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16 Gennaio 2025
Editoriale

Editoriale n°37 – Dicembre 2023

Il Consiglio dei ministri, lo scorso 31 maggio, ha approvato il decreto Made in Italy per “mettere in campo strumenti e dotazioni finanziarie per la promozione delle produzioni deccellenza, del patrimonio culturale e delle radici culturali nazionali”, un provvedimento che si attendeva da tempo. L’internazionalizzazione e il concetto del “Made in Italy” sono temi di cui si sente spesso parlare, che affascinano e che spesso però sono trattati in maniera non adeguata se si considera il loro ruolo cruciale per l’economia italiana. Il “Made in Italy” rappresenta, da noi ma soprattutto nel mondo, non solo la qualità dei prodotti italiani, ma anche uno stile di vita ed un’eccellenza artigianale riconosciuti ed invidiati in tutto il mondo. In un mercato sempre più globale l’internazionalizzazione assurge a ruolo di massima attenzione, portando con sé nuove sfide e opportunità per le imprese italiane che devono attrezzarsi per mettere in campo strategie di penetrazione nei mercati globali, preservando però l’autenticità e l’identità italiana durante questo processo. Ed ecco che, per aiutare queste nostre eccellenze del “made in Italy”, bisogna pensare a nuove misure ed iniziative, come è avvenuto in questo decreto. L’internazionalizzazione dell’economia italiana ha un legame profondo ed indissolubile con il concetto di “Made in Italy”, un legame che rappresenta molto più di un semplice marchio. Si tratta di un’identità culturale, di un’eccellenza artigianale e di uno stile di vita che si riflettono nei prodotti italiani. Le imprese italiane tutte, ma specialmente quelle del settore manifatturiero, spesso si trovano a dover affrontare la sfida di espandersi oltre i confini nazionali per rimanere competitive e crescere. Non dimentichiamoci degli anni della crisi economica legata alla pandemia Covid-19, in cui l’esportazione nei mercati esteri ha permesso a moltissime imprese italiane di superare indenni questi anni bui. Questo processo di internazionalizzazione richiede strategie ben ponderate per adattarsi ai mercati globali senza compromettere i valori fondamentali del “Made in Italy”. Ed allora bisogna anche chiedersi quali siano le azioni necessarie per migliorare e allargare la rete tra i principali attori della promozione e tutela della eccellenza italiana, perché in non poche occasioni nel nostro Paese ci siamo accorti che abbiamo troppi soggetti diversi che hanno competenze comunicative e promozionali per gli stessi argomenti, con una spesso conseguente inutile e dannosa conseguenza sui risultati. Altro aspetto cruciale è mettere in moto iniziative per garantire l’autenticità dei prodotti italiani, perché uno dei problemi che preoccupa, e non poco, il nostro made in italy è la contraffazione in tutti settori. Non ne è indenne neanche il settore del food and beverage, dove troviamo il fenomeno dell’italian sounding che spopola in tutto il mondo con l’imitazione delle nostre eccellenze enogastronomiche, che dell’Italia hanno solo il vago sentore.

Molte imprese italiane hanno avuto successo all’estero mantenendo la loro identità unica e offrendo prodotti che oltre ad essere di altissima qualità incarnano lo stile di vita italiano. Tra queste troviamo quelle dell’industria della moda italiana, che hanno sfruttato la loro reputazione di artigianato di alta qualità e design sofisticato per conquistare e rafforzarsi nei mercati internazionali. In aiuto del nostro “made in Italy” dal 2023 c’è anche il il Fondo Strategico Nazionale del Made in Italy, istituito presso il Ministero dell’economia e delle finanze, con una dotazione iniziale di 700 milioni di euro per l’anno 2023 e di 300 milioni di euro per l’anno 2024. Le finalità di questo nuovo Fondo sono principalmente il supportare la crescita, il sostegno, il rafforzamento e il rilancio delle filiere strategiche nazionali. I primi segnali di positività di questo strumento già si vedono, ma si è ancora in attesa di sapere se è in previsione un nuovo stanziamento economico o se si sarà trattato di un intervento spot. L’internazionalizzazione offre, come abbiamo già accennato, vantaggi significativi alle imprese italiane, come l’accesso a nuovi mercati, la diversificazione dei rischi e l’opportunità di collaborazioni internazionali. Una internazionalizzazione che è stata aiutata, e non poco, anche dalla digitalizzazione, che ha giocato un ruolo importante nell’espansione internazionale delle imprese italiane, offrendo nuove vie per la promozione dei prodotti e per raggiungere un pubblico globale. Un suo freno invece è ancora rappresentato dalle barriere linguistiche, normative e culturali che le imprese italiane devono affrontare per avere successo nei mercati esteri senza compromettere la propria identità e qualità.

Investire sull’internazionalizzazione rappresenta, oggi più che mai, un’opportunità significativa per le imprese italiane, ma diventa necessario trovare un equilibrio tra l’espansione globale e la preservazione dei valori intrinseci del “Made in Italy”. Solo così possiamo tenere alta la bandiera del “made in Italy” per mantenere, e perché no aumentare, la riconosciuta eccellenza dei nostri prodotti nel panorama internazionale.

Massimo Maria Amorosini

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