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14 Gennaio 2025
Editoriale

Api. La loro importanza per l’uomo e l’ecosistema

A tutti noi, da bambini, hanno raccontato la storia delle api e dei fiori. Simpatici insetti che ci hanno aiutato nel comprendere come nascono i bambini o presi come esempio per la loro elevata operosità. Ma oltre ad essere un modello da imitare, ci siamo mai chiesti quanto siano importanti per la natura?

Sono imenotteri impollinatori, ossia trasportando il polline da un fiore all’altro, permettono la formazione dei frutti. E proprio grazie a loro che disponiamo della maggioranza della frutta e verdura presente sulle nostre tavole (c.ca il 75% delle mele o pere che mangiamo deriva dal loro lavoro). Esistono due tipologie di api: selvatiche e domestiche (ossia allevate dagli apicoltori). Entrambe, attraverso la loro opera industriosa, garantiscono la presenza di diverse specie vegetali, mantenendo così la biodiversità e la conservazione della natura.

Plinio il Vecchio (scrittore del I° secolo a.C.), nella sua opera enciclopedica sulle scienze naturali “Naturalis Historia”, le descrive come “genitis hominis causa” ovvero create appositamente per l’uomo, e “non conoscono altro se non l’interesse comune”. L’uomo, quindi, ne ha capito l’importanza sin dall’antichità.

Ma oggi le cose sono cambiate, oltre ad essere uno degli insetti più amati, è anche uno tra i più minacciati. Ed è proprio per ricordarne l’importanza per l’umanità e per l’ecosistema che il 20 maggio 2017 è stata istituita la giornata mondiale delle api denominata “World Bee Day”. La loro salvaguardia è importantissima, e non solo per il miele la cui produzione, purtroppo, negli ultimi anni si è ridotta notevolmente.

Cosa le minaccia?

Le api, con i loro prodotti e il loro operato, ci danno tanto e per questo motivo andrebbero protette e preservate. E invece devono fare i conti con una serie di minacce la cui causa non è sempre naturale. Questo non solo comporta effetti sulla produzione del miele e degli altri suoi prodotti, ma a lungo termine anche sul futuro dell’essere umano. Lo spopolamento delle colonie di api è un fenomeno molto complesso, che in parte deve ancora essere decifrato con chiarezza.

Diversi e molteplici i fattori che ne minacciano la sopravvivenza, sia naturali che non, con particolare riferimento ai cambiamenti climatici connessi alle emissioni di CO2. Gli eventi atmosferici sono diventati sempre più estremi, con precipitazioni di eccezionale intensità che si alternano a lunghi periodi di siccità. Pioggia e grandine degli ultimi anni hanno impedito a questi insetti di cibarsi normalmente e costretto gli apicoltori a nutrirle artificialmente, utilizzando miele vecchio o soluzioni di acqua e zucchero, anche in piena primavera.

Recentemente si è aggiunta pure un’altra minaccia, di origine naturale e venuta dall’oriente. Si tratta della vespa velutina, un calabrone killer arrivato in Europa nel 2004. Dalla Cina è giunta sino in Francia, successivamente penetrata nell’Italia settentrionale da dove si è spostata velocemente lungo la costa verso sud, arrivando in Toscana. Questa vespa è un temibile predatore, pericoloso anche per l’uomo, che uccide le api unicamente per nutrirsi delle proteine contenute nei muscoli delle zampe posteriori. Tra le minacce biologiche si aggiunge anche un acaro parassita, il “Varroa destructor” che si attacca al corpo dell’ape succhiandone il sangue e indebolendola spesso fino alla morte.

Non bastasse tutto ciò, ad aumentare i pericoli alla già difficile vita delle api, ci si mette pure l’uomo. E’ la stessa comunità scientifica a metterlo sul banco degli imputati riferendosi in particolar modo a pratiche agricole industriali scorrette. L’uso massiccio e indiscriminato di pesticidi (in particolare glifosato e neonicotinoidi) provoca ogni anno la morte di migliaia di alveari.

Anche se a differenza dei prodotti utilizzati in passato per il trattamento delle piante, quelli odierni non provocano più veri e propri stermini di alveari, il loro effetto è altrettanto dannoso e ben più subdolo, perché non immediato.

Le api non vengono più uccise all’istante ma disorientate al punto tale da far perdere loro la strada del ritorno. Le arnie si vuotano fino alla morte dell’alveare. Lo hanno dimostrato recenti studi condotti da Istituti inglesi e francesi sui neonicotinoidi che hanno individuato in queste nuove sostanze una delle cause scatenanti la “sindrome da spopolamento degli alveari”.

