La crisi mediorientale, al centro dell’attenzione globale, ruota attorno a questioni storiche, politiche e religiose che da decenni alimentano tensioni.
Il Diritto di Esistenza di Israele, Gaza, Iran e il Ruolo dell’Italia
Al cuore del conflitto vi è il diritto di esistenza di Israele, riconosciuto dalla comunità internazionale nel 1948 con la risoluzione ONU 181, ma contestato da diversi attori regionali, in particolare da Iran e da gruppi come Hamas a Gaza.
Le recenti escalation, culminate nell’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 e nelle ritorsioni tra Israele e Iran, hanno riacceso il dibattito internazionale, coinvolgendo potenze come Stati Uniti, Unione Europea e Russia. In questo contesto, l’Italia si trova a dover bilanciare il suo tradizionale ruolo di mediatore con gli interessi economici e strategici, affrontando potenziali ricadute sulla propria economia.
Il Diritto di Esistenza di Israele: Una Questione Irrisolta
Il riconoscimento di Israele come Stato ebraico è stato un punto di svolta post-Seconda Guerra Mondiale, ma ha generato un conflitto immediato con la popolazione araba palestinese, culminato nella Nakba del 1948, con l’esodo di circa 750.000 palestinesi. Da allora, il diritto di Israele a esistere è stato difeso da alleati come gli Stati Uniti, ma messo in discussione da Iran, che lo considera un’entità illegittima, e da Hamas, che ne nega la legittimità nel suo statuto. La narrazione israeliana sottolinea la necessità di sicurezza contro minacce esistenziali, mentre i critici accusano Tel Aviv di politiche espansionistiche, come gli insediamenti in Cisgiordania. Questa polarizzazione alimenta un ciclo di violenza che si riflette nelle tensioni attuali.
Gaza: Un Punto Critico di Instabilità
La Striscia di Gaza, controllata da Hamas dal 2007, è diventata un epicentro del conflitto. L’attacco del 7 ottobre 2023, con oltre 1.200 morti israeliani e 250 ostaggi, ha scatenato una risposta militare israeliana devastante, con oltre 41.000 vittime palestinesi secondo dati locali (fino a ottobre 2024). Il blocco imposto da Israele, aggravato dalla crisi umanitaria, ha portato a condanne internazionali e a iniziative come il corridoio marittimo di Cipro, supportato dall’UE. Le tensioni si sono amplificate con il coinvolgimento di Hezbollah in Libano e degli Houthi nello Yemen, tutti alleati iraniani, trasformando Gaza in un teatro di un conflitto regionale più ampio.
L’Iran e la Minaccia Nucleare
L’Iran rappresenta la sfida più significativa per Israele e l’Occidente. Le tensioni sono esplose nel 2024-2025 con attacchi missilistici reciproci, culminati nell’operazione israeliana del 13 giugno 2025 contro impianti nucleari iraniani, in risposta a minacce di Teheran. L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) ha segnalato un arricchimento dell’uranio vicino ai livelli per un’arma nucleare, alimentando le paure di un’escalation. Gli Stati Uniti, pur sostenendo Israele, hanno cercato di mediare, mentre l’Iran insiste sul suo diritto a un programma nucleare civile. Questa dinamica ha polarizzato la regione, con rischi di un conflitto su scala globale.
Il Ruolo dell’Italia: Mediazione e Diplomazia
L’Italia, con la sua posizione nel Mediterraneo e il contributo alla missione UNIFIL in Libano (oltre 1.000 militari), ha un ruolo strategico. Il governo Meloni ha condannato gli attacchi di Hamas e sostenuto il diritto di Israele alla difesa, ma ha anche premuto per un cessate il fuoco a Gaza, come ribadito da Tajani e Crosetto nelle audizioni parlamentari del 2024. Roma promuove una soluzione a due Stati, collaborando con l’UE e i Paesi arabi moderati (Egitto, Giordania). Tuttavia, la polarizzazione interna e l’approccio cauto riflettono un equilibrio difficile tra solidarietà con Israele e sensibilità verso la causa palestinese, complicato dalle relazioni con l’Iran.
