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10 Ottobre 2024
Editoriale

Editoriale n°20 – Luglio 2022

È inutile, siamo destinati a soccombere. Noi una volta “popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori” e oggi popolo di lamentosi nullafacenti. Si non è un caso se uso questo termine desueto, ma penso che renda perfettamente l’idea di quanto voglio affrontare. Non le mando a dire ma le dico e basta, così come leggete, con una semplicità di linguaggio ma sicuramente a muso duro. Siamo abituati a parlare, a lamentarci, a piagnucolare. Ma cosa facciamo per cambiare le cose? Quali soluzioni proponiamo? Come facciamo valere le nostre ragioni? Ecco questi sono alcuni interrogativi a cui sinceramente risulta difficile dare risposte. E nel frattempo ci accontentiamo di farci raccontare quello che si vuole sia la narrazione del momento, una narrazione che ci vuole tutti allineati e concordi. No, voci fuori dal coro non ce ne possono essere o meglio non devono esserci. Se la pensi diversamente sei nel torto, hai perso la ragione. Le uniche cose di cui si deve parlare sono quelle di cui si parla, quelle sono davvero importanti, importanti per te, per la collettività, per il Paese. Se ti soffermi solo a pensare ad altro lo fai per interesse personale e a discapito del bene comune. Ma ci vogliamo svegliare? Vogliamo iniziare a far di nuovo funzionare il libero pensiero? A pensare che non sempre è vero ciò che appare e che come tale si vuole far apparire? Possiamo tornare a preoccuparci e a reagire per far sì che certe “storture” vadano messe a posto? Si ci sono problemi più grandi di noi di cui parlare, c’è un inaccettabile conflitto in Ucraina ma anche una pandemia da cui ancora non riusciamo ad uscire del tutto. Ma il mondo va avanti, l’Europa va avanti, l’Italia va avanti… anzi sta rischiando di andare indietro. Ci sono altri problemi, problemi reali, problemi con cui quotidianamente bisogna confrontarsi e dai quali si deve cercare di non essere sopraffatti, schiacciati, annientati. Sono tanti, tutti portatori di conseguenze difficili, pesanti se non addirittura dai risvolti potenzialmente tragici. Ne butto lì, per la nostra riflessione, giusto alcuni da cui sicuramente spero ci si possa svegliare da un anestetico torpore civico nel quale siamo stati catapultati. Ognuno di questi in qualche modo è collegato tra loro e di qui a poco, nell’immediatezza della ripresa dopo la pausa estiva, ci presenterà un conto che sarà difficile sostenere. L’emergenza idrica dovuta alla siccità degli ultimi mesi che mette a dura prova la nostra agricoltura, ma anche gli allevamenti, e quindi avrà conseguenze sui prezzi al consumo, una continua e inesorabile, nonché ingiustificata, impennata dei costi del carburante che ci serve per la normale mobilità sociale e lavorativa, le annunciate riduzioni delle forniture dell’approvvigionamento di gas dalla Russia che produrrà ulteriori aumenti di una materia prima già schizzata alle stelle nei costi per l’utente finale, sia esso impresa o singolo cittadino. Non se ne parla o se ne parla troppo poco, come se fossero notizie marginali e di scarsa importanza. Il potere d’acquisto delle retribuzioni, in questo silenzio assordante, continua intanto la sua inesorabile discesa verso minimi storici. Attenzione però, se non si affrontano seriamente questi temi qui si rischia molto anche sulla tenuta sociale del Paese.

Massimo Maria Amorosini

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