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10 Ottobre 2024
Economia

Sono un neo-imprenditore… e quindi sono uno startupper? Falso

In Italia il fenomeno STARTUP attrae imprenditori ma richiede consapevolezza.
Fare impresa con i modelli di sviluppo lean propri del mondo delle startup interessa gli imprenditori italiani più innovativi, ma per iniziare la scalata e dare avvio alla propria idea di business resta cruciale avere chiaro cosa si intenda effettivamente per startup, perché non tutte le nuove attività imprenditoriali lo sono.

Se guardiamo ai numeri, in Italia le nuove aziende che hanno acquisito lo status di startup innovativa hanno oltrepassato quota 10.000 e sembra quindi giusto abbandonare il termine “trend” riferito a startup per adottare quello più consono di “fenomeno”.
Questa modalità di fare impresa, infatti, si sta preparando a caratterizzare lo scenario economico del futuro e ne è un chiaro segnale la sua diffusione lungo lo Stivale: la Lombardia ha il primato del maggior numero di startup innovative presenti in Italia (27%), segue il Lazio (12%) e al terzo posto la Campania (9%).
Uno dei motivi di tale diffusione è l’elevata flessibilità dei modelli di business alla base di queste iniziative imprenditoriali, capaci di supportare idee innovative risolutrici di problemi reali, ma anche di trattenere nel proprio territorio giovani formati e competenti con una progettualità sostenibile e con prospettive di futuro. L’attrattività del fenomeno startup è anche dovuta alle politiche a supporto dell’imprenditorialità che, a partire dai fondi europei, si traducono in particolari agevolazioni e bandi di gara riservati.
Ma come può un imprenditore, o aspirante tale, che voglia lanciare la propria idea di business partecipare a tale fenomeno e cogliere le opportunità dedicate? Il primo passo da fare è capire se la propria idea di business ha le potenzialità per essere una startup.
Ma cos’è una startup? A una domanda così semplice, la risposta si fa complessa.
Infatti il termine start-up in italiano si traduce con “avviamento” e ciò indurrebbe a pensare che ci si riferisca a qualsiasi tipo di attività imprenditoriale nella sua fase iniziale come, ad esempio, l’apertura di un ristorante tradizionale o di un negozio alimentare, ma in realtà la startup innovativa è altra cosa. La distinzione fra impresa tradizionale e startup si può rilevare dalla definizione di Paul Graham, guru del movimento Startup americano e cofondatore di Y Combinator, l’acceleratore per nuove imprese che supporta lo sviluppo di altre società, attraverso programmi inclusivi di servizi professionali e opportunità di finanziamento: “Una startup è una azienda progettata per crescere in fretta”.
Nell’ermeticità della definizione è presente un concetto di sviluppo rapido che si traduce nella ricerca di un modello di business replicabile su diversi territori e scalabile nella sua crescita esponenziale, con una spinta propulsiva di lancio sostenuta che si esaurisce in 5 anni, trascorsi i quali la startup diventa un’azienda innovativa con un modello di business più stabile. Nella maggior parte dei casi, la crescita “in fretta” della startup è supportata da un prodotto o un servizio in grado di apportare un cambiamento positivo nel suo mercato
A questo punto, per mostrare in pratica la differenza tra business tradizionale e innovativo, rimanendo nel campo dei negozi alimentari, possiamo citare come esempio Cortilia, la startup di food e-commerce italiano di prodotti alimentari freschi a filiera corta che, con il suo servizio di consegna del cibo a domicilio in 24 ore, riesce a mettere in contatto i consumatori con gli agricoltori, gli allevatori e i produttori artigianali per una esperienza di spesa come si farebbe in campagna.
In tal caso l’innovazione è portata dalla Artificial Intelligence, tecnologia che con l’uso di algoritmi informatici rende più efficienti i processi logistici della startup consentendole di avere una proposta di valore distintiva, quella di portare in 24 ore prodotti di filiera sulla tavola dei clienti, che di fatto rivoluziona la Grande Distribuzione Organizzata e scala i mercati.
L’aspirante startupper, quindi, dovrà focalizzarsi sull’individuazione di un’idea potenzialmente innovativa in grado di risolvere un problema realmente percepito dal target prefissato.
Il percorso di ricerca conduce a una serie di esperimenti e test per definire l’idea fondante il business ma, qualora si voglia, è un percorso che non si affronta da soli, potendosi contare prima sugli incubatori, luoghi idonei a capire le potenzialità dell’idea e a validarla, e successivamente sugli acceleratori per l’intercettazione dei finanziamenti utili alla crescita “in fretta” della startup.

Marco Mabritto

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