Ricadute sull’Economia Italiana
La crisi mediorientale ha implicazioni economiche significative per l’Italia, dipendente dall’energia e dal commercio marittimo. L’aumento del prezzo del petrolio, salito del 10% dopo gli attacchi del 2025, colpisce le importazioni italiane, già sotto pressione per l’inflazione. Il Mar Rosso, vitale per il 12% del commercio globale, è stato destabilizzato dagli Houthi, aumentando i costi di trasporto e rallentando le esportazioni (soprattutto moda e meccanica). Secondo stime preliminari, le PMI italiane potrebbero perdere fino all’1,5% del fatturato annuo. Inoltre, il turismo, settore chiave, rischia cali per l’instabilità regionale, mentre la spesa militare per UNIFIL pesa sul bilancio pubblico.
Prospettive Future
Le prospettive dipendono dall’esito delle negoziazioni. Un cessate il fuoco a Gaza, supportato da un’intesa USA-Iran sul nucleare, potrebbe stabilizzare la regione, rafforzando il ruolo dell’Italia come mediatore. Tuttavia, un’escalation potrebbe spingere Roma a ospitare basi NATO, con costi economici e politici. L’UE, con il suo piano da 1,6 miliardi per la Palestina (2025-2027), offre un’opportunità per un impegno italiano, ma richiede una voce unitaria. Economicamente, diversificare le fonti energetiche e investire in resilienza logistica saranno cruciali per mitigare le ricadute.
Il Ruolo degli Stati Uniti: Interventismo e Cautela
Gli Stati Uniti giocano un ruolo cruciale, oscillando tra interventismo e cautela. Come principale alleato di Israele, forniscono supporto militare (es. il sistema Iron Dome) e diplomatico, con un impegno confermato dall’amministrazione Biden il 15 giugno 2025, dopo l’attacco iraniano. Tuttavia, l’interventismo è stato temperato da una strategia di contenimento per evitare un conflitto su larga scala, come evidenziato dal ritiro parziale delle truppe dal Medio Oriente nel 2024 per concentrarsi sulla Cina. La cautela si riflette nella mediazione per un cessate il fuoco a Gaza, con negoziati a Doha il 10 giugno 2025, e nell’appello all’Iran per un dialogo sul nucleare. Questa ambiguità genera tensioni con Israele, che accusa Washington di debolezza, e con i Paesi arabi, che chiedono una posizione più netta contro Tel Aviv. La bilancia tra sostegno a Israele e pressione per la de-escalation sarà decisiva per il futuro della regione.
Prospettive Future
Le prospettive dipendono dall’esito delle negoziazioni. Un cessate il fuoco a Gaza, supportato da un’intesa USA-Iran sul nucleare, potrebbe stabilizzare la regione, rafforzando il ruolo dell’Italia come mediatore. Tuttavia, un’escalation potrebbe spingere Roma a ospitare basi NATO, con costi economici e politici. L’UE, con il suo piano da 1,6 miliardi per la Palestina (2025-2027), offre un’opportunità per un impegno italiano, ma richiede una voce unitaria. Economicamente, diversificare le fonti energetiche e investire in resilienza logistica saranno cruciali per mitigare le ricadute.
La crisi mediorientale pone Israele di fronte alla sfida di legittimare la propria esistenza in un contesto di crescenti tensioni, mentre Gaza e l’Iran amplificano il rischio di un conflitto globale. L’Italia, con la sua diplomazia e vulnerabilità economica, deve navigare tra mediazione e pragmatismo. Il ruolo duale degli Stati Uniti, tra interventismo e cautela, sarà un fattore determinante, con l’auspicio che l’economia italiana possa resistere alle tempeste geopolitiche.
Franco Colombo
Presidente IRSEU