Mancano i decreti attuativi e i soldi destinati al fondo per le politiche in favore delle persone con disabilità.
Parlando di persone con disabilità, si sottolinea come, In Italia, i cittadini riconosciuti tali, sono oltre 3 milioni e 150.000, come dire oltre il 5% della popolazione complessiva. Di questi, le persone anziane, ossia gli ultrasettantacinquenni, sono quasi un milione e mezzo, il resto sono cittadini in età scolastica o di lavoro, con la necessità di essere assistiti e tutelati proprio per vedersi assicurati i propri diritti.
Tra le persone disabili, sono le donne ad essere nella posizione ancora più svantaggiata. Purtroppo, oltre alle problematiche connesse alla disabilità esse, spesso (come ci viene fornito dalle statistiche) sono vittime di violenza fisica o sessuale e quindi, ancor di più meritevoli di tutela.
Una tutela che spesso non viene garantita per una serie di problemi che, in ragione della loro disabilità, questi cittadini, devono affrontare quotidianamente. Più specificatamente, i problemi che queste persone devono affrontare, possono essere racchiusi in due macro-argomenti: il primo di carattere economico; il secondo di carattere sociale.
Sfortunatamente, dal punto di vista finanziario, le famiglie in cui sono presenti persone con disabilità, quasi sempre, hanno un tenore economico più basso rispetto alle altre. Questo perché, i sostegni economici che vengono assicurati ai disabili sono, normalmente, largamente insufficienti e non adatti a garantire un tenore di vita adeguato.
Nel secondo gruppo di problemi sono racchiuse le difficoltà di inserimento nella vita sociale, costituite dalle barriere, siano esse di carattere sociale, così come fisiche e strutturali. Parlando, ad esempio, delle scuole italiane, pur se possiamo vantarci di essere al primo posto in Europa in quanto al sostegno all’istruzione fornito per i giovani disabili, da un recente studio si è constatato che solo una scuola su tre è accessibile ed appena il 2% di esse dispone di ausili senso-percettivi atti a consentire agli studenti con disabilità sensoriali di orientarsi all’interno del plesso scolastico.
Le cose non migliorano nel settore dei trasporti dove le difficoltà, legate agli spostamenti in autonomia, salgono enormemente. Infatti, solo il 14,4% riesce ad utilizzare i mezzi pubblici urbani, contro il 25,5% del resto della popolazione normodotata.
In questo quadro sociale è stata adottata la legge 22 dicembre 2021, n. 227. “Delega al Governo in materia di disabilità”, la quale, all’articolo 1 comma 1, stabilisce che:
“1. Il Governo è delegato ad adottare, ((entro il 15 marzo 2024)), nel rispetto dei principi e criteri direttivi di cui all’articolo 2, uno o più decreti legislativi per la revisione e il riordino delle disposizioni vigenti in materia di disabilità, sulla protezione delle persone con disabilità, al fine di garantire alla persona con disabilità di ottenere il riconoscimento della propria condizione, anche attraverso una valutazione della stessa congruente, trasparente e agevole che consenta il pieno esercizio dei suoi diritti civili e sociali, compresi il diritto alla vita indipendente e alla piena inclusione sociale e lavorativa, nonché l’effettivo e pieno accesso al sistema dei servizi, delle prestazioni, dei trasferimenti finanziari previsti e di ogni altra relativa agevolazione, e di promuovere l’autonomia della persona con disabilità e il suo vivere su base di pari opportunità con gli altri, nel rispetto dei principi di autodeterminazione e di non discriminazione.”
Il comma 5 definisce che: “I decreti legislativi di cui al comma 1 intervengono, progressivamente nei limiti delle risorse disponibili, ivi comprese quelle del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), nei seguenti ambiti:
- a) definizione della condizione di disabilità nonché revisione, riordino e semplificazione della normativa di settore;
- b) accertamento della condizione di disabilità e revisione dei suoi processi valutativi di base;
- c) valutazione multidimensionale della disabilità, realizzazione del progetto di vita individuale, personalizzato e partecipato;
- d) informatizzazione dei processi valutativi e di archiviazione;
- e) riqualificazione dei servizi pubblici in materia di inclusione e accessibilità;
- f) istituzione di un Garante nazionale delle disabilità;
- g) potenziamento dell’Ufficio per le politiche in favore delle persone con disabilità, istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri”.
