In occasione della sua ultima visita a New Delhi la Presidente della Commissione europea Von der Leyen ha dichiarato: “Condividiamo l’idea che dobbiamo guardare all’energia solare, eolica, alle biomasse, all’idroelettrico, all’idrogeno verde e alla geotermia. Questi sono gli ingredienti per il successo dell’economia ma anche per la tutela del clima e dell’ambiente”, parlando all’International Solar Alliance di Nuova Delhi la Presidente ha inoltre rimarcato che nel mese di Maggio la Commissione Ue presenterà una nuova strategia sull’ energia solare. L’energia pulita è diventata una necessità dopo gli ultimi accadimenti tra la Russia e l’Ucraina: la dipendenza dall’energia fossile esportata dalla Russia non è più accettabile, per questo motivo la transazione in attività che usino energia pulita è diventata una vera urgenza. Le prospettive di sviluppo di questo mercato saranno corroborate dal Global Gateway, il programma di investimenti da 300 miliardi varato dall’Ue nei mesi scorsi. Secondo il Global New Report 2022, l’industria eolica globale ha avuto un eccellente ripresa nel 2021, con un incremento di quasi 94 GW di capacità a livello globale, seguendo la curva di crescita record del 2020 dell’1,8%. Grazie alle nuove installazioni onshore, Europa, America Latina, Africa e Medio Oriente hanno registrato anni record ma il totale delle installazioni eoliche onshore nel 2021 era ancora del -18% rispetto all’anno 2020: il calo è stato determinato principalmente dal rallentamento della crescita eolica onshore nei due maggiori mercati mondiali dell’energia eolica, Cina e Stati Uniti. Di fatto il 2021 è stato l’anno migliore nella storia dell’eolico offshore, la sua quota di mercato nelle nuove installazioni globali è salita al 22,5% grazie ai 21,1 GW di capacità eolica offshore triplicata rispetto al 2020. La Cina ha rappresentato l’80% della capacità eolica offshore raggiunta in tutto il mondo nel 2021, portando le sue installazioni eoliche offshore cumulative a 27,7 GW. Si tratta di un livello di crescita sbalorditivo, poiché l’Europa ha impiegato tre decenni per portare la sua capacità eolica offshore totale ad un livello simile. La capacità totale di energia eolica globale è attualmente pari a 837 GW, che rappresenta una crescita del +12,4% rispetto al 2020, di cui la Repubblica Popolare Cinese rappresenta la fetta più grande con il 50,91%, gli Usa 13,58%, il Brasile 4,06%, il Vietnam 3,74%, il Regno Unito 2,78%, il resto del mondo 24, 92%. Grazie a queste cifre il mondo è riuscito ad evitare oltre 1,2 miliardi di tonnellate di CO2 all’anno, equivalente alle emissioni annuali di carbonio del Sud America. Le attività delle aste eoliche sono riprese nel 2021 con oltre 88 GW di capacità eolica a livello globale, il 153% in più rispetto al 2020. Le prospettive di mercato per l’industria eolica globale sembrano ancora più positive. 557 GW di nuova capacità dovrebbero essere raggiunti nei prossimi cinque anni. Si tratta di più di 110 GW di nuove installazioni ogni anno fino al 2026. Il ruolo dell’energia eolica come protagonista della transizione energetica dipenderà dal garantire che la crescita del settore sia sostenibile. Ci sono sei aree in cui il settore deve affrontare sfide sia a breve che a lungo termine: infrastrutture, tecnologie, System design, società (consenso pubblico per esempio), Supply Chain, manodopera. “La decarbonizzazione dell’economia è una straordinaria opportunità per creare ricchezza, generare occupazione e migliorare sia la condizione del pianeta che la salute delle persone” secondo Xabier Viteri Solaun, Managing Director per la Liberdrola Renewable, il passaggio ad un’economia a emissioni zero entro il 2050 è tecnologicamente possibile, economicamente fattibile e socialmente necessario. ll mercato offshore globale può crescere da 21,1 GW nel 2021 a 31,4 GW nel 2026, portando la sua quota di nuove installazioni globali dal 22,5% di oggi al 24,4% nel 2026. In Asia, la Cina rimarrà il più grande contributore con 39 GW a essere aggiunto nei prossimi cinque anni, seguito da Taiwan (6,6 GW), Vietnam (2,2 GW), Corea del Sud (1,7 GW) e Giappone (1 GW). In Europa, è prevista la capacità eolica offshore di oltre 28 GW da costruire nel 2022-2026, di cui è probabile che il 41% sia installato nel Regno Unito, 15% nei Paesi Bassi, 12% in Francia, 11% in Germania e il 6% in Polonia. La capacità 11,5 GW di eolico offshore americano dovrebbe essere integrata entro i prossimi cinque