La tentazione di parlare in questo mio editoriale del caso Patrick Zaki devo confessare che è stata fino all’ultimo molto, ma davvero molto, forte. Ma non ho ceduto, o quasi, a questa tentazione. La libertà è un dono ed un diritto sacrosanto da difendere sempre e per chiunque. Giusto (?) quindi che l’Italia abbia trasformato in una ragione di Stato la liberazione non di un proprio cittadino, ma di un cittadino di uno Stato straniero imprigionato da quello Stato straniero per violazioni, reali o presunte, alle leggi di quello stesso Stato. La gran parte dei media hanno seguito dando estremo risalto alla vicenda del giovane studente egiziano iscritto e poi laureatosi dal carcere in una università bolognese. Peccato però vedere che non parla per nulla la nostra amata lingua pur avendo avuto occasione di impararla. I titoloni dei giornali, e le aperture di alcuni tg, parlavano della liberazione del ricercatore egiziano. Non voglio soffermarmi sul non aver io capito se Zaki fosse uno studente o davvero un ricercatore, sono contento però che sia stato liberato e che oggi possa godersi la sua libertà. Non voglio soffermarmi sul suo atteggiamento, quasi di superiorità, dimostrato nei confronti delle nostre Istituzioni. Ricordiamoci che il Governo italiano rappresenta tutti noi, sempre e a prescindere dal colore politico che lo caratterizza. Non mi interessa disquisire sulle sue dichiarazioni con le quali ha tentato di giustificare il perché abbia deciso di dire no al volo di stato messo a disposizione dal nostro Paese per venire in Italia. Sarebbe sterile analizzare il suo aver dichiarato di averlo fatto per trasparenza ed indipendenza, e perché i soldi necessari per quel volo sarebbero stati delle tasse dei cittadini italiani. Cosa ingiusta, a suo dire, perché lui è egiziano e non vuole usufruire del denaro di un altro Paese. Rischierei di contravvenire ai miei buoni propositi di non voler fare un editoriale in cui parlo della vicenda Zaki se dicessi che mi sembra quasi un discorso ben scritto per prepararlo allo sbarco in politica, magari alle prossime europee, in qualche partito non nuovo a strumentalizzare episodi e persone per farne dei simboli, da mettere in vetrina per contrastare e sopperire così ad alcune carenze di idee. Superfluo dunque anche chiedermi, chiedervi, e sarebbe bello chiederlo a lui, cosa pensa dei soldi, e non sono pochi, che la nostra diplomazia ha dovuto spendere per i tantissimi viaggi di negoziazione per la sua libertà, e degli impegni commerciali che abbiamo dovuto prendere per garantire la sua liberazione. Perché solo ora si ricorda di essere egiziano e dice di non voler gravare sulle tasche degli italiani? Una attenzione mediatica analoga, con altrettanta mobilitazione popolare, non la ricordo, sarò io smemorato, per il caso dei nostri due sottuficiali della Marina Militare, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, imbarcati sulla petroliera italiana Enrica Lexie come nuclei militari di protezione, accusati di aver ucciso il 15 febbraio 2012 due pescatori indiani imbarcati su un peschereccio indiano al largo della costa del Kerala, Stato dell’India sud occidentale. I nostri militari da subito riferirono di aver sparato solo colpi di avvertimento e di aver scambiato i pescatori per pirati, ma forse essendo militari si riteneva fossero dalla parte del torto a prescindere dai fatti. O ancora quanto ci si sia mobilitati per l’imprenditore e velista trentino Chico Forti dal 2000 detenuto nelle carceri statunitensi per una condanna per omicidio a seguito di un processo con molte zone d’ombra? Ma come detto non voglio parlarne, perché ritengo più interessante affrontare un tema che ogni anno in estate si ripalesa in maniera drammatica, l’abbandono degli animali domestici. In Italia abbandonare gli animali è reato, ma sembra questo non rappresentare un deterrente per quanti ogni anno si liberano di migliaia di cani e gatti colpevoli solo di aver dato il loro affetto incondizionato a chi non lo meritava, a delle bestie. Ma si sa, le vacanze sono vacanze ed è più facile rinunciare ad un animale indifeso che alle tanto attese ferie estive. Abbandonare gli animali non rappresenta soltanto un atto che definirei atroce e disumano, nonché segno di una grande inciviltà, ma può mettere anche a rischio la vita di altri cittadini, come dimostrato dai tanti incidenti stradali che vedono coinvolti animali che vagano spauriti nelle nostre strade. Non lasciamo nessuno indietro, non abbandoniamo nessuno, e lottiamo sempre per la libertà in ogni sua forma ed espressione, anche di pensiero.
Massimo Maria Amorosini