Una violenta esplosione al deposito ENI di Calenzano ha provocato 5 morti e 26 feriti, scatenando dolore e indignazione nella comunità locale e nel Paese intero. Secondo le prime ricostruzioni, la deflagrazione – avvenuta nella zona delle pensiline di carico delle autobotti – sarebbe stata innescata da vapori di idrocarburi che si sono infiammati durante le operazioni di rifornimento.
Tragedia annunciata?
La dinamica dell’incidente, al vaglio delle autorità inquirenti, evidenzia ancora una volta le criticità legate alla sicurezza nei luoghi di lavoro. Pur essendo in fase di accertamento le cause esatte, si ipotizza che l’esplosione sia partita dall’autocisterna in sosta sotto la pensilina. Il deposito – costruito negli anni ’50, quando l’area era scarsamente popolata – si trova oggi in una zona densamente antropizzata, sollevando interrogativi sull’adeguatezza della sua collocazione odierna.
La voce dei sindacati
In segno di lutto e di protesta, le federazioni di categoria hanno proclamato uno sciopero generale di 4 ore e una manifestazione a Calenzano, esprimendo vicinanza ai feriti e cordoglio alle famiglie delle vittime. La sicurezza sul lavoro, si ribadisce, è un diritto imprescindibile e non può essere messa in secondo piano da logiche di risparmio economico o di velocizzazione dei processi produttivi.
Appalti e subappalti sotto accusa
Uno dei temi centrali su cui insistono i rappresentanti dei lavoratori riguarda l’impatto che appalti e subappalti avrebbero sul mancato rispetto degli standard di sicurezza. Il timore è che, in un sistema frammentato e orientato al massimo ribasso, si possano generare falle nei controlli e nella formazione del personale.
Il ruolo delle istituzioni
Anche la Regione Toscana sottolinea l’urgenza di una revisione normativa che disciplini la collocazione di impianti industriali in aree densamente popolate. Il presidente regionale ha ricordato che, decenni fa, l’ubicazione del deposito poteva apparire idonea, mentre oggi il contesto urbano circostante richiede nuove valutazioni. Se l’esplosione avesse coinvolto i serbatoi di stoccaggio, le conseguenze potevano essere ancor più gravi, data la vicinanza a ferrovia e autostrada.
La richiesta di misure efficaci
La tragedia di Calenzano, come sottolineato da vari rappresentanti sindacali e istituzionali, non deve essere relegata a singolo episodio né derubricata a fatalità. La posta in gioco riguarda la dignità del lavoro e la necessità di impedire che simili incidenti possano ripetersi. Con la manifestazione in piazza e l’indizione dello sciopero, i lavoratori chiedono a gran voce un cambio di passo concreto: più controlli, più investimenti in sicurezza e una pianificazione territoriale che tenga conto della trasformazione urbanistica e delle tutele indispensabili nei siti industriali sensibili.
Le indagini, intanto, proseguono. Nel frattempo, la comunità e il mondo del lavoro si stringono attorno ai familiari delle vittime e ai feriti, nella speranza che questa tragedia diventi un monito per un rinnovato impegno collettivo.