anni, rendendolo il più grande mercato eolico offshore dopo Cina e Regno Unito in termini di novità aggiunte. In questo mercato esistono delle barriere che riguardano anche l’Italia oltre ad altri Paesi europei come Spagna, Grecia, Svezia, Belgio e Croazia: il permesso può richiedere più di 8 anni per l’installazione delle pale eoliche su terra, compreso il tempo per gestire eventuali impugnazioni legali. Altro Paese in cui l’impresa eolica non ha vita facile è il Regno Unito: qui tra il 2016 e il 2020 solo 16 le turbine in 7 località hanno ricevuto l’autorizzazione. L’eolico terrestre deve rispettare regolamenti molto restrittivi confrontandosi con autorità locali non in grado di gestire le pratiche per mancanza di personale specializzato e di direttive aggiornate e oltretutto con scarso supporto da parte delle comunità locali. Esistono dei condizionamenti sui social esercitati da parte di gruppi di interesse per alimentare dubbi sull’opportunità dell’energia pulita. In Kenya l’acquisizione di terreni è laboriosa perché spesso i progetti eolici devono affrontare delle sfide legali. Nella Contea di Lamu, in parte a causa di una Commissione per le terre nazionali con risorse insufficienti, i progetti spesso affrontano l’opposizione locale e disaccordo in merito al risarcimento o al reinsediamento. Importanti barriere a questo mercato vengono rilevate anche negli Usa, dove i progetti eolici offshore in generale richiedono tra i 6 e gli 8 anni per ottenere l’autorizzazione. Occorrono meno anni in Messico rispetto agli Stati Uniti. In questo Paese del Sud America per avere autorizzazione per le energie rinnovabili, i progetti possono durare più di tre anni, a causa dell’opposizione locale e delle lente approvazioni dalle autorità. “Le procedure di autorizzazione eccessivamente complesse e burocratiche rimangono una barriera critica del mercato – ha sottolineato Feng Zhao, Responsabile Strategia e Market Intelligence, GWEC -, un ostacolo che crea alti tassi di abbandono per le domande di progetto e sta rallentando la diffusione dell’energia eolica nei Paesi di tutto il mondo, dalla Germania all’India”. Le prospettive di mercato 2022-2026 dipendono anche dalle autorizzazioni e dai risultati delle aste e delle gare aggiudicate. In UE chi guiderà la forte crescita del mercato sarà in particolare la Germania grazie alla pianificazione di riforme che mirano a rilanciare tariffe di installazione a terra e a snellire l’iter autorizzativo. Altri leader saranno la Svezia, la Finlandia, la Francia e la Spagna. L’ Europa dovrebbe produrre in totale 87,7 GW di onshore nei prossimi cinque anni. Di tale importo 19.7 GW (22%) verrà dalla Germania, seguita da Spagna (11%), Francia (10%), Svezia (9%) e Finlandia (7%). L’invasione russa dell’Ucraina ha portato incertezza non solo per le pianificazioni dei progetti esistenti ma anche per nuovi progetti di sviluppo in entrambi i mercati. A frenare fortemente lo sviluppo eolico in Italia è la forte burocrazia. Si parla di ben 40 progetti raccolti in un dossier dal Ministero della Transizione ecologica a novembre 2021. Molti di questi progetti sono già compresi nell’ultimo censimento di Terna e delle Capitanerie di porto: impianti flottanti, una nuova generazione di impianti offshore galleggianti, collocati al largo delle coste italiane e quindi privi, di fatto, di impatti paesaggistici. Metà di questi in Sardegna e Sicilia (più di 20), più di 10 su Adriatico, altri distribuiti tra Ionio e Tirreno, tutt’oggi sono bloccati da iter autorizzativi lunghi e complessi. Secondo l’ultimo rapporto di Legambiente le autorizzazioni richiedono in media 6 anni. L’approvazione permetterebbe di completare la transizione energetica dell’Italia, insidiata da guerre tra Ministeri, Enti locali e Soprintendenze. La speranza è riposta dal meccanismo delle “aree non idonee”: ovvero le Regioni dovrebbero comunicare al Governo dove non si possono realizzare impianti eolici o fotovoltaici: è in atto una specie di censimento di zone industriali dismesse, terreni inquinati o comunque non utilizzati a fini agricoli, da destinare alla produzione di energia pulita. Purtroppo, molti Comuni non stanno collaborando nella necessaria raccolta dei dati con il rischio di futuri ricorsi che potranno bloccare la costruzione di pannelli o pale. Questo è il lungo cammino delle rinnovabili che rischia di portare l’Italia ad essere il fanalino di coda della transizione ecologica in Europa.
Teresa Sisto