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10 Ottobre 2024
Economia Primo Piano

Il mercato delle armi nel mondo

Le conseguenze del continuo deterioramento delle condizioni di stabilità internazionale secondo lo Stockholm International Peace Research Institute (Sipri)

Quanto vale il mercato mondiale delle armi nel mondo? Secondo dati pubblicati nel 2021 dallo Stockholm International Peace Research Institute (Sipri), un Istituto internazionale indipendente che si occupa di conflitti, armi, controllo degli armamenti e disarmo, il valore annuale del commercio internazionale di armi aveva superato i 75 miliardi di euro. I primi cinque esportatori mondiali di armi nel periodo 2016-2020, ovvero Stati Uniti, Russia, Francia, Germania e Cina, hanno rappresentato più di tre quarti delle vendite totali. Che il business sia milionario non è un mistero, mentre non c’è piena chiarezza sulla cifra che molto probabilmente è più alta perché i dati forniti dai singoli Paesi sono spesso raccolti con metodologie diverse. Secondo il rapporto annuale sul Commercio Mondiale di Armi anche in questo settore la Pandemia ha prodotto i suoi effetti, registrando un momento di impasse sia negli accordi militari che nella distribuzione.

Un mercato maturo che sembrava avesse smesso di crescere: nel periodo 2016-2020, tra import ed export, i movimenti erano rimasti stabili rispetto al 2011-2015, quindi in parità. Inoltre, negli ultimi 5 anni si era registrato un calo del 0,5% nell’acquisto di nuove armi. Leader di mercato gli Stati Uniti, con una crescita dei margini di vendita del + 15%. Tra il 2016 e il 2020 gli Usa hanno prodotto quasi il 40% delle armi di importazione, raddoppiando la quota di esportazioni della Russia nel primo biennio del 2020. Nella segmentazione della clientela degli Stati Uniti risultano ben 96 buyer in cui i maggiori sono l’Arabia Saudita con il 24%, Israele e Qatar, Australia e Corea del Sud. Negli ultimi anni il secondo esportatore che ha registrato un calo di vendite negli ultimi anni è stato la Russia, per via del calo della domanda dell’India. Un forte calo dell’export fino al 2020 si è registrato anche in Cina, coprendo solo una quota del 5,2% delle vendite totali, dati che subiranno un incremento visti gli accordi di fornitura di armi cinesi a Islamabad, che si completerà entro il 2028. Segue il trend in discesa l’Europa Occidentale, nel 2021 le vendite del Regno Unito erano diminuite del 27%, quelle dell’Italia del 22% e quelle della Spagna dell’8%. L’Italia, in particolare, è decima tra gli esportatori, preceduta da Spagna (al settimo posto), Israele e Corea del Sud. In controtendenza rispetto i dati europei del 2020, la Francia, per via della vendita del caccia Rafale, con una clientela concentrata avendo 3 Paesi tra cui India, Egitto, Qatar che assorbono il 59% delle vendite di armi francesi. Si contende il podio dell’esportazione delle armi, la Germania: l’export dalla Germania ha rappresentato il 5,5% del totale, similmente a quello cinese, dopo essere cresciuto di oltre il 20% grazie soprattutto alla vendita di sottomarini. Un quarto delle armi di fabbricazione tedesca è stato acquistato dalla Corea del Sud. Per quanto riguarda l’import, l’Arabia Saudita si è affermata come il principale importatore mondiale, aumentando i propri acquisti del 61%, L’Istituto di ricerca svedese ha monitorato anche quest’anno i dati sui trasferimenti internazionali di armi registrando un aumento delle importazioni in Europa del +19%, in Asia Centrale del +20% e in Oceania del +59%. Si prevede un trend di crescita dato che diversi Stati europei aumenteranno in modo significativo le loro importazioni di armi nel prossimo decennio, considerando che in Europa a partire da quest’anno, si è registrata la maggiore crescita di importazioni di armi tra tutti i Paesi del mondo e che recentemente il nostro Continente ha effettuato ingenti ordini per le principali armi, in particolare aerei da combattimento dagli Stati Uniti. Un punto che fa riflettere dei dati pubblicati da Sipri è che in Ucraina malgrado il conflitto armato nell’Ucraina orientale per tutto il 2017-21, le importazioni del Paese di armi principali nel periodo sono state molto limitate. Focalizzando i dati della Russia invece, che ha rappresentato il 19% di tutte le esportazioni, ha visto le sue esportazioni ridursi del 26% tra il 2012-16 e il 2017-21. La diminuzione complessiva delle esportazioni di armi russe è stata quasi interamente dovuta al calo delle consegne di armi a due destinatari: India e Vietnam. Tuttavia, nei prossimi anni sono previste diverse grandi consegne di armi dalla Russia all’India. Si prevede una risalita degli acquisti di armi anche da parte dell’India, dovuta ad una pianificazione di importazioni di armi su larga scala nei prossimi anni da diversi fornitori.

