Il Patronato è un Ente dedito alla tutela delle fasce sociali più deboli e alla stregua di altri enti, associazioni o società quali, CAF, sindacati o altri istituti, per le proprie funzioni, opera da intermediario tra l’utenza e gli Enti previdenziali (INPS, INAIL, etc.).
Diversamente da quanto accaduto per tutti gli altri intermediari, la normativa riguardante il Patronato è ferma al 2001 e ciò ha comportato un disallineamento interpretativo ed operativo tra quanto previsto da una norma ormai vetusta, l’evoluzione tecnologica e i mutamenti dello stato sociale e dello stato di diritto.
Durante i processi operativi, tale arretratezza normativa si traduce, in maniera pressoché automatica, in una radicale riduzione della possibilità di accesso ai propri diritti a fasce di popolazione che, già normalmente, hanno difficoltà ad ottenere.
Tutti gli attori coinvolti in tali processi, siano essi operatori di Patronato che ispettori degli Enti previdenziali e di controllo, agiscono in un sistema anacronistico anche rispetto alla evoluzione tecnologica. Mentre gli altri operatori e persino gli Enti di riferimento si sono adeguati tecnologicamente (la P.A. con lo SpID e le numerose applicazioni su cellulari e smartphone che ne facilitano l’accesso agli atti; la firma elettronica per la sottoscrizione dei documenti e la conservazione sostitutiva degli atti, volta alla riduzione dello spreco di carta e dello snellimento burocratico, anche grazie a processi di gestione ed archiviazione già da tempo attivati da CAF ed Agenzia delle Entrate; la firma elettronica avanzata per la sottoscrizione dei contratti assicurativi e così via) i Patronati finora sono rimasti fuori da qualsiasi di queste innovazioni.
Tali tecnologie, pur non rappresentando un aggravio di costi, perché già presenti nelle P.A. e nelle sue diramazioni e, ad oggi, alla portata di tutti gli utenti, sono totalmente inutilizzate nei processi operativi per la comunicazione tra utenti, Patronati ed Enti preposti. Anche sulla base delle consolidate esperienze delle altre componenti della P.A. è facilmente intuibile come la loro introduzione permetterebbe a tutti gli attori notevoli vantaggi; agli assistiti di usufruire di processi semplificati, lineari ed agili e con risposte a portata di clic; ai Patronati l’ottimizzazione dei processi operativi, una sensibile riduzione di costi e l’ottenimento dei riconoscimenti dovuti nelle tempistiche già previste per qualsiasi altro intermediario; agli Enti previdenziali e Ministero del Lavoro darebbero la possibilità di effettuare controlli in tempo reale delle pratiche inviate, al contrario di quanto avviene attualmente, ad opera di ispettori che le effettuano ex post e conseguentemente, di poter emettere le anticipazioni, non più basate su dati presuntivi e metodi di calcolo anacronistici ma, esclusivamente su dati effettivi.
Il giorno in cui tali tecnologie venissero applicate, i cittadini, in particolare i disabili o coloro che anche solo per questioni geografiche avessero difficoltà a recarsi presso gli sportelli, potrebbero interagire direttamente con i Patronati, senza necessariamente recarvisi di persona. Con una semplice videochiamata potrebbero interagire con gli operatori, firmare le richieste con firma elettronica avanzata (inserendo il codice inviato tramite smartphone) e vedere i risultati dell’invio delle pratiche in tempo reale, consultando un’app o un sito internet. Sembrano cose legate ad un lontano futuro ma la tecnologia per tutto ciò esiste ed è già pienamente in uso nella P.A. Bisognerebbe solo avere la volontà di utilizzarla.
Fabio Schirosi