La nostra vita è stata letteralmente sconvolta da ormai 10 mesi, per prevenire la diffusione del coronavirus. Abbiamo dovuto rivedere tutte le nostre abitudini e mettere in discussione tutte le nostre certezze. Oramai siamo abituati a riconoscere le persone dagli occhi, dallo sguardo, scoprendo però anche quanto uno sguardo possa essere eloquente.
Ci siamo abituati alle restrizioni, agli aiuti finanziari, al non avere nessuna certezza sulle date di riapertura di negozi, bar, ristoranti, imprese, scuole, università, teatri.
Abbiamo preso coscienza che la perdita del lavoro o il fallimento siano delle variabili sempre meno remote. Non possiamo più festeggiare spensierati nei nostri posti preferiti. Mentre il coronavirus sembra continuare a circolare nel nostro Paese, i locali restano chiusi … e questo per un periodo ancora indefinito.
Ma è tempo di fare il punto su quello che stiamo vivendo e sul ritorno ad una nuova normalità. Perché proprio di una nuova normalità dobbiamo parlare, dal momento che nulla sarà più come prima.
Questa crisi porterà con sé importanti cambiamenti rispetto al passato. E’ differente da tutte le altre che i libri di storia raccontano.
Oggi siamo nel bel mezzo di una crisi che è allo stesso tempo sanitaria, sociale ed economica. Una crisi che influenzerà drasticamente i nostri futuri modelli comportamentali e di conseguenza anche il modo di relazionarsi tra le persone.
La tecnologia ed il suo uso pressoché universale detterà nuove forme e modi di socialità tanto nei rapporti tra le persone quanto a livello lavorativo. Ecco perché dobbiamo tutti farci delle domande e provare, attraverso la discussione e il confronto, e in assenza di soluzioni univoche, a dare possibili approcci di risposta. Solo così si potrà cercare di trovare una via d’uscita da una crisi che, ricordiamolo, non minaccia solo la nostra economia, ma anche il tessuto della nostra società, o almeno a come eravamo abituati a pensarla.
Massimo Maria Amorosini