La funzione del sindacato ancorata a vecchie definizioni e paradigmi, così come nota maggiormente ai lavoratori delle grandi aziende ed in particolare a quelli che vi hanno operato fino agli anni ’80, si è progressivamente incancrenita. In particolare, le grandi strutture sindacali per mantenere le proprie posizioni di rappresentatività, si sono agganciate al carrozzone della politica e hanno assunto una posizione trasversale. Da un lato hanno acquisito un aspetto parapolitico, progressivamente sempre più integrato con le istituzioni e con i gangli governativi nazionali e regionali, dall’altro hanno via via perso di vista la tutela dei lavoratori e con essi le imprese moderne, legate a nuovi concetti evolutivi ed organizzativi.
Lo scollamento dalle nuove realtà aziendali è sicuramente attribuibile anche alla mancanza di “connessioni” con i futuri lavoratori i quali, sempre di più, puntano non al posto fisso ma ad un nuovo concetto di imprenditorialità e ad un nuovo modo di lavorare, fluido, moderno, flessibile nelle sue modalità operative ed evoluta rispetto a vecchie logiche fordiste o strutturalmente molto rigide. Ciò presuppone anche che si crei una cultura aziendale e lavorativa totalmente diversa rispetto al passato. Cultura non indotta dalla necessità di tutele di diritti calati dall’alto e misconosciuti ai lavoratori, ma profusa quale servizio in accompagnamento all’evoluzione dei modelli lavorativi aziendali in continuo cambiamento e a supporto nella necessaria contrattualistica delle nuove figure professionali e strutture aziendali.
Il contesto più appropriato da cui partire, ripartire o recuperare e dal quale, nel corso del tempo partiti e sindacati si sono allontanati, è di sicuro quello scolastico. I campi fertili in cui venivano piantati i primi semi di quelli che sarebbero poi stati i germogli e i virgulti di grandi figure politiche e sindacali, sono stati completamente abbandonati. Sono stati progressivamente abbandonati i percorsi formativi che nel corso del tempo hanno visto fiorire tante menti eccelse, le quali hanno condotto a grandi dibattiti e confronti su temi di interesse collettivo, talvolta anche in maniera dura e serrata, ma che hanno portato al vero sviluppo socio-culturale del Paese.
Pertanto il sindacato dovrebbe, sotto questo aspetto, rivisto in chiave moderna, spogliarsi dei vecchi logori cenci, ripercorrere strade già battute e rivestirsi di uno spirito di rinascita ripartendo proprio da quei primi consessi rappresentati dai tanti giovani studenti. In tali ambiti, una delle funzioni delle quali il sindacato dovrebbe riappropriarsi è quella di affiancare e supportare le menti più giovani, comprendendo il vero valore formativo, di guida e di assistenza a quei ragazzi che sempre più spesso si trovano proiettati dal mondo scolastico/universitario ad uno completamente loro estraneo, quello del lavoro.
A tal riguardo, sono da lodare le iniziative legate a percorsi di alternanza scuola/lavoro previsti dalla normativa, così come tutte le iniziative che prevedono collaborazioni strette tra imprese ed università, volte a preparare i giovani a percorsi integrati di studio e lavoro. Purtroppo, nel nostro Paese, questa cultura di integrazione è poco utilizzata dal mondo pubblico ma lasciata, quasi esclusivamente, all’iniziativa dei privati. I percorsi di alternanza, previsti per i ragazzi delle scuole pubbliche, sono sì significativi ed utili ad accendere la scintilla nelle menti di chi li percorre, ma troppo brevi e poco finalizzati ad un vero processo di apprendimento, per il quale dovrebbero essere predisposte azioni e percorsi più duraturi, concordati dai tutti i soggetti interessati: Istituzioni scolastiche, Aziende e futuri lavoratori.
Fabio Schirosi