Non si sono ancora spenti i riflettori sul provvedimento epocale e coraggioso approvato in Consiglio dei ministri sulla separazione delle carriere dei magistrati, giudici o pubblici ministeri, che vorrei soffermarmi su un’altra grande stortura che si perpetua nel campo della giustizia nel nostro Paese. L’assurdità dell’onere della prova. Buonsenso ci porta a pensare, anche supportati dai principi del diritto penale, che l’onere della prova dovrebbe spettare a chi accusa, a chi ritiene che il cittadino abbia compiuto atti che devono essere sanzionati e puniti, ovvero al pubblico ministero. Ma sappiamo come il buonsenso non sempre trova applicazione, ed è tanto vero che, in diverse situazioni e contesti, l’onere della prova si ribalta, gravando sull’accusato e non su chi accusa. Siamo di fronte ad una vera e propria ingiustizia, che mette in discussione, se non addirittura calpesta, i diritti fondamentali ed i principi di un equo processo. Anche gli appassionati di serie crime o di film polizieschi sanno che la presunzione di innocenza è un principio cardine del diritto penale moderno, perché ogni individuo è considerato innocente fino a prova contraria. E questa prova è compito dell’accusa dimostrarla per avere la certezza della colpevolezza dell’imputato oltre ogni ragionevole dubbio. Ma purtroppo la realtà supera la finzione cinematografica, ed è quello che succede in Italia dove ci sono situazioni in cui l’onere della prova ricade ingiustamente sull’accusato. E’ il caso dei reati tributari. Quando si è in presenza di ipotesi di tali reati, è l’imputato a dover dimostrare la propria innocenza, fornendo prove a discolpa per confutare le accuse a lui imputate. Siamo di fronte ad un paradosso giuridico, perché si costringe l’accusato a dover cercare di provare la propria estraneità ai fatti contestati, dimostrare l’assenza del reato. Questo compito la gran parte delle volte diventa estremamente difficile e spesso ingiusto. Un altro esempio in cui l’onere della prova si ribalta è quello dei reati ambientali. In questi casi gli imputati, che di solito sono gli imprenditori o i responsabili aziendali, vengono chiamati a dimostrare che le attività da loro poste in essere non hanno causato danni ambientali, cioè si parte da una sorta di colpevolezza presunta, dove l’imputato è considerato responsabile fino a prova contraria. In tutti i casi di inversione dell’onere della prova, la più grande assurdità è rappresentata dalla richiesta di esibire documentazione, a riprova della propria estraneità ai fatti, oltre i termini di conservazione legale, che generalmente sono di cinque o dieci anni. E’ prassi consolidata chiedere agli imputati di produrre documenti contabili o fiscali che non sono più obbligati a conservare per legge. Dico per legge e lo sottolineo. Siamo di fronte ad una richiesta senza senso logico e irragionevole, che mette l’imputato in una posizione impossibile perché chiamato a dimostrare la propria innocenza con documenti che, legittimamente, non è più tenuto a possedere. Inoltre, questa pratica contraddice le normative vigenti sulla conservazione dei documenti, creando una situazione in cui l’imputato deve difendersi da accuse con strumenti che non ha. Capiamo da ciò come l’inversione dell’onere della prova porta con sé diverse conseguenze negative, a partire dal non rispettare il diritto fondamentale di ogni cittadino a ricevere un equo processo. Siamo al paradosso che l’imputato, che dovrebbe essere protetto dalla presunzione di innocenza, si trova in una posizione di assoluto svantaggio, con conseguenze psicologiche devastanti, e costretto a difendersi da accuse che dovrebbero essere provate dall’accusa. Una delle immediate conseguenze a questa grave anomalia giudiziaria, è il fatto che molti imputati, stante la difficoltà nel fornire prove di innocenza di cui non si dispone più, tendono ad optare per il patteggiamento o a subire condanne ingiuste, piuttosto che affrontare un processo lungo e assai costoso che distrugge ogni cosa, a partire dal credere in una giustizia giusta. Siamo riusciti ad iniziare, anche se tra mille difficoltà, una riforma della giustizia in Italia, adesso diventa importante continuare sulla strada delle riforme e partendo proprio da una riforma profonda in merito all’onere della prova per riportarla nelle mani dell’accusa e garantire un processo equo e giusto.
Facciamolo, e così facendo tuteleremo i diritti fondamentali di ogni individuo e i cittadini torneranno ad avere fiducia nel sistema giudiziario.
Massimo Maria Amorosini