Com’è il lavoro agile post emergenza? Sostanzialmente permanente.
Secondo le previsioni fatte da Fondirigenza (Quick survay Smart working), lo smart working sarà utilizzato dal 54% delle aziende. L’indagine è stata fatta su un campione di 14.000 aziende che rappresentano il 74% delle aziende del Nord, il 18% Centro e 8% Sud. Sono state interpellate il 63% delle PMI e il 37% delle grandi imprese. I più grandi frequentatori dell’Ufficio sono rappresentati dalla classe dirigente di aziende che supera di poco con 40,11% del tempo dedicato, appartenenti al settore dei servizi, manifatturiere, escluso le filiere produttive ed il settore alimentare, trasporti ed energia. Questo strumento è stato utilizzato e sostenuto dal mondo della formazione, coniando l’acronimo “Fad” (Formazione a distanza), innovando e spingendo a stare a distanza, senza particolari difficoltà, il 56% dei lavoratori. Per gestire due aspetti delicati emersi durante i lock down, quali l’interazione fisica con il proprio gruppo di lavoro ed i rapporti sociali è stata individuata la settimana lavorativa “ideale” non più nell’intera settimana lavorativa, ma spezzata in 2: 2,6 giorni in presenza ed i restanti 2,4 giorni “a distanza” che sommati al sabato e alla domenica (considerata una giornata di festa) lasciano ai lavoratori ampia possibilità di spostamento. Lo sa bene Airbnb, famoso portale online che mette in contatto persone in cerca di un alloggio o di una camera per brevi o medi periodi con affittuari in varie parti del mondo, che ha risentito dello stop globale degli spostamenti. Pensate che il valore stimato della società secondo il Financial Times, ha perso 9 miliardi di dollari. Per questo motivo tra gli host di Airbnb molti hanno provato ad adattare la propria offerta alle esigenze di questo esercito di lavoratori in smart working in cerca di luoghi dove poter lavorare da remoto in piena tranquillità. Dove fare smart working al mare te lo dice anche un’app che mette in rete gli spazi dai co-working alle sale riunioni, alle postazioni di lavoro: parliamo dell’App Nibol che mette in rete tutte quelle strutture che si trovano sul territorio nazionale e che possono essere utili ai lavoratori agili, oltre 100 location prenotabili in oltre 25 città.
Lo smart working e i soggiorni lunghi sono tra gli accordi contenuti tra gli accordi contenuti nell’accordo tra Trentino Marketing e Airbnb. Aribnb e Visit Trentino hanno indetto un concorso per premiare le tre storie di smart working che hanno dimostrato “miglior spirito di adattamento e la maggiore creatività”, offrendo ai vincitori la possibilità di trascorrere una settimana in baita e di essere monitorati da una psicologa per accertare tutti i benefici dello smart working a contatto con la natura (wwww.airbnb.it/intrentino). WeRoad, la community online di viaggiatori più grandi d’ Europa, ha lanciato il progetto “WeRoad smart working” che concilia desiderio di evasione, di conoscere nuove persone, con il lavoro da remoto. Case al mare o chalet in montagna? A ciascuno il proprio smart working, ora è possibile unire il dovere al piacere e lavorare otto ore al giorno ma da una località dove finora eravamo soliti trascorrere le vacanze. Gli psicologi l’hanno ribattezzato “bleisure”, una soluzione che consente di fare business (affari) ma di concentrarci anche sul “leisure” (svago): è la vacanza che ci fa lavorare meglio. Secondo uno studio condotto da Arbnb sulla felicità dei lavoratori, il 65% degli interpellati dichiara che si è maggiormente felici liberandosi dalle catene del tran tran casa- lavoro.
Due lavoratori su tre appartenenti al settore terziario starebbero pianificando di lavorare in smart working per un certo periodo di tempo, lontano dalla propria residenza. Da questo studio è emerso che la gente ha voglia di sperimentare un’idea di abitare più nomade e meno legata alla necessità di risiedere in modo stabile in prossimità del luogo di lavoro. Niente di strano e facilmente spiegabile se pensiamo che sempre secondo un sondaggio di Airbnb, una persona su due ha sentito la mancanza di viaggiare più di ogni altra cosa.
Ma dove sperimenterebbero gli italiani l’home working? Il 60%, uno su quattro, ha pensato di trasferirsi in campagna, il 39% sceglierebbe una casa vista mare, mentre molti (20%) preferirebbero una casa al lago (13%). Sono pochi ad aver voglia di metropoli, solo il 7% che prediligerebbe un attico in una grande città oltre al 6% che medita di trasferirsi in un’altra città. Continuando a riflettere sulle statistiche il 66% ha già in programma di lavorare da remoto lontano dalla propria abitazione, tanto che il 78% ha già deciso che farà di tutto per combinare le due cose in futuro. Non è difficile comprendere perché dopo questi sofferti lock down, 20 minuti di passeggiata in un bosco o in una spiaggia ci possa aiutare a recuperare il senso di benessere e pensieri positivi per tornare più carichi al lavoro, più lucidi e concentrati nel focalizzare gli obiettivi e, sicuramente più sani a lungo. Secondo un’analisi condotta da Ilo, la Pandemia ha spinto a lavorare di più, stessa considerazione fatta da Tedros Adhanom Ghebreyesus direttore generale dell’Oms. Dati di dozzine di studi precedenti all’ emergenza Covid, che hanno coinvolto migliaia di partecipanti, concludono che lavorare 55 ore o più a settimana, è associato ad un aumeto del 35% del rischio di ictus ed el 17% del rischio di morte per cardiopatia ischemica rispetto a programmi di 35/40 ore a settimana. Uno studio del National Bureau of Economic Research effettuato in 15 aesi ha mostrato che il numero di ore di lavoro è aumentato del 10% circa durante il lockdown. Qualunque sia la soluzione, che lo vogliate chiamare smart working, agile working, bleisure o workotium, statistiche alla mano, questi potrebbero essere gli argomenti utili a convincere la vostra azienda che lavorare lontano dall’ufficio fa bene alla salute ed aumenta la produttività: ottimi obiettivi per tutti, aziende e lavoratori.
Teresa Sisto