Incontriamo a Palermo, nel suo laboratorio di sartoria nel quartiere San Lorenzo, in via Gerardo Astorino n.6, Maruzza Battaglia, una elegante e battagliera signora palermitana che è mente, anima e cuore della Associazione LAB.ZEN ².
Cresciuta nella bellezza insieme alle sorelle, Anna Maria e Luciana, a Palermo è difficile incontrare qualcuno che non la conosce, perché le boutique Battaglia, da uomo e da donna, sono state punto di riferimento per le signore ed i signori di Palermo, che trovavano i marchi di moda più prestigiosi, a partire da Hermes di cui avevano l’esclusiva. Quando decide di chiudere i suoi negozi non tira i remi in barca per godersi un po’ di meritato riposo, ma anzi sente il bisogno di mettere la sua esperienza al servizio degli altri, dei più bisognosi. La folgorazione avviene nel tristemente noto quartiere Zen a Palermo, dove decide di impegnarsi per lo sviluppo dei quartieri periferici più problematici di Palermo. Suo obiettivo fin dall’inizio è stato quello di trasmettere alle donne, partendo dalle mogli dei carcerati, l’importanza del lavoro e dell’indipendenza, e di favorirne l’inserimento sociale ed economico. Così facendo si sarebbero potute realizzare le loro aspirazioni, i desideri, la voglia di cambiamento, la ribellione a un destino segnato di alcune donne dello ZEN. Sulla base delle esperienze precedenti Maruzza Battaglia ha verificato che le donne coinvolte nei percorsi hanno scoperto il lavoro come strumento di crescita personale e sociale e quindi di riappropriazione del proprio essere, sia in termini di rispetto che di autonomia e con il riconoscimento di capacità professionali e umane. Per realizzare questo Maruzza decide allora di mettere a disposizione del quartiere la sua solida esperienza nel campo della moda, acquisita in molti anni di conduzione di negozi storici di abbigliamento e sartoria a Palermo. Ma come farlo, come realmente poter essere utile al prossimo in maniera concreta? A questa domanda trova la giusta risposta decidendo di creare un laboratorio di sartoria per le donne inoccupate e socialmente svantaggiate provenienti sia dal quartiere ZEN, che da altri quartieri periferici di Palermo. È il 2008, e nasce per questo scopo l’Associazione LAB.ZEN ², con l’istituzione di una vera e propria scuola di cucito, di ideazione e disegno di modelli per il confezionamento, a macchina e/o a mano, di borse ed altri articoli e accessori di abbigliamento a marchio LAB.ZEN ².
Negli anni il marchio LAB.ZEN ² si è affermato superando il pregiudizio e puntando sull’estrema qualità dei suoi manufatti. La borsa LAB.ZEN ², bella in tutti i particolari, si distingue per la preziosità dei tessuti, per gli abbinamenti sempre originali di colori e materiali, per l’accuratezza dell’esecuzione che testimonia il valore della migliore tradizione italiana di artigianato sartoriale.
