le aziende della filiera dell’acciaio la pandemia ha significato un calo degli utili nel 2020. Il prolungarsi della pandemia del virus Covid- 19, tutt’ora in atto con la sua “variante delta”, ha avuto effetti molto rilevanti anche sull’industria siderurgica. Al livello micro gli effetti sono stati differenti a seconda del posizionamento delle aziende rispetto ai settori utilizzatori: la filiera dell’automotive (auto, motocicli, veicoli commerciali, autobus, rimorchi, allestimenti, componenti, etc) è reduce da 20 mesi di decrescita costante nel 2020. Gli effetti dei provvedimenti restrittivi adottati dai vari paesi – il ‘Great Lockdown’, hanno portato ad una contrazione della domanda causata dalle ridotte possibilità economiche di famiglie ed imprese. La produzione mondiale del 2020 è stata pari a 143,3 milioni (Mt) con un + 2,8% rispetto a Febbraio 2019. Tuttavia la pandemia con le sue restrizioni ha interessato tutto il mondo: il mercato cinese che ha guidato la ripresa, è ripartito più rapidamente dopo un calo produttivo -13,5% nel primo bimestre 2020 rispetto all’anno precedente. Secondo i dati del National Bureau of Statistics (Nbs) la produzione di acciaio grezzo della Cina ha raggiunto il picco massimo storico ad Aprile toccando i 97,85milioni di tonnellate ricoprendo così un ruolo di “attore protagonista” nella scena mondiale dell’acciaio, senza conoscere negli ultimi 20 anni nessun tipo di crisi. In India, secondo produttore di acciaio al mondo, la produzione è stata di 9,6 Mt (+ 1,5%), influenzato anche da un calo di prezzo, facendo gola alla Gran Bretagna che ha fatto shopping di acciaio proprio in India, pur stando facendo i conti con la “variante indiana” del Covid-19, di difficile gestione per il Paese. Negli USA, un tempo leader indiscusso di settore, il consumo di acciaio segue in un certo verso quello europeo: la produzione di acciaio è stata di 7,2 Mt (+ 3,0%) nel 2020, con un calo del 33,6% rispetto al 2019. Da sempre importatori mondiali di acciaio, gli Usa hanno un futuro ricco di obiettivi da raggiungere: sfide legate alla nuova amministrazione di Biden e dal suo discostamento o meno dalla politica di Trump, grazie al quale tra il 2014 e il 2016 i volumi sono saliti strutturalmente sopra i 20 milioni di tonnellate. Dal 2017, sembrerebbe grazie agli interventi di Trump, il deficit si è ridotto “artificialmente” sopra i 20 milioni di tonnellate, scendendo da -25 milioni di tonnellate nel 2017 a -19 milioni di tonnellate nel 2019. L’export al contrario dell’importazione, per la siderurgia americana è poco sviluppato con volumi tra il 2019 e il 2020 di 9,5 milioni di tonnellate, poco meno del 10% di produzione americana. Il presidente Biden sta ricevendo pressioni per mantenere i dazi doganali: ben 7 associazioni di categoria hanno scritto a Biden dicendo che eliminarli sarebbe un grande errore. Il prezzo dell’acciaio (e anche di altre materie prime: plastica, legno) ha avuto un’impennata già nei primi mesi del 2021. Lo scenario dopo l’arrivo dei vaccini ha fatto sperare in una ripresa, ma qualcosa non sta funzionando. I prezzi delle materie prime, sopra citate, stanno aumentando quotidianamente, probabilmente influenzata dalla reperibilità dei materiali che viene “centellinata” dai distributori. Analizzando le tantissime cause, la risposta all’analisi dei motivi che hanno portato all’innalzamento del prezzo, stenta ad arrivare. Una notizia certa è che il prezzo dell’acciaio sta salendo costantemente da fine 2020. Questo tipo di mercato storicamente ha sempre assistito a fluttuazioni del prezzo, ma questo aumento del 170% è un evento unico. In questo momento la situazione è di grande confusione su scala mondiale, con effetto domino su tutti i settori collegati al mondo dell’acciaio come l’edilizia e l’automotive. L’attuale situazione di aumento dei prezzi della materia prima legato alla difficile reperibilità oltre all’allungamento delle tempistiche di approvvigionamento del materiale, rende di difficile gestione i rapporti commerciali a tutti i livelli, mettendo in grave difficoltà rispetto all’aumento della domanda dell’acciaio. Gli industriali e il mondo siderurgico hanno richiesto interventi risolutori da parte dei Governi mondiali sull’intero settore produttivo.
