Nel discorso di apertura del G20 Conference on Women’s Empowerment che si è svolto a fine agosto a Santa Margherita Ligure il premier Mario Draghi ha dichiarato: “Il G20 deve fare tutto il possibile per garantire che le donne afghane mantengano le loro libertà e i loro diritti fondamentali, in particolare il diritto all’istruzione. Le conquiste raggiunte negli ultimi vent’anni devono essere preservate. (…) L’Italia è pienamente impegnata nella lotta contro le disuguaglianze di genere e riteniamo che il G20 possa svolgere un ruolo fondamentale nel sostenere le donne in tutto il mondo. Ci vogliono misure concrete sul lavoro: ogni talento femminile sprecato è una perdita per tutti. Si rischia di tornare indietro di 20 anni, le conquiste vanno preservate”.
Quello del protagonismo delle donne, dell’uguaglianza di genere e dell’empowerment femminile sono temi trasversali su cui si basa lo sviluppo sostenibile, che suscita fervido interesse con vivaci dibattiti a tutti i livelli, sui quali attualmente si confrontano la società civile, le istituzioni, le università, il mondo del lavoro. Dobbiamo quindi farci (pro)motori di un cambiamento nel trend di sviluppo del Paese, partecipare e impegnarsi in modo sinergico e condiviso per realizzare gli obiettivi di inclusioni e coesione sociali. Perché “è tempo di mettere convintamente le donne al centro delle nostre scelte strategiche, ed è il tempo di condividere le nostre strategie e dare basi solide e comuni alla parità di genere”, ha commentato la ministra per le pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti. “Affinché le donne possano cogliere tali opportunità è però fondamentale scardinare i molti stereotipi che ancora oggi penalizzano il mondo femminile e incentivare l’affermazione di una partecipazione delle donne, piena e senza barriere. Abbiamo bisogno di valorizzare la leadership delle donne e accelerare sull’imprenditoria femminile. Abbiamo l’opportunità, e credo anche la responsabilità, di cimentarci in uno sforzo congiunto per la creazione di un’agenda per la parità di genere a livello globale, che veda la convergenza di attori istituzionali pubblici, del settore privato e della società civile su obiettivi misurabili. In un’ottica post-pandemica, l’empowerment delle donne resta una questione di diritti ma è anche una opportunità inedita di sviluppo e di ripartenza sostenibile per tutte e tutti”.
Al centro la capacità della singola donna come individuo e dell’insieme delle donne di determinare un cambiamento personale oltre a quello sociale, politico e istituzionale: “le donne posseggono in sé la metà delle risorse umane del pianeta, eppure le energie femminili sono il potenziale ancora inespresso, sono le forze non ancora messe in campo nelle nostre società. È a beneficio di tutti che dobbiamo mettere le donne nelle condizioni di diventare protagoniste alla pari. Il G20, con il suo respiro globale, è il consesso ideale per un obiettivo così ambizioso”.
LA CONDIZIONE DELLE DONNE È UN INDICATORE DEL LIVELLO DI SVILUPPO SOCIALE DEL PAESE
La parità di genere, dunque, per la ministra per le Pari opportunità non è solo “una questione di diritti” ma è anche condizione imprescindibile per un mondo prospero, “una opportunità inedita di sviluppo e di ripartenza sostenibile per tutte e tutti”. Una più equilibrata rappresentanza di donne e uomini nei contesti sociali e non solo è anche garanzia di un migliore funzionamento dell’organizzazione pubblica, in un’ottica democratica ed inclusiva, ma anche di giustizia collettiva perché influenza la costruzione e la distribuzione, da un lato, delle risorse finanziarie e materiali e, dall’altro, ridefinisce le priorità in un’ottica di genere ragionata e consapevole.
La pluralità di interventi messi in campo ha consentito alla società di porre in essere cambiamenti nell’ordine sociale, di apportare importanti correttivi e finanche di trasformare il modo percepire e vivere la realtà femminile. Molto si è fatto a livello globale per una costante sensibilizzazione rispetto al ruolo fondamentale delle donne, a quanto la loro forza e la loro intelligenza possano dare per migliorare il nostro modo di vivere e percepire la realtà.
E in questo la storia può aiutarci a comprendere e ricordare il cammino compiuto dalle istituzioni.
A livello globale tanto si sta continuando a fare nel senso di una sempre maggiore sensibilizzazione rispetto al ruolo fondamentale delle donne, a quanto la loro forza e la loro intelligenza possano dare per migliorare il nostro modo di vivere e percepire la realtà.