Caratteristiche queste che il mercato ha subito premiato, tanto che le borse LAB.ZEN ² sono state vendute con successo, oltre che a Palermo, anche in molte città quali, Roma, Milano, Firenze, Torino, Venezia, etc. Ma la soddisfazione più grande le donne dello ZEN la hanno provata quando hanno visto la loro borsa al braccio principesco di Carolina di Monaco, a quello televisivo di Rita Dalla Chiesa, a quello managerial-politico di Letizia Moratti. Grande attenzione anche dai media nazionali sull’avventura di Maruzza Battaglia e delle “sue donne”, moltissimi i servizi giornalistici dedicati a LAB.ZEN ²: quotidiani e settimanali come Marie Claire, Vanity Fair, Zero 91, Cult, la Repubblica, il Magazine Sette del Corriere della Sera, Famiglia Cristiana, Donna Moderna e reti televisive come Radio 1 e Rai News 24, hanno messo in risalto come il laboratorio di sartoria ha significato riscatto sociale, appropriazione di un’identità, affermazione di legalità e si è saputo misurare con il mercato grazie alla capacità, tipicamente femminile, di unire la spinta ideale e la concretezza. Capacità che hanno portato il gruppo eterogeneo delle donne, “capitanate” da Maruzza Battaglia a superare ostacoli sociali e materiali non di poco conto. Le difficoltà non sono state poche però, tanto che in alcuni momenti da più parti c’era chi suggeriva a Maruzza Battaglia di lasciar perdere, di dedicarsi ad altro, di non perdere il proprio tempo e denaro per una causa “inutile”. Più si facevano insistenti questi suggerimenti più Maruzza capiva però che doveva andare avanti anche per combattere i troppi pregiudizi che ancora ci sono. Nel novembre 2015 la svolta, partecipa a un bando indetto dal Comune di Palermo, per i beni confiscati alla mafia, presentando un progetto articolato, individuando e scegliendo come possibile sede fisica del laboratorio di sartoria, l’immobile inserito nell’elenco dall’Amministrazione Comunale, di via Gerardo Astorino n.6 – 6/a ritenuto idoneo per la vicinanza al quartiere Z.E.N., dove risiedono le donne inoccupate che hanno già svolto un’esperienza formativa con la LAB.ZEN ². È Il 10 agosto 2016 l’inizio di un nuovo percorso con il locale di via Astorino che viene assegnato all’Associazione LAB.ZEN ². Si tratta di un locale chiuso da sedici anni, in pessime condizioni e per il quale i lavori di restauro sono stati lunghi e molto dispendiosi, ma lei era sicura che ne sarebbe valsa la pena. Oggi è un bellissimo laboratorio, elegantemente arredato, diviso in due parti, da un lato la sartoria vera e propria e dall’altro una zona di rappresentanza. Le attrezzature del laboratorio sono di altissimo livello: ben sedici moderne macchine da cucire, una pressa per stirare, un ferro da stiro professionale con asse aspirante / riscaldante, un tavolo da lavoro professionale con sedie ergonomiche. Anche la zona rappresentanza è di stile, con divani, poltrone, una vetrina antica, una scrivania. In questi locali luminosi e confortevoli, Maruzza Battaglia svolge l’attività di formazione rivolta alle fasce disagiate del territorio, non più solo donne ma anche uomini e non solo palermitani ma anche stranieri, offrendo uno spazio lavorativo che permetta il miglioramento della qualità di vita e l’inclusione sociale. Dal 2017, nella nuova sede ristrutturata, si ripetono “Corsi di Cucito” che vedono sempre più interesse e richieste di partecipazione. La scuola-laboratorio per sostenere le spese e potere quindi innescare un ciclo virtuoso per ottenere la necessaria indipendenza finanziaria, sostenuta comunque da altre forme di autofinanziamento quali la raccolta fondi da privati e imprese e il cinque per mille destinato dai contribuenti sostenitori della Associazione, si mantiene attraverso la vendita di accessori di abbigliamento, e in particolare delle sue tanto apprezzate borse. Ogni borsa è un “pezzo unico”, porta un nome di donna siciliana, Saridda, Nunziatella, Trinetta, Letteria, Oliva, Tindara, Liboria, Ninfa, Catena… ed anche di vocaboli siciliani, Rummuliusa, Murritusa, Chidda, Sanfasò, Virrina, Gigghiu, Ciaccula, Ciancianedda. Viene presentata con un cartoncino che racconta il progetto e la passione che sta dietro a questa creazione, divenuta negli anni oggetto di desiderio, per la bellezza e per il significato simbolico che rappresenta. Maruzza Battaglia ha sempre insistito sull’impeccabilità della confezione perché è sua precisa convinzione che proprio attraverso la bellezza si possa uscire dai ghetti. Sennò si tratta di retorica o assistenzialismo e non di vera crescita che è quella che si riflette sull’intera città di Palermo.