Le prospettive per l’Italia nell’economia mondiale dell’acciaio, malgrado il durissimo 2020, vedono un orizzonte di ripresa dei consumi di acciaio, trainata dal buon andamento degli Usa e della Cina, ben distanti dall’Unione Europea, che necessita perciò della produzione italiana dell’acciaio. L’Italia vedrà, secondo gli analisti, aumentare il proprio Pil da un minimo del 3,4% ad un massimo del 5,5% rispetto all’anno scorso, andando alla fine del 2022 alla chiusura del gap creato nel 2020. Secondo la Confindustria, nel nostro Paese nel 2021 il PIL crescerà del 4,1%. Per l’acciaio questo andamento si tradurrà in un aumento dell’attività dei settori utilizzatori dell’11% rispetto al 2020 e in una crescita già nel 2022 dovuta alla ripresa del settore delle costruzioni e degli elettrodomestici nazionali che avranno tassi di sviluppo migliori, superando già nel 2021 i livelli del 2019. Per quanto concerne la siderurgia, i primi 4 mesi del 2021 hanno fatto registrare una produzione di 6,286 milioni di tonnellate con un incremento del 18,9% verso lo stesso periodo del 2021, contro un 3,7% europeo. Questo non ci stupisce visto che in Italia, in particolare a Taranto, in Puglia, esiste il maggior complesso industriale d’Europa, per la lavorazione dell’acciaio, diventata “Acciaierie d’Italia” ad Aprile 2021, dopo l’entrata nel capitale sociale delle società, dell’Agenzia Governativa Invitalia, da cui è nata una partnership pubblico privata, in relazione ai rami d’azienda ex- Ilva. Impianti siderurgici che sono stati confiscati secondo la Sentenza pronunciata lunedì 31 Maggio 2021 dalla Corte d’Assise di Taranto per il processo Ambiente Svenduto (47 imputati) relativi ai reati di disastro ambientale, avvelenamento di sostanze alimentari e omissione dolose di cautele sui luoghi di lavoro, contestati alla gestione Ilva da parte del gruppo Riva. Considerata dunque, l’analisi delle prospettive macroeconomiche, strategiche, geopolitiche (e siderurugiche), negli equilibri mondiali dell’acciaio tra UE e i tre colossi Cina, Usa e India, l’industria siderurgica italiana occupa un ruolo di primo piano. Nei prossimi anni le sfide saranno legate soprattutto alla nuova amministrazione Biden ed alle decisioni che prenderà in merito alla protezione del mercato interno, agli interventi sull’ambientalizzazione dell’economia, cosa che ha già dichiarato che farà, e in merito a ciò, viene spontaneo chiedersi quale sarà l’impatto sull’acciaio del secondo leader di mercato mondiale dell’acciaio, sperando che traini le scelte di ambientalizzazione della produzione di acciaio degli altri leader nel mondo, una grande opportunità di transizione ecologica delle acciaierie. Una questione annosa ancora aperta che vede l’Ex Ilva di Taranto, ora Acciaierie d’Italia al centro dei dibattiti. L’Unione Europea ha da oltre un decennio una politica di contrasto al cambio climatico che si articola in varie azioni, tra le quali il sistema di acquisto dei diritti di emissione (Emissions Trading System); ha inoltre fissato da tempo obiettivi di decarbonizzazione, della sua economia molto ambiziosi per il 2030-2050, in linea con l’accordo di Parigi (COP21-2015) non paragonabili a quelli dei competitors diretti ed indiretti, mettendo in campo il Green Deal, che rivede gli obiettivi di decarbonizzazione elevando quello del 2030 dal 40% al 55%. La siderurgia europea, così come tutti i settori soggetti al rispetto degli obiettivi di decarbonizzazione stabiliti dalla legislazione dell’UE deve sostenere costi significativi, che i produttori di altre aree del mondo non devono rispettare. Il futuro della siderurgia italiana è orientato verso alcune certezze: pandemia, crisi e decarbonizzazione ci indurranno a cambiare e innovare le tecnologie con ancora più convinzione e con un’esigenza di rapidità che sarebbe miope non vedere. La risposta della siderurgia europea è già in atto, con una serie di iniziative di ricerca e sviluppo di nuove tecnologie che porteranno alla progressiva e graduale sostituzioni di quelle attuali, continuando a produrre risultati economici positivi e garantendo occupazione. L’acciaio “è già un materiale avanzatissimo e compete con tutti gli altri materiali esistenti anche in termini di sostenibilità, perché è da sempre riciclabile” secondo Enrico Gabellieri, per questo la lotta al cambio climatico non si può fare senza tenere conto. L’acciaio è il materiale che consentirà più di tutti, questa transizione verde che ci consentirà di lasciare alle nuove generazioni un’economia ed una produzione sostenibile.
Teresa Sisto
Fonti: National Bureau of Statistics (Nbs); European Steel Action Plan; London Metal Exchange; Siderweb; Confindustria; Il Sole 24 ore; Ansa, Worldsteel.org