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14 Gennaio 2025
L’impatto economico dell'immigrazione sull'Italia: un onere o una risorsa?
Lavoro e Previdenza Primo Piano

L’immigrazione in Italia: un peso o una risorsa preziosa?

Da tempo, giornali, talk televisivi e dibattiti politici discutono se l’immigrazione rappresenti per il nostro Paese un peso economico o una risorsa preziosa.

L’immigrazione come risorsa preziosa per l’Italia: dati concreti sull’apporto economico e culturale dei migranti

Sebbene molti insistano sul tema dei costi elevati che l’Italia dovrebbe sostenere per accogliere i migranti – una percezione confermata dai sondaggi, che mostrano ancora una tendenza a considerare l’accoglienza uno spreco di risorse – il contributo economico dei migranti alla crescita del Paese è ormai un dato di fatto, consolidato da decenni.

Sappiamo che il tema dell’immigrazione non si riduce semplicemente alla disponibilità di forza lavoro: parliamo di persone che portano con sé abitudini, esperienze e conoscenze diverse, che possono arricchire e innovare la nostra stessa cultura creando sinestesie positive.

Tuttavia, in questo articolo, mi concentrerò esclusivamente su dati numerici e concreti per dimostrare quanto una politica aperta e regolata sull’immigrazione possa essere vantaggiosa per il nostro Paese.

L’Apporto degli Immigrati al PIL Italiano

Nel 2023, il contributo economico degli immigrati in Italia ha continuato a dimostrarsi essenziale per diversi settori strategici, evidenziando una tendenza consolidata negli anni.

Con quasi 2,4 milioni di lavoratori stranieri che hanno generato un valore aggiunto pari a 164 miliardi di euro, ossia oltre l’8,8% del PIL, l’economia nazionale beneficia in modo tangibile della loro presenza.

La distribuzione del valore aggiunto prodotto dai lavoratori immigrati è particolarmente significativa in ambiti chiave come in quello dei servizi alle persone, nell’agricoltura, nell’edilizia, negli alberghi e nella ristorazione.

In particolare, il settore dei servizi, dove si concentra un elevato numero di lavoratori stranieri, genera da solo circa 78 miliardi di euro di PIL, evidenziando la forte integrazione di questa forza lavoro nelle dinamiche produttive italiane.

Questo trend, già consolidato, era emerso anche nel 2022, quando 2,3 milioni di immigrati occupati avevano contribuito al 9% del PIL con 154 miliardi di euro.

La costanza di questi dati dimostra come la presenza e il contributo economico dei lavoratori immigrati non rappresentino una novità, ma una componente stabile e fondamentale per l’economia italiana.

Grafico 1: Valore aggiunto in migliaia prodotto dai migranti, serie 2019-2023fonte: Elaborazioni Fondazione Leone Moressa su dati MEF – Dipartimento delle Finanze e Istat
Grafico 1: Valore aggiunto in migliaia prodotto dai migranti, serie 2019-2023
fonte: Elaborazioni Fondazione Leone Moressa su dati MEF – Dipartimento delle Finanze e Istat

L’impatto fiscale dell’immigrazione

Nel 2023, durante la ripresa post-Covid, i dati sull’impatto fiscale dell’immigrazione in Italia hanno evidenziato un saldo positivo tra le entrate fiscali e contributive degli immigrati e la spesa pubblica per i servizi di welfare. Nello specifico, gli introiti generati dai lavoratori stranieri hanno raggiunto i 38,9 miliardi di euro, a fronte di una spesa di 37,7 miliardi, generando un surplus di 1,2 miliardi di euro.

Grafico 2: Saldo fiscale in migliaia della popolazione immigrata, serie 2018-2022fonte: Elaborazioni Fondazione Leone Moressa su dati MEF – Dipartimento delle Finanze e Istat
Grafico 2: Saldo fiscale in migliaia della popolazione immigrata, serie 2018-2022
fonte: Elaborazioni Fondazione Leone Moressa su dati MEF – Dipartimento delle Finanze e Istat

 

L’elevato contributo degli immigrati al bilancio nazionale è reso possibile dal fatto che la maggior parte di loro è in età lavorativa e, quindi, incide meno sulle principali voci di spesa pubblica, come sanità e pensioni.

