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19 Febbraio 2025
Economia Lavoro e Previdenza

Ripresa Economica Post Covid

La ripresa economica post Covid, partita dagli Stati Uniti, arriverà presto in Europa

A seguito della peggiore crisi economico-finanziaria dalla Seconda Guerra mondiale, si attende il maggior rimbalzo di tutti i tempi. La pandemia ha congelato non solo le vite di tante persone, ma anche i risparmi delle persone che, ora, hanno una smisurata propensione alla spesa. A seguito della ripresa e data l’organizzazione del lavoro, Negli Stati Uniti le imprese sono state costrette ad aumentare i salari perché la manodopera scarseggia.
In Italia siamo alla vigilia di un boom per cui Il rimbalzo, come tasso di crescita del Pil, inizialmente previsto al 4% si sta modificando positivamente aumentando progressivamente verso il 5%. Le migliori prospettive prevedono qualcosa più del 5%. Un’occasione unica e irripetibile da non sprecare che deve essere accompagnata da opportune riforme. L’Istat ha confermato che la ripresa si consoliderà nei prossimi mesi mentre il mercato del lavoro ha mostrato segnali di recupero già nei primi quattro mesi del 2021.
Anche il premier Mario Draghi e Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione europea, concordano sul fatto che la ripresa economica dell’Ue sia ad un passo e che le previsioni inducono a pensare che, sebbene vi siano ancora divergenze tra i Paesi, l’intera attività economica in Italia dovrebbe tornare al livello pre-crisi entro quest’anno e tutte le altre economie degli Stati membri torneranno ai livelli pre-crisi entro la fine del prossimo anno.
Le imprese e i lavoratori si preparano ad uscire dalla crisi con una quantità di danni molto inferiore rispetto, in particolare, a quelli verificatisi dopo la recessione del 2007-2009.
La politica Europea di fronte alle crisi economico-finanziarie ha completamente invertito rotta. Se ritornassimo a quanto accaduto in Europa dopo il 2010, alla crisi asimmetrica, ricordiamo perfettamente le risposte di Bruxelles con l’attuazione di piani ‘lacrime e sangue’ nei confronti di diversi Paesi ed in particolare della Grecia. Con il Covid, la Commissione Ue ha varato il Recovery plan finanziato con gli eurobond mentre la Banca Centrale Europea, da oltre un anno, per tenere sotto controllo la speculazione finanziaria ed i tassi di interesse ha istituito il Pepp (Pandemic emergency purchase programme), ovvero il piano di acquisto pandemico di titoli di stato.
Negli Stati Uniti, da una ricerca del Wall Street Journal risulta che le nuove imprese stanno nascendo a ritmi elevatissimi. Il debito delle famiglie è vicino al livello più basso dal 1980. I prezzi delle case sono aumentati del 14%.
Probabilmente questa ripresa così veloce potrebbe verosimilmente creare problemi collegati all’inflazione. La Cina ha fatto incetta di materie prima molto prima degli altri Paesi e gli altri Paesi sono in difficoltà sull’approvvigionamento o a causa dell’aumento dei prezzi. Ciò nonostante, la Fed e molti economisti sostengono convintamente che il rialzo dei prezzi è solo temporaneo.
Le conseguenze dalle precedenti crisi (1990/91, del 2001 e del 2007/2009) hanno inciso sul mercato del lavoro, per molti anni mentre la crisi da Covid ha sancito l’effetto opposto. In America prima, e successivamente in Europa ed in Italia, sebbene la pandemia abbia avuto effetti drammatici nel mondo del lavoro, in particolare per i lavoratori a tempo determinato, fortunatamente alla soglia dell’uscita da tale crisi la ripresa sembra essere partita velocemente; i ristoranti, ad esempio, non riescono a soddisfare la domanda di personale. Negli Usa il costo del lavoro nel primo trimestre è aumentato quasi di un punto percentuale rispetto al precedente trimestre.
A differenza delle altre, ‘finanziarie’ o ‘industriali’ quella attuale è una crisi ‘naturale’. In altre occasioni si è avuta una contrazione della domanda mentre questa volta, se ne è avuto un congelamento così come avviene durante un disastro naturale. Ciò ha modificato il concetto classico di ciclo economico. In effetti, la pandemia ha generato un blocco della domanda ed offerta di servizi ma, superato tale problema, l’economia può riprendere più velocemente rispetto a una tipica recessione. Questa tesi è verificabile anche considerando quanto avvenuto nei cicli economici e ai redditi dei cittadini nelle regioni colpite da precedenti disastri naturali.
In Italia la ripresa sembra essere più rapida e sostenuta che in altri Paesi, anche se, come spesso accaduto anche nel recente passato, potrebbe risentire maggiormente di ogni singola perturbazione economica nonché politica. Ciò non di meno il Presidente di JPMorgan ha confermato che l’Italia è in crescita e che la banca punterà da noi i propri investimenti.
Sulla ripresa aleggia però anche l’ombra nefasta del rialzo dell’inflazione, che ne potrebbe determinare una pesante riduzione. Tale timore apre una breccia nelle tesi ottimistiche di molti economisti e, di conseguenza, anche nelle banche centrali americana ed europea e ciò, nel medio periodo, potrebbe determinare una variazione dei tassi di interesse, mandando in allarme i mercati finanziari.
Molto dipenderà anche dal comportamento e dalle misure che i singoli Governi saranno in grado di mettere in atto. Se le misure adottate riusciranno a stimolare l’economia di medio e lungo periodo la ripresa dovrebbe essere consistente e duratura. Diversamente la crisi in atto potrà determinare un ulteriore allargamento della forbice tra le economie dei Paesi cosiddetti “virtuosi” e di quelli meno, cosa che genererebbe gravi conseguenze sui redditi dei cittadini.

Fabio Schirosi

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