Influencer: termine utilizzato in ambito pubblicitario per indicare quelle persone che, essendo determinanti nell’influenza dell’opinione pubblica, costituiscono un target importante cui indirizzare messaggi pubblicitari, al fine di accelerarne l’accettazione presso un pubblico più vasto.
Merito o colpa dei media digitali, primi su tutti i social network come Facebook, Instagram e Tik Tok, oggi gli influencer fanno parte della nostra realtà e quotidianità. Siamo nell’era dell’influenza, quella davvero contagiosa. L’avvento dell’influencer marketing ha ribaltato la comunicazione. Il focus è ora sulle persone e sul modo di comunicare che è a ciascuno di loro più consono, a discapito delle comunicazioni commerciali messe in atto dai brand. Ognuno di noi oggi potenzialmente può essere un creator o addirittura una marca (personal branding).
Un cambio radicale dello status quo che ha caratterizzato comunicazione e marketing per decenni. Un approccio che significa parlare e raccontarsi, acquisendo un ruolo nella vita sociale che va ben oltre quella del marchio, almeno nell’accezione più classica del termine.
Dal report “Influencer by the numbers” è emerso come più di un terzo degli utenti (37%) che interagiscono con i contenuti degli influencer, afferma che quando questi citano un marchio, la loro fiducia in esso aumenta. In particolare, la Generazione Z e i giovani millennial si fidano più dei post degli influencer che dei brand stessi (44,3%). Inoltre, quasi la metà (42%) degli intervistati tra i 18 e i 34 anni riferisce di provare un prodotto consigliato da un influencer e più di un quarto (26%) dichiara di aver effettivamente eseguito un acquisto sulla base di una raccomandazione.
Chiaro è quindi il ruolo degli influencer nell’awareness stage, ovvero nel dare una conoscenza più qualitativa di marca e di prodotto, andando ad amplificare quella generata dagli stimoli e dalle percezioni che la mente produce dietro particolari sollecitazioni. L’obiettivo è condizionare il processo decisionale di acquisto controllando i fattori emotivi e irrazionali che sono alla base degli impulsi umani. Utilizzata dagli influencer è, per esempio, l’associazione di un marchio o prodotto ad un particolare evento o momento, come la recente campagna promozionale di “Pandora” per la Festa della Mamma 2021 promulgata attraverso influencer su Instagram. Questa tecnica comunicativa è basata sulla teoria del priming. Secondo questa teoria, infatti, si realizza un effetto psicologico attraverso il quale l’esposizione a uno stimolo ne influenzi la risposta a quelli successivi. Il priming è una forma di apprendimento implicito, perché gli individui non sono coscienti dell’effetto che il primo stimolo ha sull’elaborazione del secondo. Viene sfruttato così il meccanismo automatico del cervello, che non funziona elaborando ogni volta un pensiero ragionato inedito, ma va a ripescare schemi mentali già precostituiti. È una forma di risparmio di energia messa in atto dal nostro cervello che cerca sempre di minimizzare lo sforzo. Per questo nella costruzione di un contenuto, sfruttare i trigger emozionali permette di dar maggiore attrattiva e impatto agli stessi. Non si tratta di gusto personale, ma della capacità del cervello di processare più facilmente tali input, poiché non richiedono processi cognitivi.
Umanità, credibilità e spontaneità sono le tre parole chiave per una comunicazione efficace dell’influencer.
Federica Amorosini