22.1 C
Roma
18 Giugno 2025
Massimo Maria Amorosini
Editoriale

Lasciamoli lavorare

Sempre più spesso le donne e gli uomini delle forze dell’ordine si trovano in una posizione paradossale. Invece di essere riconosciuti come difensori della sicurezza pubblica, finiscono sul banco degli imputati per aver svolto il proprio lavoro.

È una condizione che mina il ruolo stesso delle istituzioni e mette in discussione le basi del vivere civile.

Non dimentichiamoci che le forze dell’ordine sono composte in gran parte da giovani, uomini e donne che decidono di servire lo Stato nonostante stipendi spesso inadeguati.

Parliamo di professionisti che mettono il bene comune davanti alla propria sicurezza, affrontando quotidianamente situazioni di stress elevato e tensione.

Eppure troppo spesso, per aver agito in modo tempestivo e deciso, rischiano di trovarsi indagati o, peggio, bersaglio di campagne mediatiche che li dipingono come colpevoli. Uno degli aspetti più inquietanti di questa storia è l’inversione delle parti.

Chi infrange la legge viene talvolta trattato come una vittima, mentre i tutori dell’ordine finiscono al centro di critiche e processi.

Questi episodi non solo minano la loro credibilità, ma rischiano di scoraggiare un impegno che richiede coraggio e dedizione. Insulti, aggressioni fisiche, e persino lanci di pietre o molotov sono diventati episodi frequenti durante manifestazioni o interventi sul campo.

L’ostilità verso le forze dell’ordine non si limita più a una minoranza, ma sembra trovare sempre più spazio, alimentata da un clima generale di sfiducia verso le Istituzioni che, purtroppo, viene fomentata anche da alcune parti politiche.

Se non si interviene con fermezza per sostenere i nostri tutori dell’ordine, il rischio è di trovarci in una società dove nessuno si sentirà più in dovere di intervenire.

La paura di essere accusati o perseguiti potrebbe scoraggiare i servitori dello Stato dal fare il loro lavoro.

Inseguire un criminale, fermare un sospetto, o arrestare un colpevole potrebbe diventare un atto eroico anziché una normale prassi operativa.

È fondamentale che cittadini e forze politiche uniscano le proprie voci in una condanna unanime contro chi vilipende, offende o aggredisce le forze dell’ordine.

Difendere questi uomini e donne significa difendere lo Stato e il principio di legalità.

Occorre un cambio di rotta immediato.

È necessario ricordare e riaffermare da che parte stare, dalla parte della legge, della sicurezza e del rispetto reciproco.

Solo così possiamo garantire ai nostri figli una società giusta, sicura e fondata su valori condivisi.

Non lasciamo che chi è chiamato a difenderci sia costretto a scegliere tra il proprio dovere e la propria incolumità.

Sosteniamo i tutori dell’ordine e difendiamo il futuro della nostra società.

E per farlo, lasciamoli lavorare.

 

Articoli Correlati

Editoriale n°14 – Gennaio 2022

Massimo Maria Amorosini

Editoriale n°3 – Febbraio 2021

Massimo Maria Amorosini

Halloween: influenze globali e perdita delle tradizioni italiane

Massimo Maria Amorosini