La chimica è ancora loro acerrima nemica e nonostante negli ultimi anni sia cresciuta la sensibilità nell’utilizzo di prodotti meno nocivi, si è ancora molto distanti dall’impiego di sostanze che rispettino appieno la natura.

Ai pesticidi, parassiti e agenti patogeni naturali si vanno pure a sommare la frammentazione degli habitat naturali, l’espansione delle monocolture con il conseguente impoverimento di biodiversità, l’inquinamento elettromagnetico e le coltivazioni ogm. Tutti questi fattori presi nel loro insieme, hanno avuto contraccolpi pesanti sul destino di questi insetti impollinatori.

Le api sciaguratamente non godono affatto di ottima salute e per fermare questo trend negativo e garantire loro un futuro, è fondamentale che società e istituzioni inizino a lavorare da subito ad un modello di agricoltura ecologica e sostenibile. Un primo passo in questa direzione, potrebbe essere fatto scegliendo pratiche di coltivazione che incrementino la diversità vegetale. In tal modo si renderebbe possibile migliorare la disponibilità di fiori per tutti gli insetti impollinatori, non solo per le api. In buona sostanza, gli approcci di tipo biologico rappresentano le migliori opzioni per massimizzare la produzione alimentare, tutelare l’ambiente, e al tempo stesso contribuire a promuovere uno sviluppo sociale ed economico sostenibile.

Tutto ciò che ci viene donato: miele, pappa reale, propoli, cera e polline

Il mestiere dell’apicoltore è tra i più antichi del mondo. Pitture rupestri testimoniano che l’uomo praticava la raccolta del miele sin dalla preistoria. Ma non è solo il miele che ci viene donato da questi laboriosissimi insetti. Ci forniscono prodotti diversi e tutti utili al benessere dell’uomo: cominciamo dal più famoso.

Il miele è considerato il prodotto principale delle api. Gli insetti succhiando il nettare dei fiori e mischiandolo agli enzimi che producono, lo trasformano in miele e lo lasciano maturare nei favi dell’alveare. L’apicoltore lo raccoglie a fine fioritura e dopo una serie di procedimenti, viene direttamente invasettato, senza subire alcun tipo di trattamento. L’Italia è uno dei maggiori produttori di varietà di miele: ne esistono oltre 60 tipi. Tutto grazie alle condizioni climatiche del nostro Paese. Alimento di lunga durata nel tempo, tra le sue molteplici qualità anche quella di antibatterico naturale.

Al pari del miele, pappa reale e propoli offrono importanti benefici alla nostra salute e rappresentano una significativa fonte di proteine.

La pappa reale è una sostanza prodotta dalle api nutrici, conseguenza di una supernutrizione di polline. Costituisce l’alimento delle larve fino ai tre giorni di età, mentre viene garantita per tutta la sua vita all’ape regina. Sarà proprio e unicamente la nutrizione con tale sostanza che trasformerà per sempre una semplice ape operaia in “regina”. Essendo un superalimento viene considerata il prodotto più pregiato delle api. Per l’organismo umano è un vero toccasana. Rimedio naturale, aiuta a stimolare le difese immunitarie e combattere lo stress.

La propoli è una sostanza resinosa che le api raccolgono dalle gemme e dalla corteccia delle piante. Le proprietà della propoli sono veramente tante: ha effetti antivirali, cicatrizzanti, antimicotici, immunostimolanti e vaso protettivi. La sua azione è simile a quella di un antibiotico a largo spettro e la sua efficacia è stata testata anche su disturbi gastro intestinali e cistiti.

La cera viene generata dalla trasformazione chimica del nettare e adoperata dalle api per la costruzione dei favi. E’ una sostanza preziosa che offre benefici anche a noi esseri umani. Grazie alle sue proprietà protettive e idrorepellenti è impiegata principalmente nella cosmetica. Utile per la manutenzione dei mobili in legno, è un valido sostituto ai materiali di origine sintetica. Anticamente veniva utilizzata anche come cicatrizzante per le ferite ed è considerata l’antenata dei cerotti odierni, da cui si pensa derivi il nome.

Il polline viene raccolto dalle api attraverso delle spazzole situate nelle zampe posteriori. Trasformato in palline e collocato in apposite sacche, viene trasportato all’alveare dove è intercettato dall’apicoltore grazie alle cosiddette “trappole da polline”. Alimento considerato il più completo dal punto di vista nutrizionale, è ricco di sostanze indispensabili all’organismo. E’ utilizzato dall’uomo principalmente come ricostituente sotto forma di integratore, apportando alla dieta tutti quegli elementi che possono scarseggiare a seguito di stress, patologie o stili alimentari sbagliati.

Monica Cinti

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