Intervista a Silvia Plebani
Ho scoperto questa straordinaria giovane imprenditrice per caso a Firenze. Mi ha colpito una vetrina con una pianta stranissima che sembrava essere approdata da un pianeta sconosciuto, con uno strano macchinario che sbuffava vapore intorno. Varcando la soglia di questo piccolo spazio verde, mi sono sentita come un’intrusa che oltrepassa la soglia di un mondo magico dove a far da padrone sono le piante, alcune ricadenti, rigogliose, altre con lunghi tentacoli, piccoli mazzetti sottili o larghe foglie, talvolta protette dal vetro, in un microscopico delicato equilibrio che ricrea un mondo lontano. Tutte con una straordinaria voglia di crescere, piante sane, protette e amate da questa trentenne dai lunghi capelli biondi, una fata moderna che le guarda come se fossero “persone” da accudire: Silvia Plebani. “Fata” in effetti credo che sia la parola giusta per descriverla, tra le fate e i boschi esiste da sempre un forte legame: le fate vivono nei boschi e le foreste sono luoghi misteriosi da scoprire. Fata nel tardo latino significava tutore e, il nome latino Silvia riprende silva, “bosco” con il significato di “abitanti del bosco”.
Questa donna è piena di energia, vivace, accogliente, disponibile e sembra essere un tutt’uno nel suo ambiente tra terrari e piante rare delle foreste tropicali. Interrompo questo idillio, chiedendole di quali piante si tratta. Lei mi spiega sorridendo, che sono piante che ha trovato in diverse zone tropicali del mondo e nel Centro America. Le chiedo se è nata con questa passione: “No, non sono nata con il pollice verde, al contrario, sono andata a vivere a Milano molto giovane e nel mio miniappartamento dopo un anno, mi sono accorta di aver dato l’acqua ad una pianta grassa di gomma”. Silvia mi spiega che i risultati nel far sopravvivere le piante sono arrivati leggendo ed interessandosi all’argomento. Le chiedo se è vero che le piante amano la musica e lei mi spiega che le basse frequenze della musica classica hanno influenza sulla morfologia e sul metabolismo delle piante. È possibile che le piante “sentano” le onde sonore a livello cellulare. Studi dall’ Italia alla Cina oggi dimostrano che le piante amano anche la musica. Silvia Plebani mi racconta che ha lavorato duro per dieci anni nel mondo della pubblicità, con poco tempo da dedicare a sé stessa ed alla possibilità di rigenerarsi. Le mancava qualcosa e questo qualcosa, questa energia sono state proprio le piante ad offrirglielo. Merito della sua curiosità o della capacità di dare ascolto alle proprie necessità e bisogni soppressi da un mondo che la soffocava, ma che le dava sicurezza economica. Parte da questa nuova consapevolezza, il suo nuovo progetto di cui mi parla mostrandomi il suo biglietto da visita: il progetto NOP: “Not Only Plants” un mercato virtuale per chi ama il Green.
L’effetto che mi fa il suo profilo è al pari dell’incontro fisico: immagini di una giungla urbana, scatti dal soggiorno di casa, con rigogliose felci. Scene di interni con piante variegate, acquatiche, neonati di avocado e vasi di ottimo design, dallo stile sobrio ed elegante. Il progetto Not only Plants è anche questo: vasi e ampolle di vetro dove veder crescere le piante, pezzi unici realizzati da designer, artisti e artigiani della ceramica. L’offerta delle vetrine del sito offre una vasta gamma di possibilità e di prezzi: dalla “Capsule Collection” a piantine dalle foglie tonde in vasi tondi color pastello. Ampia la gamma: da una tillandsia xerografica taglia XXL davvero appariscente ad una originalissima pianta con foglie ondulate che sembrano disegnate, la “Hanging green”, piantine dai nomi curiosi: “Fish bone cactus o Hoya Bella” o ancora piante “Nop on the rock”, piccole schefflere, piante tropicali nate in zone vulcaniche. Il market on line le dà ragione: la stampa nazionale ed internazionale celebra il suo progetto come il caso marketing del settore green, ma negli articoli si parla con molta ammirazione di questa pioniera coraggiosa con il pallino delle piante rare che ha lasciato la sua confort zone di art director di un’agenzia pubblicitaria milanese, per affrontare la sua “fear zone”, la zona in cui si ha paura appena si entra in un nuovo capitolo di vita, per poi finalmente approdare alla “growth zone”, la zona di crescita in cui oggi Silvia Plebani sta vivendo il sogno di un progetto innovativo che ha preso il via.
