Il rapporto dei Sindacati nei riguardi del Governo e delle istituzioni va distinto in due rami: uno è il rapporto con le istituzioni e l’altro è quello con i Partiti. Pur avendo la stessa radice, negli ultimi decenni si è dimostrato che tali rapporti, particolarmente in Italia, si sono sviluppati su rami distinti ma con vigore differente. Il rapporto con la politica e le istituzioni è particolarmente robusto, quello con i Partiti – che raccolgono sempre minor consenso, lo è molto meno.
Nonostante una progressiva riduzione dello strumento della concertazione collettiva che ha generato una forte influenza intorno alle politiche pubbliche, il rapporto tra istituzioni e la triplice rimane saldo. La rarefazione della concertazione ha raggiunto il suo apice con il governo Monti che escluse perentoriamente il confronto con le organizzazioni sindacali. Di tutte le altre organizzazioni sindacali non confederate, seppur territorialmente molto rappresentativi, vengono invitati ai tavoli governativi.
Tuttavia, l’osmosi tra le organizzazioni sindacali e i poteri pubblici è sempre avvenuta. Se è pur vero che l’accesso dei Sindacati alla definizione di politiche di carattere generale ha incontrato maggiori resistenze, per difendere sé stesso come organizzazione, i Sindacati confederali o maggioritari, per riprodursi e avere mezzi finanziari, hanno mantenuto una stretta relazione con le istituzioni. Questa situazione ha prodotto una progressiva inversione dei modelli interpretativi che sono alla base del rapporto tra Sindacati e politica, ovvero, mentre è emersa una dipendenza crescente dei Sindacati dalle risorse pubbliche, i Governi in carica cominciano a raccogliere consenso presso altri tipi di organizzazioni e non più solo dai Sindacati. Questa linea di tendenza, se da un lato pone basi di dialogo con nuovi interlocutori, dall’altro indebolisce il Sindacato, diminuendone i margini di elasticità e schiacciandolo verso rapporti di natura organizzativa e finanziaria, relegandolo in spazi già occupati da altri interlocutori.
Riguardo al rapporto con i Partiti, possiamo dire che si è avuto un cambiamento profondo a partire dalla cosiddetta Seconda Repubblica. Il rapporto simbiotico tra movimento sindacale è transitato in una fase nella quale i legami si sono molto allentati. Questa situazione, che si è progressivamente accentuata, è nata ed ha seguito le stesse dinamiche dell’impoverimento intellettuale e di leadership a cui i Partiti sono andati incontro. Le ideologie, una volta appannaggio dei grandi Partiti, sono state involontariamente trasferite o parzialmente inglobate dai Sindacati. Tale situazione ha determinato un profondo mutamento dei rapporti e di poteri tra i due soggetti creando una profonda frattura rispetto alla forte collaborazione che è stata determinante per una lunga fase della storia dell’Italia repubblicana.
Fabio Schirosi