Per ottenere questo scopo, il Comma 3, precisa che: “Il Governo, nella predisposizione dei decreti legislativi di cui al comma 1, assicura la leale collaborazione con le regioni egli enti locali e si avvale del supporto dell’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità”.
A tal fine, come sottolinea l’articolo 2 comma 1, si dovrà arrivare alla: “adozione di una definizione di «disabilità» coerente con l’articolo 1, secondo paragrafo, della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità,” che definisce persone con disabilità: “coloro che presentano durature menomazioni fisiche, mentali, intellettive o sensoriali, (menomazioni) che, in interazione con barriere di diversa natura, possono ostacolare la loro piena ed effettiva partecipazione nella società sulla base di uguaglianza con gli altri”.
L’articolo 2 al punto 4 stabilisce “l’affidamento a un unico soggetto pubblico dell’esclusiva competenza medico-legale sulle procedure valutative, garantendone l’omogeneità nel territorio nazionale e realizzando, anche a fini deflativi del contenzioso giudiziario, una semplificazione e razionalizzazione degli aspetti procedurali e organizzativi del processo valutativo di base, anche prevedendo procedimenti semplificati di riesame o di rivalutazione, in modo che siano assicurate la tempestività, l’efficienza e la trasparenza e siano riconosciute la tutela e la rappresentanza della persona con disabilità, in tutte le fasi della procedura di accertamento della condizione di disabilità, garantendo la partecipazione delle associazioni di categoria”.
In altri termini, in futuro, non ci saranno più le commissioni delle Asl ad effettuare la valutazione delle condizioni di disabilità, ma questa sarà affidata esclusivamente alle commissioni mediche dell’INPS.
In una prospettiva più ampia e destinata a migliorare le prospettive di vita delle persone con disabilità, lo stesso articolo al comma 7 prevede “che sia garantita comunque l’attuazione del progetto di vita individuale, personalizzato e partecipato, al variare del contesto territoriale e di vita della persona con disabilità, mediante le risorse umane e strumentali di rispettiva competenza degli enti locali e delle regioni”.
Per realizzare questo progetto di vita individuale, o per meglio dire di inclusione ed inserimento sociale ad iniziare dalla scuola e dal lavoro, è stato costituito un fondo specifico denominato “Fondo per le politiche in favore delle persone con disabilità” a cui sono stati destinati 350 milioni l’anno ma, purtroppo, visto la mancanza dei decreti attuativi previsti dalla legge 227 del 2021, per l’anno 2023 queste risorse vengono utilizzate per altri scopi, ad iniziare dai vari bonus e solo 231,8 milioni sono impegnati per l’anno 2024, contro i 581,8 milioni previsti per gli anni 2024/2025. Un taglio che si ripercuote, negativamente, sul progetto di miglioramento della qualità di vita delle persone con disabilità.
Di questa carenza si sono fatti portavoce le associazioni a tutela delle persone con disabilità, le quali in un comunicato congiunto, chiedono al Parlamento e al Governo di “restituire quella somma (350 milioni) alla disabilità, alle sue emergenze, ai suoi diritti che sono di ieri, di oggi e di domani e che non attendono certo l’applicazione della legge delega. Il decreto ‘anticipi’ all’esame delle Camere va emendato in questo senso: i 350 milioni ‘non usati’ nel 2023 e destinati ad altri fini devono tornare alla disabilità”. Occorre inoltre usare tutti quei 350 milioni per rifinanziare – prima che confluiscano nel Fondo unico – il Fondo per i caregiver familiari, il Fondo per l’inclusione delle persone con disabilità per i quali non è prevista copertura per il 2024/25 e per il Fondo per l’inclusione delle persone sorde e con ipoacusia che non ha copertura nel 2025. Solo così il Fondo unico previsto nella prossima legge di bilancio non sembrerà una grave dimenticanza nei confronti dei più fragili. Le persone con disabilità e i loro familiari chiedono subito questo segnale non certo solo per il suo significato ma per la concretezza che ne deve derivare”.
Carlo Fantozzi