Ciò non toglie che sul piano culturale e sociale deve essere fatto ancora moltissimo lavoro per eliminare le convinzioni, gli stereotipi, i luoghi comuni esistenti e persistenti. Sulle pari opportunità si sprecano generalizzazioni del tipo “le posizioni si conquistano, e si assegnano per meritocrazia e capacità, talento, non per quote di genere”: sono argomenti retorici che non danno conto della lentezza con cui vengono riconosciute la partecipazione e rappresentanza femminile.
Per realizzare una consapevolezza sempre maggiore nella società civile dell’empowerment del e al femminile è necessario un cambiamento di visione e di paradigma culturale: si impone il promuovimento e l’acquisizione di una differente visione della figura femminile non in termini di “ruolo della donna” ma in quanto donna, punto.
PER AFFRONTARE LE NUOVE SFIDE E’ FONDAMENTALE L’EMPOWERMENT FEMMINILE
L’empowerment femminile è motore di inclusione, uno strumento per combattere le disuguaglianze favorendo crescita, sviluppo ed emancipazione.
E la pianificazione di una rapida ripresa economica del nostro Paese passa anche attraverso il principio di inclusività. La partecipazione delle donne nella leadership a tutti i livelli decisionali istituzionali, politici, sociali, aziendali, la dimensione femminile e la diversità sono leve e punti di forza importanti per affrontare le nuove sfide globali, a iniziare dallo sviluppo sostenibile e dalla salvaguardia dell’ambiente.
Nella nostra realtà economica il percorso verso la parità è stato, e continua ad esserlo, discontinuo e difforme se declinato nell’ambito dell’occupazione: dobbiamo creare un miglior equilibrio tra vita lavorativa e familiare e riconoscere il lavoro dalle stesse svolto e non pagato. Le donne devono essere poste nelle condizioni di poter scegliere chi essere ed avere l’effettiva libertà di condurre uno stile di vita corrispondente a quel che vogliono essere/fare.
Il glass ceiling della parità di genere si deve superare sostenendo ed incentivando una piena ed equa partecipazione delle donne all’attività economica così da correggere i forti squilibri di genere nell’area della salute, educazione, inclusione digitale, finanziaria, lavorativa, proteggere i redditi, assicurare la possibilità di fare la carriera e la leadership, supportando l’imprenditoria femminile.
Le donne competenti, mamme, mogli/compagne, lavoratrici non sono solo un volano per se stesse ma sono un motore di crescita e sviluppo sociale.
Se negli ultimi decenni l’Italia era riuscita a ridurre il gap di genere, post Covid il tasso di occupazione femminile sta facendo inaccettabili passi indietro e l’esigenza prioritaria di tutti deve essere quella di invertire subito questa tendenza.
Secondo i dati ISTAT tra gennaio 2020 e il numero delle donne con un’occupazione lavorativa è sceso: ecco allora che per promuovere la crescita socio-economica e la sostenibilità a lungo termine occorre dare impulso al lavoro femminile e ridurre il gap di partecipazione delle donne all’economia, fornire incentivi e sostegni per incentivare l’occupazione femminile di qualità, retribuita in modo equo, senza disparità di genere, rimuovendo le barriere culturali che limitano l’accesso delle donne alle materie Stem e a posizioni di leadership.
Le leggi in tema di tutela, valorizzazione ed empowerment delle donne, al fine di eliminare le disfunzioni esistenti, sono necessarie ma non sufficienti, occorre poi attuarle, eliminando le barriere istituzionali e le norme sociali che discriminano. Amor di prudenza porta a “modulare” l’ottimismo ben sapendo che il lavoro da fare è tanto e che nel prossimo futuro molto bisognerà fare acchè gli impegni assunti per l’empowerment delle donne venga tradotti in iniziative concrete. I proclami di adesione fine a se stessi non servono a nulla.
Gli impegni in tema di parità salariale sul lavoro, sostegno all’occupazione delle donne, sostegno alle attività di cura e asili nido e tempo pieno a scuola sul nostro territorio non devono rimanere mere dichiarazioni di intenti: la partita è ancora tutta da giocare sulla strada dei cambiamenti perché è attraverso le azioni in campo e le strategie lungimiranti che si può innescare un vero cambiamento culturale. Le donne hanno una consapevolezza e una ferma volontà di far sì che le “quote rosa” diventino solo più un retaggio del passato e che vengano scelte unicamente per meritocrazia e non già per il loro sesso. Il raccontare di leadership al femminile, di quel mondo di donne che ce l’hanno fatta e che non smettono di avere aspirazioni e obiettivi, il parlare di donne attraverso le donne può essere di supporto a quel “cambio di mentalità” che è fondamentale per riuscire a superare ogni ostacolo, diffidenza, preconcetto.
Ed allora, come diceva Rita Levi Montalcini, “pensate al futuro che vi aspetta, pensate a quello che potete fare, e non temete niente”.
Paola Francesca Cavallero