L’età media degli stranieri residenti in Italia è di 35,7 anni, ben al di sotto dei 46,9 anni degli italiani. Questa differenza si riflette soprattutto nelle spese sanitarie: secondo il Ministero della Salute, solo il 2% dei ricoveri ospedalieri riguarda cittadini stranieri, per lo più per brevi degenze e maternità.

Un aspetto rilevante nei costi dell’immigrazione è rappresentato dal sistema di accoglienza.

Nel 2023, circa 118.212 persone hanno ricevuto supporto temporaneo dallo Stato nei centri di accoglienza.

Tuttavia, rispetto ai 2,373 milioni di lavoratori stranieri attivi, risulta che per ogni immigrato assistito dallo Stato ce ne sono circa ventinove che contribuiscono economicamente attraverso il pagamento di tasse e contributi previdenziali.

I dati raccolti risultano cruciali per confutare l’idea che la presenza degli immigrati possa gravare pesantemente sulle finanze italiane.

Contrariamente alle affermazioni diffuse durante le campagne elettorali, gli stranieri non costituiscono un costo, bensì rappresentano una risorsa preziosa.

Nonostante i loro consumi siano stati principalmente di sussistenza a causa di redditi significativamente inferiori rispetto a quelli degli italiani (il 45,5% degli immigrati ha dichiarato un reddito annuo inferiore a 10.000 euro l’anno), l’IVA riscossa ha ammontato a 4 miliardi di euro, a cui si aggiungono ulteriori 3,3 miliardi provenienti da imposte su consumi specifici come tabacchi, lotterie, tasse automobilistiche, carburanti e canone TV.

Uscite Miliardi Entrate Miliardi Euro
Sanità 6,0 Irpef 4,5
Istruzione 6,5 IVA 4,0
Servizi sociali, servizi locali e abitazione 2,4 Consumi (Tabacchi, Lotterie, Tasse auto, Carburanti, Canone TV) 3,3
Giustizia e sicurezza pubblica 3,2 Consumi locali (TARI, IMU TASI, imposte su gas e energia) 0,9
Immigrazione e accoglienza 1,7 Permessi e Cittadinanza 0,3
    IRAP  1,0
Protezione sociale (malattia e invalidità, vecchiaia e superstiti, famiglia e figli, disoccupazione) 17,8 Contributi previdenziali e sociali 24,9
Tot. 37,7 Tot. 38,9

Tabella: Stima delle entrate e delle uscite dovute alla presenza straniera, costo medio, a.i. 2022

fonte: Elaborazioni Fondazione Leone Moressa su dati MEF – Dipartimento delle Finanze e Istat

 

Prospettive future

L’impatto positivo dell’immigrazione sull’economia italiana è ormai evidente, tanto che anche il Documento di Economia e Finanza (DEF) del 2023 ne riconosce il valore.

Il DEF analizza la situazione futura fino al 2070, quando la transizione demografica porrà sfide significative.

Due fattori sono considerati centrali: il previsto aumento dell’aspettativa di vita di circa due anni entro il 2070 e una riduzione del tasso di fertilità del 20% a partire dal 2020.

Con l’invecchiamento della popolazione, il numero di cittadini in età lavorativa diminuirà, portando a un incremento della spesa previdenziale e sanitaria, accentuata dall’allungamento della vita media.

Su queste basi, il DEF esplora due scenari: una riduzione e un aumento del 33% del flusso netto di immigrati rispetto allo scenario A di riferimento.

Come sottolinea il DEF, l’ingresso di immigrati ha un impatto rilevante sull’età lavorativa della popolazione, sostenendo l’offerta di lavoro.

Nei due scenari alternativi considerati, il rapporto debito/PIL potrebbe variare di oltre 30 punti percentuali rispetto allo scenario A di riferimento.

Questa analisi evidenzia chiaramente come un incremento controllato dell’immigrazione possa supportare il mercato del lavoro, ridurre la pressione sui sistemi previdenziali e sanitari, e contribuire alla stabilità economica complessiva del Paese.

Grafico 3: Sensitività del debito pubblico a un aumento/riduzione del flusso netto di immigrati (in percentuale del PIL)fonte: Ministero dell’Economia e delle Finanze
Grafico 3: Sensitività del debito pubblico a un aumento/riduzione del flusso netto di immigrati (in percentuale del PIL)
fonte: Ministero dell’Economia e delle Finanze

 

Fabio Spagnesi

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