Il Reddito di cittadinanza è innanzitutto una misura di politica attiva del lavoro ma al contempo di contrasto alla povertà, all’esclusione sociale, di un sostegno economico a integrazione dei redditi familiari; si tratta, di fatto, della sottoscrizione di un patto che viene stipulato tra lo Stato, che mette a disposizione della persona senza lavoro degli aiuti economici e il disoccupato che dovrebbe contraccambiare con una partecipazione a un percorso di reinserimento lavorativo e sociale sottoscrivendo, appunto, un patto finalizzato attraverso un percorso personalizzato di inserimento lavorativo e di inclusione sociale (DL 4/20196).
Tale misura, come dichiarato anche dal Premier Draghi, così come concepita, invece di generare un processo virtuoso di reinserimento, ha prodotto una leva negativa, disincentivante, che ha prodotto notevoli problemi, in particolar modo alle aziende che si avvalgono dei lavoratori stagionali, favorendo di fatto il lavoro in “nero”. Il Premier a tal proposito ha dichiarato: “Condivido il principio del reddito di cittadinanza, ma bisogna che abbia un’applicazione che sia esente da abusi e non sia d’intralcio al funzionamento del mercato del lavoro”.
La stretta e le possibili nuove regole già annunciate dal governo, dopo il via libera alle proposte di modifica date dal comitato scientifico, sono passate attraverso il Parlamento che le ha inserite nella legge di bilancio.
Pertanto, la manovra recentemente approvata, pur rifinanziando tale misura, apporta dei sostanziali correttivi. Ad esempio, vengono introdotti dei controlli ex-ante ed applicata una stretta su quelli effettuati ex-post, inoltre, viene introdotto un meccanismo per favorire la ricerca di un lavoro da parte di chi percepisce l’agevolazione.
Dopo un semestre, per gli “occupabili” il sostegno sarà decurtato di cinque euro al mese ma solo per quelle famiglie nelle quali sia presente almeno un componente “occupabile”. La riduzione non dovrebbe essere applicata alle famiglie in cui tutti i componenti sono “inoccupabili” o fino a quando c’è un componente sotto i tre anni, con disabilità grave o non autosufficiente. Non dovrebbero toccati gli assegni di importo pari o inferiore a 300 euro.
Inoltre, mentre prima al percettore del Reddito di cittadinanza era data la possibilità di rifiutare tre proposte di lavoro, con la riapprovazione della misura, dopo il rifiuto di due offerte lavorative, l’aiuto economico da parte dello Stato decade completamente.
Oltre al rifiuto di due proposte di lavoro, il Rdc potrebbe decadere anche nel caso in cui un beneficiario, se convocato, non si presenti al centro per l’impiego. Allo studio vi è la possibilità che queste procedure possano essere espletate oltre che dai centri per l’impiego anche dalle APL private. Vengono riviste anche le tipologie di reato per i quali scatta l’immediata revoca o per i quali, dall’approvazione del rifinanziamento, non sarà possibile effettuare le nuove richieste.
La legge di bilancio prevede l’inserimento della possibilità di sospensione temporanea di tale sussidio nel caso in cui il beneficiario inizi a lavorare. Nel caso in cui il lavoratore dovesse perdere il lavoro è prevista la possibilità di riattivarlo. Opportunità inserita per tener conto soprattutto per i lavoratori con contratto a tempo determinato.
Per potervi accedere è previsto l’invio di una domanda che, diversamente da quanto accadeva precedentemente, non potrà essere inviata senza essere corredata della dichiarazione di immediata disponibilità rilasciata dai Centri per l’impiego.
Al fine di evitare che il sussidio vada a beneficiari che non ne hanno diritto, sono stati potenziati anche i controlli che saranno posti a carico di soggetti diversi. I Comuni dovranno effettuare controlli anagrafici, di residenza e di soggiorno, preventivi e successivi entro 90 giorni ed in caso di inadempienza rischiano il danno erariale. Saranno potenziate le verifiche da parte dell’Inps sui requisiti patrimoniali indicati nella DSU (Dichiarazione Sostitutiva Unica) da chi richiede la prestazione con particolare attenzione ai beni posseduti all’estero. In ultimo, gli elenchi con i percettori attuali saranno inviati al Ministero della Giustizia per la verifica della presenza di condannati con sentenza definitiva.
Fabio Schirosi