Colf e badanti rappresentano un comparto da oltre un milione di lavoratori e per il loro aiuto gli italiani spendono tra i 9 e gli 11 miliardi all’anno. Purtroppo, quasi sempre, il rapporto di lavoro finisce in Tribunale. Ecco come scongiurare un lungo contenzioso.
Il comparto rappresentato dai collaboratori familiari è in forte espansione a causa soprattutto dell’invecchiamento della popolazione con almeno 75 anni, che ad oggi rappresenta il’13% del totale. E secondo i dati Inps, entro il 2030 in Italia il fabbisogno di badanti crescerà del 25%. Nel suo complesso, questa tendenza, considerando esclusivamente i rapporti denunciati all’INPS, comporta una spesa per gli Italiani non trascurabile che si aggira intorno ai 9 miliardi.
I lavoratori domestici sono tantissimi perlopiù donne, impegnate per il 42,4% come badanti e per il 57,6% come colf. Secondo i dati forniti da “Inps” e “Istat”, il 60% delle lavoratrici ha tra i 40 e i 60 anni. Oltre il 60% arriva dall’Europa dell’Est (soprattutto dalla Romania), il 18% dall’Italia, il 10% dall’Ucraina, il 7% dalle Filippine, il 5% dalla Moldavia. Negli ultimi anni, a causa della crisi economica che ha colpito il nostro Paese, è cresciuta la percentuale di lavoratrici domestiche italiane, di pari passo è scesa, invece, del 15% la percentuale delle donne dell’Est. Questa tendenza è aumentata in concomitanza con la Pandemia. La metà delle colf lavora al Nord, ma vi è una cospicua presenza anche al Centro e al Sud, dove la badante viene assunta soprattutto per sopperire alle carenze dei servizi assistenziali e sanitari. Infine, il 35% delle lavoratrici è convivente e di queste solo il 10% è rappresentato da italiane.
Dopo un primo periodo di inserimento in famiglia, i collaboratori familiari, diventano un aiuto prezioso anzi insostituibile; puliscono, cucinano, e si occupano delle persone anziane anche non autosufficienti, ci sostituiscono in tutti quei lavori che, spesso a causa del poco tempo, non riusciamo più ad espletare, diventando, praticamente, indispensabili.
Giorno dopo giorno colf, badanti e babysitter conquistano una posizione chiave in ogni casa trasformandosi negli “angeli del focolare”. Quando però, l’idilliaco rapporto si interrompe, anche se il datore di lavoro era convinto di essere pienamente in regola con il versamento dei contributi, di aver corrisposto puntualmente lo stipendio e tutti gli emolumenti concordati, si troverà di fronte ad una amara sorpresa e “l’angelo del focolare” si trasforma inesorabilmente in implacabile persecutore. L’interruzione del rapporto lavorativo, quasi sempre, dà vita a un vero e proprio calvario fatto di richieste economiche esorbitanti e di liti e contenziosi che si risolvono davanti ad un giudice con la soccombenza del datore di lavoro.
Tant’è vero che quando il rapporto di lavoro si interrompe, nella quasi totalità dei casi, la prima cosa che accade è quella di vedersi recapitare a casa, per conto dell’ex lavoratore una richiesta economica, non sempre fondata, ad opera di un legale con la richiesta di straordinari, ferie, tredicesime e TFR non pienamente corrisposti. Di solito le cifre richieste elaborate dagli ignari CAF e consulenti del lavoro basate sui racconti non sempre veritieri del lavoratore, presentate dal legale all’ignaro ex datore di lavoro, sono ingenti e quasi sempre le pressioni e lo stress inducono ad un patteggiando di cifre più o meno alte che, se i rapporti lavorativi fossero correttamente gestiti, a nessun titolo sarebbero spettate al lavoratore.
Le problematiche che causano la cessazione di questa tipologia di lavoro hanno un duplice aspetto, quelle sopportate dal datore di lavoro che risente della mancanza di competenze amministrative e burocratiche che riguardano il contratto di lavoro, la gestione delle buste paga, il TFR, i contribuiti, ecc. Inoltre, lamenta elevati costi di gestione (salario, tasse e contributi, vitto, alloggio, servizi aggiuntivi, ecc.). Di contro tra le problematiche contrattuali e di disagio sollevate da colf e badanti si riscontrano, un eccesso di mansioni, spesso oltre quanto stabilito sia in termini temporali che di impegno e che spesso prevedono anche una gestione medica. Ed è proprio su questi aspetti, in particolare quelli economici che incidono sulle differenze di retribuzione tra le ore di lavoro effettive e quelle denunciate, insieme al mancato versamento di contributi, che vertono la stragrande maggioranza delle cause.
