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11 Ottobre 2024
Cresce il ruolo dei giovani, in tutti i settori culturali sia nella produzione che nella fruizione
Economia Lavoro e Previdenza

Cultura e giovani: l’importanza delle industrie culturali in Italia

Cultura e bellezza in Italia sono tratti identitari radicati nella società e nell’economia. Da qui il titolo del rapporto Io sono cultura, e grazie alla loro forte relazione con la manifattura hanno dato vita ad una delle più forti identità produttive del mondo, il made in Italy.

Industrie culturali e creative

Oggi le industrie culturali e creative sono tra i settori più strategici per facilitare la ripresa economica e sociale italiana.

Non solo perché i numeri dell’ultimo decennio dimostrano che parliamo di una fonte significativa di posti di lavoro e ricchezza ma anche perché sono un motore di innovazione per l’intera economia e agiscono come un attivatore della crescita di altri settori, dal turismo alla manifattura creative-driven ossia quella manifattura che ha saputo incorporare professionisti e competenze culturali e creative nei processi produttivi spesso orientati alla sostenibilità, traducendo la bellezza in oggetti e portando il made in Italy nel mondo.

Bellezza e cultura, quindi, sono parte del DNA italiano e sono alla base delle ricette made in Italy per la fuoriuscita dalle crisi.

La cultura è uno dei motori della nostra economia

Io sono cultura annualmente quantifica il peso della cultura e della creatività nell’economia nazionale.

I numeri dimostrano che la cultura è uno dei motori della nostra economia; lo studio propone numeri e storie ed è realizzato grazie al contributo di molte personalità di punta nei diversi settori.

La cultura per l’Italia è anche un formidabile attivatore di economia.

Una filiera, in cui operano soggetti privati, pubblici e del terzo settore che, nel 2023, cresce sia dal punto di vista del valore aggiunto (104,3 miliardi di euro, in aumento del +5,5% rispetto all’anno precedente e del +12,7% rispetto al 2019) che da quello dell’occupazione (1.550.068 lavoratori con una variazione del +3,2% rispetto al 2022, a fronte di un +1,8% registrato a livello nazionale).

Filiera complessa e composita

Una filiera complessa e composita in cui si trovano ad operare quasi 284 mila imprese (in crescita del +3,1% rispetto al 2022) e più di 33 mila organizzazioni non-profit che si occupano di cultura e creatività (il 9,3% del totale delle organizzazioni attive nel settore non-profit), le quali impiegano più di 22 mila e settecento tra dipendenti, interinali ed esterni (il 2,4% del totale delle risorse umane retribuite operanti nell’intero universo del non-profit).

Ma il “peso” della cultura e della creatività nel nostro Paese è molto maggiore rispetto al valore aggiunto che deriva dalle sole attività che ne fanno parte.

Cultura e creatività, in maniera diretta o indiretta, generano complessivamente un valore aggiunto per circa 296,9 miliardi di euro.

Il rapporto, presentato lo scorso 19 settembre e arrivato alla quattordicesima edizione, è realizzato da Fondazione Symbola, Unioncamere, Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne, Deloitte con la collaborazione dell’Istituto per il Credito Sportivo e Culturale, Fondazione Fitzcarraldo, Fornasetti e con il patrocinio del Ministero della Cultura.

Io Sono Cultura permette di analizzare l’evoluzione della filiera in termini di produzione di ricchezza e creazione di posti di lavoro.

Software e Videogiochi

Osservando le dinamiche della produzione nazionale dei settori culturali e creativi, continua la crescita del settore dei Software e Videogiochi, che si conferma il maggiore generatore di ricchezza della filiera con 16,7 miliardi di euro di valore aggiunto (il 16% dell’intera filiera, +10,5% rispetto al 2022) e con un incremento dei posti di lavoro di oltre 16 mila unità (il 13,1% della filiera, +8,7% rispetto al 2022).

I dati dell’intero mercato digitale italiano riflettono questa tendenza, evidenziando come la componente legata al mondo business abbia puntato sulla digitalizzazione come opportunità per migliorare la propria posizione competitiva.

Editoria e Stampa

Il secondo comparto per ricchezza prodotta e numero di occupati è quello dell’Editoria e Stampa, con valori rispettivamente pari a 11,5 miliardi di euro (l’11,1% della filiera, +2,7% rispetto all’anno precedente) e più di 196 mila addetti (il 12,7%, +0,7%).

Architettura e Design

Le attività dell’Architettura e Design generando 8,6 miliardi di euro (l’8,2% della filiera) incrementano la ricchezza prodotta del +6,6% rispetto all’anno precedente, crescita sensibilmente più importante per le società di architettura più strutturate e di maggiori dimensioni.

