Una grande novità nei rapporti fra Pubblico e Privato, fra Enti e Imprese: entro 18 mesi al massimo (termine ultimo per l’esercizio della delega) il governo dovrà partorire uno o più decreti legislativi sulla semplificazione dei controlli alle imprese rendendoli meno vessatori e ossessivi. L’obiettivo è stato rimarcato dal ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, nel corso dell’evento promosso da Anitec-Assinform (l’associazione italiana delle tecnologie dell’informazione legata a Confindustria) e dedicato al «Procurement pubblico del digitale per la trasformazione del Paese». “Prima di ogni controllo ci sarà una telefonata per programmarlo, specificarne la natura, individuarne i contenuti e i documenti necessari, i giorni in cui arriverà, le risorse umane di cui avrà bisogno. Non ci saranno divise o mitragliette in vista. I controlli avverranno nel rispetto reciproco. Poche parole: civiltà, gentilezza e cortesia”.
A queste parole si sono scatenati moltissimi commenti di segno opposto, da una parte Imprenditori e Imprese che vedono un atto di civiltà da parte del pubblico finalmente venendo considerati con un rapporto paritetico fra gli enti e le Imprese private, dall’altra invece le grida di chi considera da sempre l’imprenditore alla stregua di un furbetto disposto a qualsiasi cosa pur di frodare ed evadere e che da questa riforma avrà un ulteriore aiutino a sistemare le cose in qualche modo prima della visita programmata.
Questo punto di vista, che sottolinea diffidenza, sospetto e vilipendio all’imprenditore a prescindere, è quello che più offende.
In un Paese civile lo Stato tratta i Suoi cittadini con rispetto e con severità se tradisce quel rispetto e quella presunzione di buona fede e buon operato che da sempre è la stella polare della stragrande maggioranza degli imprenditore e delle imprese italiane.
Pensiamo che solo nel 2011 (10 anni fa) un’impresa su tre ha subìto almeno un controllo. C’è chi ha ricevuto la visita degli ispettori del lavoro, chi quella dei funzionari del Fisco, un’altra che ha dovuto mostrare le carte ai medici della Asl, un’altra ancora che si è trovata a render conto agli uomini dell’Inps dei versamenti contributivi effettuati, spesso bloccando attività per rincorrere carte e dimostrare il buon operato.
In quegli anni l’allora Ministro della Pubblica Amministrazione dichiarava questo “L’obiettivo è fare in modo – afferma il ministro della Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi – che gli accertamenti intralcino il meno possibile la vita aziendale. Questo, ovviamente, non vuol dire che l’impresa conoscerà la data del controllo. Le verifiche a sorpresa continueranno a esserci. Dunque, il livello di accertamento non verrà diminuito. Piuttosto, l’imprenditore potrà sapere con certezza quali controlli può subire la propria azienda e a chi spetta effettuarli”.
Ma oggi, con tutta la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione i dati a disposizione della stessa sono tanti e facilmente reperibili e quindi la necessità dei controlli a sorpresa viene molto ridimensionata.
In particolare per il sottoscritto, che vive vicino al confine con la Svizzera, la questione dei controlli programmati è molto conosciuta e non inficia per nulla nella severità delle sanzioni dell’Amministrazione pubblica Svizzera.
Servirebbe anche individuare un interlocutore unico per le imprese di minori dimensioni, come avviene in Svizzera, per permettere alle stesse di confrontarsi più facilmente nella risoluzione delle controversie e delle attività burocratiche che l’impresa deve assolvere.
Vedremo se questa volta dalle parole si passerà ai fatti, sperando che le riforme necessarie per le risorse PNRR siano un buono sprone.
Franco Colombo