Come fare, allora, per evitare di incappare in vertenze ed evitare così di dover sborsare migliaia di euro? In primis occorre ricordarsi che Il datore di lavoro non è un imprenditore né un commercialista e che facilmente potrà incappare in errori dovuti a disinformazione o superficialità o dovuti ad un sistema burocratico e farraginoso che considera chi assume alla stregua di un consulente del lavoro in grado di districarsi tra contributi, casse previdenziali, permessi, ferie, malattia e buste paga.
Per evitare di incorrere in una vertenza occorre seguire alcune regole generali: Innanzitutto occorre capire quali sono le reali necessità familiari e distinguere se occorre assumere semplicemente una colf oppure, con la presenza di una persona non autosufficiente, è necessario l’aiuto di una badante. Questa distinzione è fondamentale in quanto la maggior parte delle vertenze riguarda lo sconfinamento da un inquadramento a un altro.
Altra cosa da fare è studiare il contratto collettivo, con particolare riguardo ai minimi retributivi, le ferie e la malattia. Nel momento in cui si assume una lavoratrice domestica si diventa datori di lavoro, con tutti gli oneri connessi alla gestione del rapporto di lavoro.
Il lavoro domestico, per legge, può essere instaurato anche verbalmente ma sottoscrivere e registrare il contratto all’Inps permetterà di definire senza dubbio alcuno quale sarà la mansione, quali le ferie, cosa succede in caso di malattia ed il rapporto tra lavoratore e datore di lavoro sarà più chiaro.
Sebbene le buste paga, nonostante il contratto collettivo lo indichi, non siano obbligatorie per legge, riassumono tutte le condizioni economiche del lavoro, il dettaglio della malattia, straordinarie, ferie. Insieme al contratto garantiscono la piena tutela al datore di lavoro. E’ importante pagare i contributi sull’effettivo orario lavorativo utilizzando il bollettino che l’Inps invia al datore di lavoro.
Nonostante quanto indicato il rischio del “fai-da-te” non mette al riparo da problemi ed è solo questione di tempo ma la bomba con un ‘esplosione, più o meno grande, ci sarà.
La conclusione senza conseguenze della cessazione di un rapporto di lavoro dipende quasi sempre dalla sua impostazione iniziale. Sebbene sia possibile accordarsi anche senza mettere nulla per iscritto, la soluzione migliore è quella di stipulare un contratto, mettere nero su bianco tutto quanto previsto in termini di orari, mansioni, inquadramenti, diritti e doveri del lavoratore, pagare i contributi; tutto ciò non solo aiuta a impostare un rapporto di reciproca fiducia ma mette al riparo da possibili vertenze.
A questo proposito ci viene in contro il contratto collettivo di lavoro di colf e badanti, che regola tutti gli aspetti derivanti dal rapporto lavorativo e se regolarmente applicato e rispettato, mette al riparo, non solo il rapporto lavorativo, ma anche quello fiduciario che indubbiamente si instaura tra i soggetti coinvolti. Sebbene in Italia il 50% di colf e badanti lavora ancora in nero, la miglior soluzione per entrambe le parti è la regolarizzazione del rapporto lavorativo e della sua regolare applicazione, in quanto anche nell’oltre il milione di contratti regolari, una buona percentuale è grigia per via di sconfinamenti in varie categorie e ore di straordinario non retribuite. Queste zone d’ombra si trasformeranno inevitabilmente, non appena ottenuta la liquidazione, in una vertenza da parte dei lavoratori, i quali presentano una richiesta di differenze retributive che sarà difficile contrastare se non si hanno tutte le buste paga, contratti, prove e tutti gli elementi per difendersi.
La migliore e forse unica soluzione, quindi, è quella di evitare di improvvisarsi professionisti del settore lavoro, ma conviene affidarsi ad un esperto che possa, tener traccia di tutti i pagamenti e, annualmente, concordare con il lavoratore una verifica della situazione lavorativa in termini di orari, straordinari, pagamenti e quant’altro possa incrinare il rapporto lavorativo e fiduciario con il datore di lavoro.
Fabio Schirosi