Nelle relazioni di sicurezza transatlantiche un ruolo molto importante è rappresentato proprio dal trasferimento di armi. Secondo il ricercatore senior del Sipri, Pieter D. Wezeman, “Il grave deterioramento delle relazioni tra la maggior parte degli stati europei e la Russia è stato un importante motore di crescita delle importazioni di armi europee, soprattutto per gli stati che non possono soddisfare tutte le loro esigenze attraverso le loro industrie di armi”. Dal 2017 al 2021 le importazioni di armi principali da parte degli Stati europei sono cresciute del 19% rispetto al periodo che va dall’ anno 2012 all’anno 2016 e hanno rappresentato il 13% dei trasferimenti globali di armi. I maggiori importatori di armi in Europa sono stati il Regno Unito, la Norvegia e i Paesi Bassi. Degne di nota le rilevazioni che riguardano l’Italia: nel nostro Paese le esportazioni di armi hanno una quota del 3,1% del totale mondiale nel periodo 2017-21 e hanno avuto un incremento del +16% rispetto al 2012-16. Le esportazioni di armi da parte del Regno Unito hanno registrato un calo del -41% tra il 2012-16 e il 2017-21. Il Regno Unito ha rappresentato il 2,9% delle esportazioni totali di armi nel 2017-21. Tra il 2012-16 e il 2017-21 si sono verificate diminuzioni complessive delle importazioni di armi da parte degli stati in tre regioni del mondo: le Americhe (–36%), l’Africa (–34%) e l’Asia e Oceania (–4,7%). Nel 2017-21 le importazioni di armi da parte degli Stati sudamericani sono state inferiori rispetto a qualsiasi periodo di cinque anni nell’ultimo mezzo secolo. Le importazioni di armi del Myanmar sono diminuite del 32% tra il 2012-16 e il 2017-21. Ha rappresentato lo 0,6% dei trasferimenti globali di armi nel 2017-21, malgrado siano in atto tensioni, ricordiamo che il primo Febbraio 2021 il Tatmadaw, l’esercito del Myanmar annunciava al mondo il cambio di regime in Birmania. Il calo più significativo delle importazioni in questo quadro generale si è registrato in Taiwan con un -68% tra il 2012-16 e il 2017-21, ma si prevede che aumenteranno in modo significativo nei prossimi anni, tenuto conto della tensione con la Cina. Pechino considera l’Isola come parte del proprio territorio, una “provincia ribelle” da riunificare. Viene facile pensare ad un parallelismo con la situazione bellica che si è generata tra la Russia e l’Ucraina. La guerra in Ucraina è motivo ulteriori di tensioni con gli Usa che promettono il ricorso a sanzioni in caso che la Cina decida di aiutare la Russia militarmente o economicamente. I Paesi nel mondo che stanno facendo una corsa agli armamenti, sono l’Israele, (le importazioni di armi israeliane sono aumentate del + 19% tra il 2012-16 e il 2017-21.), e l’Egitto, (dove la crescita del settore è +73% tra il 2012-16 e il 2017-21). In questo tipo di mercato per poter fare delle previsioni sui futuri andamenti, è d’obbligo monitorare il crescere delle tensioni politiche, che possono fungere da focolaio di possibili conflitti. Sono attualmente in atto delle tensioni tra Cina e molti stati dell’Oceania e dell’Asia, questo spiega la maggiore importazione di armi in quest’aria, provenienti dagli Stati Uniti. L’Asia e l’Oceania hanno il 43% dei trasferimenti globali negli ultimi 4 anni (2017-21), e sei Stati della regione sono stati tra i 10 maggiori importatori a livello globale: India, Australia, Cina, Corea del Sud, Pakistan e Giappone. In controtendenza le importazioni di armi nell’Asia meridionale essendo diminuite del -21% e quelle nel sud-est asiatico che hanno registrato un calo del -24% tra il 2012-16 e il 2017-21. Nello stesso periodo, le importazioni di armi in Oceania sono cresciute del +59%, a causa di un aumento del +62% delle importazioni australiane e le importazioni in Asia orientale sono aumentate del +20%. Questa 51a edizione del SIPRI Yearbook ci fa prendere atto di quanto siano peggiorate le condizioni di stabilità internazionale. La crisi del controllo delle armi a causa dell’alto numero di conflitti armati in tutto il mondo e dell’incapacità politica di offrire segni di soluzioni negoziate ha generato un trend positivo del mercato della spesa militare e del valore stimato dei trasferimenti di armi a livello globale che purtroppo non si arresterà nel breve periodo.

Teresa Sisto

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