Viviamo in un’epoca in cui la tecnologia ci permette di essere sempre connessi con il mondo intero, ma questa iperconnessione sembra avere un prezzo: la disconnessione dalle persone a noi più vicine.
I telefonini, oggi più che mai, stanno alterando le dinamiche delle relazioni interpersonali, creando una nuova forma di solitudine: quella che si prova quando siamo circondati da persone che, pur essendo fisicamente presenti, sono emotivamente distanti, assorbite dai loro schermi.
Non è raro osservare scene in cui coppie, famiglie o gruppi di amici si riuniscono per mangiare insieme, ma invece di conversare, ognuno è immerso nel proprio telefono.
Isolamento individuale
Che si tratti di scorrere i social network, rispondere a messaggi o guardare video, i momenti condivisi diventano sempre più spazi di isolamento individuale.
Questo fenomeno si osserva ovunque: nei ristoranti, nelle case e perfino nei mezzi pubblici. Siamo fisicamente presenti, ma mentalmente lontani, come se lo schermo del nostro telefonino erigesse una barriera invisibile tra noi e gli altri.
La scena più comune è forse quella di chi cammina per strada o viaggia in autobus o in metropolitana, con lo sguardo fisso sul telefono.
Un tempo, questi momenti erano occasioni per scambiare sorrisi, fare una chiacchierata o anche solo per osservare il mondo intorno a noi.
Oggi, invece, sono diventati tempi di isolamento, in cui la socialità e la curiosità per l’altro lasciano il posto alla comunicazione virtuale.
Il paradosso
Ci troviamo quindi davanti a un paradosso: i telefonini, progettati per mantenerci connessi, spesso finiscono per allontanarci.
La comunicazione è più veloce, certo, ma è anche meno profonda. Gli scambi digitali, per quanto immediati e comodi, non possono sostituire la ricchezza di una conversazione faccia a faccia, in cui il tono della voce, l’espressione del volto e il contatto visivo contribuiscono a creare una vera connessione emotiva.
Questa distanza emotiva ha effetti profondi sulle relazioni.
Coppie che, invece di dialogare e risolvere i loro problemi, si rifugiano nel mondo virtuale; famiglie che, durante i pasti, preferiscono interagire con lo schermo anziché tra di loro; amici che si ritrovano insieme, ma non riescono a staccarsi dai loro dispositivi.
Sono dinamiche che impoveriscono le relazioni, privandole di quella dimensione di intimità e autenticità che solo il contatto umano diretto può offrire. Uno degli aspetti più preoccupanti di questa iperconnessione è che il tempo che un tempo dedicavamo alla socialità è sempre più assorbito dal tempo passato sui dispositivi.
Il risultato è un crescente senso di isolamento, anche quando siamo in mezzo ad altre persone.
I momenti che dovrebbero essere dedicati allo scambio e alla condivisione diventano momenti di solitudine.
Le ripercussioni si vedono anche nei contesti più quotidiani.
Pensiamo, ad esempio, a chi cammina per strada con gli occhi fissi sullo schermo.
Perdita di contatto con la realtà
Non solo questo atteggiamento rappresenta un pericolo per la propria sicurezza e quella degli altri, specialmente quando si è alla guida, ma è anche un sintomo di una progressiva perdita di contatto con la realtà circostante.
Non osserviamo più ciò che ci circonda, non ci accorgiamo degli altri, non siamo più presenti nel momento. Questa forma di isolamento sociale ha delle conseguenze che vanno oltre la sfera individuale.
Sul lungo periodo, la nostra capacità di stabilire e mantenere relazioni autentiche rischia di deteriorarsi. La mancanza di interazioni reali ci rende meno empatici, meno capaci di cogliere le emozioni altrui e di reagire ad esse in modo appropriato.
Si crea una sorta di analfabetismo emotivo, in cui le competenze sociali, che si sviluppano solo attraverso l’esperienza diretta, vengono erose.
Questa tendenza rischia di compromettere la nostra salute mentale.
Ansia, depressione e senso di solitudine
Numerosi studi hanno dimostrato che l’uso eccessivo dei dispositivi digitali è correlato a un aumento dei livelli di ansia, depressione e senso di solitudine.
Il continuo confronto con le vite “perfette” degli altri sui social media, l’incapacità di staccarsi dal flusso costante di notifiche e informazioni, e la mancanza di veri momenti di connessione umana contribuiscono a creare un senso di insoddisfazione e alienazione.
Torniamo ad essere “umani”.