Da sottolineare, inoltre, come nel campo della valorizzazione del Patrimonio storico e artistico l’occupazione, che vale il 3,7% sull’intero sistema culturale, continua a crescere (+6,9%) e a recuperare, seppur non completamente, le perdite di posti di lavoro registrate dopo il 2019.

Dall’analisi territoriale, contrariamente agli anni precedenti, nel 2023 si evidenzia un Mezzogiorno in ripresa, grazie ad aumenti più rapidi rispetto ai valori medi nazionali: se la differenza è minima per il valore aggiunto (+5,7% anziché +5,5%), risulta più accentuata in termini di crescita di occupati (+4,0% rispetto ad una crescita media nazionale pari a +3,2%).

La maggior dinamicità del Sud del Paese di quest’ultimo anno è legata alla componente Core e, in particolare, ad alcuni comparti tra cui spiccano l’Architettura e il Design, l’Editoria e Stampa, le Performing Arts e Arti Visive così come le attività di Software e videogiochi.

In particolare spiccano gli incrementi della Calabria (+10,1% in termini di valore aggiunto e +6,8% per l’occupazione) e della Sardegna (+9,4% per valore aggiunto e +6,5% per numero di occupati), seppur si tratti di variazioni contenute in valore assoluto.

Tuttavia, rimane ancora ampia la distanza con il resto del Paese, in parte legata alla scarsa presenza delle province del Sud nelle Top20 dei territori che contribuiscono maggiormente a generare valore aggiunto e occupazione del Sistema Produttivo Culturale e Creativo.

Analizzando i dati relativi alle tipologie di contratto e alle modalità di lavoro dei dipendenti nel settore culturale e creativo, emerge una certa precarietà, seppure concentrata in specifici comparti.

In termini di durata del contratto, il sistema nel suo complesso presenta una quota di lavoratori con contratto a termine del 14,7%, leggermente inferiore alla media nazionale del 16,0%.

Tuttavia, all’interno del core cultura, la percentuale sale al 15,3%, mentre è più bassa nel settore creative driven con il 13,9%.

La precarietà appare più marcata nelle performing arts e arti visive (30,8%), nelle attività di valorizzazione del Patrimonio storico e artistico (23,9%) e nel settore dell’Architettura e design (20,2%).

Audiovisivo e musica

Al contrario, nel comparto di Audiovisivo e musica, i contratti a tempo determinato sono meno diffusi, con una percentuale dell’8,9%.

Guardando ai trend che attraversano i settori, assistiamo ad un consolidamento di alcune tendenze “post pandemiche” con qualche variazione. In primo luogo, la commistione tra cultura e digitale avanza in tutti i settori con un ruolo centrale dei social network (TikTok e Instagram soprattutto) nella veicolazione dei contenuti e nella conseguente definizione dei successi.

Tra gli effetti collaterali positivi c’è l’abbassamento dell’età media dei fruitori e dei protagonisti della filiera culturale e creativa.

E se l’innovazione digitale non interessa solo la fruizione, ma anche la produzione dei contenuti, molti settori della filiera oggi sono alle prese con le prime sperimentazioni volte a introdurre l’AI nei processi creativi, esplorandone opportunità e criticità.

Si passa da settori come quello dei videogiochi, in cui tecniche di machine learning sono ampiamente utilizzate per migliore l’esperienza di gaming (dal realismo del gameplay al dinamismo dell’ambiente di gioco) così come per automatizzare i compiti di sviluppo ripetitivi ad ambiti in cui il suo uso sperimentale si sta da poco diffondendo tra gli operatori, motivati dai vantaggi ottenuti in termini di personalizzazione dei contenuti, riduzione dei tempi di produzione e maggior capacità di ingaggio nelle diverse nicchie di mercato.

Questo avviene, ad esempio, nel mondo della progettazione, in cui l’AI sta ridefinendo settori del progetto come quelli del design o dell’architettura, e quelli della comunicazione, dove aziende e brand italiani stanno integrando proattivamente l’AI nelle strategie pubblicitarie.

Molto più lenta la penetrazione nell’audiovisivo, musica, radio, circoscritta agli aspetti più “tecnici” delle produzioni (scenografia e illuminotecnica nel mondo delle performing arts; editing, grafica, traduzioni, targhettizzazione e promozione nel mondo dell’editoria), altre volte quasi del tutto assenti (vedi l’arte contemporanea che preferisce tecniche consolidate e di più facile posizionamento).

Fino ad arrivare a settori come quelli del fumetto italiano in cui prevalgono i timori, in un segmento i cui punti di forza (tratto sporco, veloce, improvviso e standardizzato nella sua serialità) non riescono a trovare un equilibro nell’auspicabile sinergia tra intelligenza umana e artificiale.

Oltre all’avanzamento del digitale e delle nuove generazioni, numerosi settori della filiera sono accumunati dalla forte relazione con il turismo.

Fonte: Centro Studi Tagliacarne – Unioncamere, Fondazione Symbola, 2024

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