“La strada del multilateralismo e della cooperazione può consentire di raggiungere i target dell’Agenda 2030”
Questo il commento di Pierluigi Stefanini, Presidente e Portavoce dell’ASviS in occasione del Festival ‘L’impegno dell’Italia a livello internazionale per una ripresa sostenibile e resiliente’, organizzato il 7.10.2021 in collaborazione e in prossimità dei tre grandi appuntamenti internazionali Cop26, Expo Dubai e il G20 a presidenza italiana. Nell’anno che si è appena concluso l’Italia, con la Presidenza del G20 (Pianeta, Persone e Prosperità le parole chiave) e co-presidenza della COP26, ha avuto un ruolo di primo piano nel ‘costruire’ il consenso necessario a trovare soluzioni condivise, efficaci e durature per affrontare lo sviluppo sostenibile e le transizioni digitale, ecologica, demografica per il benessere globale. “Gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 rappresentano un quadro di riferimento fondamentale affinché il Pnrr risulti sistemico e coerente, in linea con il nuovo corso delle politiche europee e, in particolare, del Next Generation EU. È importante che le azioni a breve termine siano motivate da obiettivi di lungo periodo, come chiede la Commissione europea”, ha sottolineato Pierluigi Stefanini, “Sentiamo con più forza la necessità di affermare che questo è il momento nel quale richiamare tutte e tutti a un impegno straordinario, fuori del comune. Non solo per le prossime generazioni, ma anche per noi stessi, di fronte alla “tempesta perfetta” che, con anticipo rispetto alle previsioni, ci è già piombata addosso”. Da quanto emerge dall’ultimo Rapporto ASviS (https://asvis.it/public/asvis2/files/Rapporto_ASviS/Rapporto_2021/Rapporto_ASviS_2021.pdf), che analizza il cammino del nostro Paese verso il raggiungimento dei Goal posti dall’Agenda 2030 e delle iniziative sia a livello europeo che mondiale a favore dello sviluppo sostenibile, infatti, la pandemia da Covid-19 ha avuto un impatto pesante sugli SDGs. A livello mondiale si è assistito ad una battuta d’arresto e ad un arretramento nel cammino verso l’attuazione dell’Agenda 2030: in particolare “l’Italia è in ritardo, molti degli Obiettivi (o Goal) fissati dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite appaiono ancora più lontani da raggiungere di quanto non lo fossero lo scorso anno. Il quadro che emerge dal sesto Rapporto annuale è che la situazione è migliorata rispetto a tre obiettivi (energia, cambiamento climatico, pace e giustizia), è rimasta stabile per altri tre (fame, acqua, innovazione) ma è peggiorata per ben nove di questi obiettivi (povertà, salute, istruzione, parità di genere, occupazione, disuguaglianze, città, biodiversità terrestre, cooperazione). Per i restanti due (produzione e consumo responsabile e biodiversità marina) non è stato possibile misurare l’andamento. Nell’ultimo decennio l’Italia per cinque obiettivi ha guadagnato terreno (salute, parità di genere, energia, innovazione, cambiamento climatico), per cinque è rimasta stabile (fame, istruzione, disuguaglianze, città, pace e giustizia) e per cinque è peggiorata (povertà, acqua, occupazione, biodiversità terrestre, cooperazione). Per i rimanenti due obiettivi, anche in questo caso, è stato impossibile calcolare l’andamento” (Comunicato Stampa settembre 2021). Anche le risultanze del Rapporto sui Sustainable development goals ‘SDGs 2021’ diffuso dall’ISTAT (https://www.istat.it/storage/rapporti-tematici/sdgs/2021/Rapporto-SDGs-2021.pdf), che illustra le misure statistiche utili al monitoraggio dell’Agenda 2030 in Italia e confronta anche gli Obiettivi di sviluppo sostenibile con le Missioni del PNRR, vanno in questo senso: “nell’aggiornamento al 2020 risulta evidente l’impatto della pandemia da Covid-19: le misure in miglioramento scendono al 42,5% rispetto al 60,5% del 2019, quelle in peggioramento salgono al 37% rispetto al 20,5% dell’anno precedente. Gli effetti negativi della pandemia sono pesanti in ambito sociale ed economico: cresce, ad esempio, il tasso di povertà assoluta, condizione in cui vivono oggi 5,6 milioni di persone (9,4%). Dal Rapporto emerge il divario territoriale nel raggiungimento degli Obiettivi: le regioni del Nord-est risultano in una posizione più avanzata rispetto a quelle meridionali e alle isole”.