Le chiedo se c’è stato qualcuno a confortarla nel muovere i suoi primi passi di questo cambiamento. Lei mi chiede se l’ho visto mentre era lì, biondo come lei. Si, li avevo notati: stesso modo di inclinare la testa e stessa angolazione dei busti, vedo molto affiatamento e sintonia e lei mi conferma: “Si chiama Filippo Zeppi. A lui ho parlato di chi ero io veramente, mi ha supportato: è la mia spalla in questo progetto”. Filippo oltre a sostenerla è diventato suo socio, avevano studiato insieme e dopo tanto si sono rivisti e hanno ridisegnato il loro futuro. “Lui segue la parte della comunicazione, io ho esperienza di grafica e anche se ho fatto una scelta di vita diversa, non ho messo da parte il bagaglio delle mie esperienze passate: ho fatto tesoro delle mie esperienze da creativo”. In effetti guardo con quale cura nei dettagli Silvia correda i pacchetti di piante da spedire: cartoncini a colori, ben fatti e con le istruzioni per la cura della pianta, pensati dal punto di vista dei clienti e così belli che verrebbe voglia di incorniciarli. Lei mi conferma: “Il pack per me è fondamentale perché ci credo fortemente, come anche nella cura dell’imballaggio perché tutto è un’esperienza da vivere con la pianta”. Mi rivela che le tre parole chiave per far vivere bene una pianta sono “Rispetto, cura, osservazione”. Sono curiosa di sapere a questo punto, quanto è cresciuto il suo progetto: “Ho mollato Milano due anni fa, partendo per un grande viaggio dopodiché è scoppiata la Pandemia. Mi sono rimessa in ballo dopo il Covid: al momento abbiamo 326 piante, tutte hanno il loro nome”.
La guardo mentre parla e le si illuminano i suoi grandi occhi celesti, credo che sarebbe bello per tutti, parlare del proprio lavoro con questa convinzione, le chiedo cosa suggerirebbe a tutte quelle persone che si trovano a vivere una crisi nel lavoro. Il monito per tutti è quello scritto su un magnete regalo della sua mamma su cui è scritto: “Siamo realisti, chiediamo l’impossibile”, frase a cui Silvia aggiunge: “Sii il cambiamento che vuoi essere, l’energia che vuoi attrarre!”. Silvia mi spiega la sua rivoluzione perché possa incoraggiare altri come lei: “Quando ho iniziato questo progetto mi sono sentita preziosa, con più valore che quella situazione mi volesse far credere, per quell’ambiente ero poco più di un numero, ma per me stessa chi ero? Volevo cose che mi dessero pace, mi sono chiesta cosa mi meritassi”. Alla mia ultima domanda su quale pianta consiglierebbe a chi è inesperto, lei mi risponde che: “Per i meno esperti chiederei dove la dovete mettere? Le persone e le piante vivono nello stesso ambiente. Per esempio, in caso di luce non diretta del sole consiglio la Monstera, dalle foglie a forma di cuore, in quanto comunica bene perché si affloscia se non gli dai da bere, il mio consiglio è: studia tutto quello che ti incuriosisce. Cercate su Youtube le lezioni di Mancuso in cui dice che i piselli vedono i pali. Queste piante hanno un’intelligenza diversa, senza contare che loro hanno 4 milioni di anni alle spalle, mentre io ne ho solo 4.000!”.
Nel suo spazio espositivo campeggia come una bibbia, un libro dalla copertina ampiamente maneggiata, come rivela l’aspetto di libro consumato, letto, riletto, consultato e dalla copertina buffamente ondulata che probabilmente è stata vaporizzata insieme alle piante. Lei stessa cita Stefano Mancuso nel libro: “La nazione delle piante” e mi invita a leggerlo. Aprendolo mi colpisce la “Carta dei diritti delle Piante”. Come sempre l’articolo più importante, il numero uno dice: “La Terra è casa comune della vita. La sovranità appartiene ad ogni essere vivente”. Una rivendicazione quanto mai attuale, la mia coscienza richiama alla memoria le scene viste durante il lock down di animali che si riappropriavano delle città deserte. A questo punto mi sento coinvolta e leggo più freneticamente saltando dall’articolo 05 che recita: “La Nazione delle Piante garantisce il diritto all’acqua, al suolo e all’atmosfera puliti”. Posso solo volgere gli occhi a questa splendida donna- fata del 2022 quando leggo: “La Nazione delle Piante riconosce il mutuo appoggio fra le comunità naturali di esseri viventi come strumento di convivenza e di progresso”, rendendomi conto di salutare con un arrivederci a un mondo più green, una giovane imprenditrice a cui spetta senza ombra di dubbio, la cittadinanza in una Nazione che appartiene ad un futuro più sano, più giusto e più amorevole, in cui le piante ed ogni creatura vivente vengono rispettate.
Teresa Sisto