Non c’è giornale, radio o trasmissione televisiva che non abbia avuto in programmazione, e continua ad avere, quello che oramai sembra essere l’unico argomento di interesse. Lo scontro ideologico, e non solo purtroppo, tra varie “tifoserie”. Da una parte i pro vax e i pro green pass e dall’altra i no vax e i no green pass. Assistiamo ad un continuo dare in pasto ai commenti e giudizi della gente soltanto, o soprattutto, quello che si vuole far conoscere. Ed ecco allora che fatti deprecabili, come l’assalto alla CGIL di Roma o le manifestazioni di Trieste e Milano, diventano notizie “totalizzanti” diffuse dalla stampa o tramite tam tam sui social. Ma il Paese sta vivendo un ingiustificato, in molti campi, aumento dei prezzi generalizzato, con punte di eccellenza negativa in alcuni comparti. Il nostro Paese è privo di elementi regolativi del mercato, con le ovvie naturali conseguenze che si palesano ai nostri occhi, laddove non “sazi” di vedere quello che si vuole far vedere. Ne deriva che lo Stato, e con esso intendo anche regioni, comuni, etc., non interviene per modificare l’operare dei mercati e dei comportamenti dei singoli soggetti per promuovere e tutelare l’interesse generale. In Italia circolano regolarmente circa 53 milioni di veicoli a fronte di una popolazione di 60 milioni di abitanti, se facciamo due conti velocemente abbiamo 0,86 veicoli a testa. Un numero davvero imponente, formato da circa 40 milioni di automobili, quasi 7 milioni di motocicli, oltre 5 milioni e 400 mila veicoli industriali e alcune centinaia di migliaia di autobus. La premessa fatta fin qui vuole solo essere il pretesto per farmi, e fare a tutti voi, alcune domande alle quali non chiedo una immediata risposta ma una immediata riflessione sì. Cosa sta succedendo? Stiamo assistendo ad una impennata dei costi del carburante, con la naturale conseguenza dell’aumento di molti beni, di cui anche alcuni di prima necessità. Leggevo pochi giorni fa alcune riflessioni fatte da un amico imprenditore del nord est, che analizzava come nel 2008, anno in cui il petrolio raggiunse il massimo di 166 dollari al barile, più del doppio del prezzo di oggi, si affrontò senza catastrofismi l’evento e senza un ingiustificato eccessivo aumento del costo del carburante. Perché non se ne parla? Perché non si interviene seriamente su questa corsa al rialzo? Perché non si approfitta del momento e si procede una volta per tutte a rivedere le accise carburante? Accise che in Italia, una volta applicate sul carburante, restano e non vengono tolte nemmeno quando si è superato il fatto emergenziale che l’ha introdotta. Buona riflessione.
Massimo Maria Amorosini