L’Obiettivo del Goal 5 dell’Agenda 2030: raggiungere l’uguaglianza di genere e l’empowerment (maggiore forza, autostima e consapevolezza) di tutte le donne e le ragazze.
L’analisi del PNRR alla luce “Goal 5: PARITÀ DI GENERE”
Il quinto dei Goals identificati dagli SDGs delle Nazioni Unite prevede di “Raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze; porre fine, ovunque, a ogni forma di discriminazione nei confronti di donne e ragazze; eliminare ogni forma di violenza nei confronti di donne e bambine, sia nella sfera privata che in quella pubblica (…); garantire piena ed effettiva partecipazione femminile e pari opportunità di leadership ad ogni livello decisionale in ambito politico, economico e della vita pubblica; (…) adottare e intensificare una politica sana ed una legislazione applicabile per la promozione della parità di genere e l’emancipazione di tutte le donne e bambine, a tutti i livelli”. E ciò perché “concretizzare la parità dei sessi e l’emancipazione delle donne e delle ragazze darebbe un contributo fondamentale al progresso di tutti gli Obiettivi e dei traguardi. Il raggiungimento del pieno sviluppo del potenziale umano e dello sviluppo sostenibile non potrà realizzarsi se ancora metà della popolazione mondiale è privata di diritti e opportunità. Donne e ragazze devono poter godere della parità di accesso ad un’educazione di qualità, alle risorse economiche e alla partecipazione politica nonché delle pari opportunità con uomini e ragazzi per quanto riguarda il lavoro e le responsabilità dirigenziali e decisionali. Lavoreremo per un rilevante incremento degli investimenti per colmare il divario tra uomini e donne e potenzieremo il supporto alle istituzioni per quanto riguarda la parità di genere e l’emancipazione femminile a livello mondiale, regionale e nazionale. Ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne e delle ragazze sarà eliminata, anche attraverso il coinvolgimento di uomini e ragazzi. L’attuazione di una prospettiva sistematica sulla parità dei sessi all’interno dell’Agenda è fondamentale”. La parità di genere rientra altresì nel PNRR italiano che mira ad un aumento dell’occupazione femminile del 4% entro il 2026 e ad una riduzione delle disparità nelle aziende tra figure maschili e femminili. Se non si può disconoscere che vi sia stata una sensibile crescita della presenza delle donne negli organi decisionali e nei CdA delle società quotate, è altrettanto vero che le posizioni manageriali dalle medesime ricoperte non soddisfa ancora il target dell’Agenda 2030. In Italia dal 2010 al 2017 si è registrato un aumento della quota di donne negli organi decisionali e nei consigli di amministrazione delle società quotate in borsa, ma la media Ue è ancora lontana. Il Rapporto Consob sulla corporate governance delle società quotate italiane fotografa una situazione che a ottobre 2021 rileva una quota pari al 41% di donne negli organi sociali degli emittenti quotati italiani (nel 2011 arrivava solo al 7%), anche se delle 76 aziende che hanno rinnovato nel 2020 il Cda, le quote femminili sono solo al 42,8% e sono 9 su 220 le società che hanno un Consiglio composto in maggioranza da donne. Nel mondo le donne rappresentano il 39% della forza lavoro e detengono solo il 27% delle posizioni manageriali. In Italia quello della parità di genere è un tema urgente da affrontare: il “Global ranking for gender equality” del World economic forum colloca l’Italia al 76° posto su 153 Paesi. La parità di genere rappresenta una delle principali sfide che le aziende devono affrontare per sviluppare il proprio business in un’ottica ESG, anche per attrarre nuovi investitori. Nuove misure