4 Ottobre 2024
Lavoro e Previdenza Primo Piano

PENSIONI 2022: AUMENTI IN VISTA

RESISTONO OPZIONE DONNA E APE SOCIALE, QUOTA 102 SOSTITUIRÀ QUOTA 100

Dal 1° gennaio 2022, per un adeguamento dell’inflazione, le pensioni con un valore fino a quattro volte il minimo, ossia 2.062 euro, verranno aumentate dell’1,7%. Un adeguamento quindi del 100%, da applicarsi, appunto, alla stragrande maggioranza dei pensionanti. Per quanto riguarda gli altri, il recupero dell’aumento del costo della vita sarà del 90% e poi del 75%.
Ferma restando questa ottima notizia, in attesa di una riforma più ampia che prevede la famosa quota 41 per tutti, per il 2022 gli aspetti più interessanti sono la proroga opzione donna e quella dell’ape sociale, che verranno prorogate per almeno un altro anno e l’introduzione di quota 102 che andrà a sostituire quota 100.
Per quanto riguarda opzione donna era stato proposto di aumentare l’età richiesta, portandola a 60 e 61 anni. Proposta respinta, di conseguenza, con questo sistema, le donne possono andare in pensione con il raggiungimento di 35 anni di versamenti, e di 58 anni di età se dipendenti e 59 se autonome.
Con l’opzione ape sociale, possono andare in pensione i lavoratori che hanno raggiunto il “63° anno di età unitamente ad almeno 30 o 36 anni di contributi e che si trovino in determinate condizioni o abbiano determinati requisiti, tutti espressamente elencati dalla norma”. Più specificatamente, si tratta di un calcolo che si applica, nei casi in cui il lavoratore è disoccupato per cause a lui non addebitabili ed ha concluso da almeno tre mesi di percepire la prestazione per la disoccupazione, oppure svolge attività di caregiver, ovvero assiste, al momento della richiesta e da almeno sei mesi, il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità, ed infine, se ha una disabilità non inferiore al 74%, o ha svolto un lavoro usurante nel settore edile. In tutti questi casi, può andare in pensione all’età di 63 anni, con 30 anni di contributi.
Sono richiesti 36 anni di anzianità contributiva nel caso in cui il lavoratore ha svolto una attività gravosa in almeno 7 anni degli ultimi 10 o almeno sei negli ultimi 7.
È stato messo a punto, dalla Commissione tecnica di studio sui lavori gravosi, un elenco di mansioni, alcune delle quali molto simili ad altre già catalogate nel 2017, da considerare gravose, che consentono di allargare la platea degli aventi diritto alla prestazione pensionistica. Con queste nuove classificazioni, rientrano tra gli aventi diritto: bidelli, tassisti, falegnami, conduttori di autobus e tram, benzinai, lavoratori agricoli, verniciatori industriali, insegnanti di scuola elementare, commessi e cassieri di supermercato, operatori sanitari, forestali e magazzinieri.
Quota 102 rappresenta la novità ed andrà a sostituire quota 100. Con quota 102, si potrà andare in pensione con 64 anni di età e 38 anni di anzianità contributiva. Secondo i primi calcoli, con questo nuovo sistema, andranno in pensione 16.800 persone con un costo complessivo di 176 milioni.
L’altro metodo che non è stato oggetto di una rivisitazione è quello che si applica per i lavoratori precoci, cioè, per tutti coloro che sono entrati nel mondo del lavoro prima del compimento della maggiore età, ed hanno almeno 12 mesi di contributi versati, prima di aver compiuto i 19 anni.
Per costoro, indipendentemente dall’età anagrafica, si applica quota 41, che vuol dire che possono presentare domanda di pensione i lavoratori che oltre ad avere 41 anni di contributi di cui 12 mesi entro il 19° anno di età, si trovano in una delle seguenti condizioni:
1) stato di disoccupazione, a causa di una giusta causa o risoluzione consensuale e che abbia terminato da almeno 3 mesi, la fruizione della NASPI o altre indennità spettante;
2) ridotta capacità lavorativa e percentuale di invalidità civile, superiore o uguale al 74%;
3) caregiver, ovvero che al momento della domanda, assiste da almeno 6 mesi il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità; ovvero un parente o un affine di secondo grado convivente, qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto 70 anni oppure siano affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti;
4) svolge attività usuranti o particolarmente gravose. Sono ricompresi tra le categorie di lavoratori dipendenti che hanno svolto un lavoro gravoso tutti coloro che sono indicati nella specifica lista elencata sul sito dell’Inps e che hanno svolto l’attività lavorativa cd. gravosa per almeno sette anni negli ultimi 10 anni di attività lavorativa, ovvero, per almeno sei anni negli ultimi sette anni di attività lavorativa.

Carlo Fantozzi

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