sono state di recente predisposte ed attuate a livello legislativo, istituzionale e sociale per attuare quell’auspicata parità di genere che, nonostante i tempi siano oramai maturi per una sua piena attuazione, nel mondo imprenditoriale è ancora un’aspirazione. Nel discorso di apertura al webinar del 17.6.2021 ‘Parità di genere e sviluppo sostenibile’ Pierluigi Stefanini ha affermato che “il problema delle disuguaglianze di genere deve essere affrontato avviando una serie di politiche coordinate in modo da accelerare un processo troppo lento che sconta, tra l’altro, l’impatto prodotto dal Covid sulla vita sociale ed economica del Paese. (…) vogliamo fare in modo che i nostri aderenti possano contribuire a questa transizione verso il Goal 5. Dobbiamo interrogarci sulle nostre responsabilità, e fare in modo che questo elemento entri dentro tutte le istituzioni, con impegni più stringenti. Il Goal 5 è intrinsecamente radicato nella filosofia dello sviluppo sostenibile perché include lo sviluppo umano integrale”. La ministra Elena Bonetti intervenuta il 21.6.2021 alla rubrica ASviS “Alta sostenibilità” in tema di “Parità, Pnrr e ripresa: a che punto siamo?” (fonte: Radio Radicale, Valeria Manieri ed Elis Viettone, https://asvis.it/goal5/home/390-10055/alta-sostenibilita-la-parita-di-genere-fa-crescere-lintero-sistema-paese) ha sottolineato come “il Pnrr rappresenta oltre a un’opportunità una necessità irrinunciabile. Sul tema parità di genere il nostro Paese sconta un’arretratezza ben precedente alla pandemia, per quanto essa abbia acceso un faro sul tema. Qual è il modello nuovo di cui abbiamo bisogno? Di sicuro uno che metta al centro la parità di genere in qualità di strumento di attivazione di una nuova socialità più inclusiva, e quindi anche più sostenibile. Il Pnrr non solo deve esporre nuovi progetti, ma costruire anche un nuovo paradigma, bisogna portare a concretezza le ambizioni importanti contenute nel Piano. Per farlo, dobbiamo ragionare sui processi che il Piano attiva, come l’inclusione qualitativa e quantitativa delle donne nel mondo del lavoro. Abbiamo introdotta un meccanismo analogo alla clausola di condizionalità e di premialità anche nell’ambito della Pubblica amministrazione. Nei concorsi pubblici, infatti, abbiamo detto che dovranno esserci parità di genere nelle commissioni, nella selezione dei casi e nella classe dirigenziale. Stiamo veramente rivoluzionando un vecchio approccio, non per una questione di giustizia, ma proprio per il raggiungimento pieno del Goal 5 dell’Agenda 2030”.
In tale occasione la coordinatrice del Gruppo di lavoro ASviS sul Goal 5 Dora Iacobelli ha commentato che “Quella del Pnrr è un’occasione unica, soprattutto per affrontare i ritardi che il nostro Paese si porta dietro da tempo. Tra i ritardi maggiori c’è di sicuro il gap di partecipazione tra uomini e donne, aggravato ancor più dalla crisi pandemica, che ha fatto aumentare anche le violenze in ambito domestico. Siamo di fronte a un momento unico, dove dobbiamo porci l’obiettivo della parità, anche perché una partecipazione maggiore delle donne nel mondo del lavoro, ma anche in quello politico, darebbe un enorme contributo in termini di crescita all’intero sistema Paese. Non è più, dunque, una questione riconducibile al ‘solo’ rispetto dei diritti. Il Pnrr su questo aspetto mostra un lato innovativo, e cioè si impegna a garantire la trasversalità della parità di genere in ogni decisione politica. La clausola di condizionalità del decreto Semplificazioni, che prevede un’occupazione femminile e giovanile di almeno il 30% e una serie di premialità, è di sicuro un altro elemento positivo”.
Paola Francesca Cavallero