13 Gennaio 2025
Lavoro e Previdenza

Reddito di Cittadinanza. In campo le Agenzie per il Lavoro

La bozza del Ddl di bilancio prevede che le Agenzie per il lavoro iscritte all’Albo e autorizzate dall’Anpal possano «svolgere attività di mediazione tra domanda e offerta di lavoro per i beneficiari di Rdc». Il ruolo delle agenzie private si affianca a quello dei centri per l’impiego ed è volto ad agevolare l’occupazione dei percettori di Rdc, come riferito nella bozza che le include negli incentivi. Alle Agenzie per il lavoro accreditate è riconosciuto il 20% per ogni assunzione avvenuta grazie alla loro mediazione.
Dopo la Lega, anche Luigi Di Maio si è schierato ha dichiarato la disponibilità ad affidare un ruolo ai privati. Imprese e agenzie per il lavoro potranno erogare formazione ai disoccupati beneficiari del nuovo strumento che sembra connotarsi sempre più come misura di politica attiva piuttosto che di contrasto alla povertà. Di Maio ha aggiunto che “l’impresa prenderà il sussidio per cinque mesi se assume un uomo dal meccanismo del Reddito di cittadinanza, che saliranno a sei mesi se è una donna per incentivare l’occupazione femminile”.

Cosa cambia adesso
«La prima grande innovazione è tracciare una netta distinzione fra occupabili e non. Oggi 1,68 milioni di nuclei familiari ricevono il reddito, per un totale di 3,8 milioni di persone coinvolte, ma dei beneficiari solo circa un terzo è occupabile. È su questo che si deve intervenire con le politiche attive del lavoro».

Ma chi sono gli occupabili?
Coloro che per continuare a ricevere il sussidio dovranno firmare il patto per il lavoro per essere inseriti in un programma di ricerca di un impiego.
Per ricevere il Reddito di cittadinanza è necessario rispettare alcune “condizionalità” che riguardano l’immediata disponibilità al lavoro, l’adesione ad un percorso personalizzato di accompagnamento all’inserimento lavorativo e all’inclusione sociale che può prevedere attività di servizio alla comunità, per la riqualificazione professionale o il completamento degli studi nonché altri impegni finalizzati all’inserimento nel mercato del lavoro e all’inclusione sociale.
Sono esclusi invece i beneficiari della Pensione di cittadinanza, i beneficiari del Reddito di cittadinanza pensionati o comunque di età pari o superiore a 65 anni, nonché i componenti con disabilità (fatta salva la possibilità per i componenti del nucleo familiare disabili di richiedere la volontaria adesione a un percorso personalizzato di accompagnamento all’inserimento lavorativo e all’inclusione sociale). Possono essere esonerati in occasione della convocazione da parte dei Centri per l’impiego, anche i componenti con carichi di cura legati alla presenza di soggetti minori di tre anni di età o di componenti del nucleo familiare con disabilità grave o non autosufficienti ovvero i frequentanti corsi di formazione e gli occupati a basso reddito, considerati disoccupati ai sensi dell’articolo 4, comma 15-quater del DL 4/2019.

La normativa diventa più stringente
Al primo rifiuto di un’offerta di lavoro adeguata, il percettore “occupabile” del reddito di cittadinanza (circa un terzo della platea di oltre 3 milioni di persone) si vedrà decurtare mensilmente l’importo di 5 euro, al secondo rifiuto si procederà con la revoca del sussidio (attualmente sono possibili tre rifiuti). Per l’offerta congrua, cioè la prima, si riduce da 100 a 80 i km la distanza massima dalla residenza del beneficiario (comunque raggiungibile entro 100 minuti). La seconda può essere collocata ovunque nel territorio italiano.

Obbligo della presenza, stop alla partecipazione da remoto
Come afferma il Ministro della Pubblica Amministrazione, Brunetta, “il vecchio sistema era un’accozzaglia di confusione, ideologismi, soluzioni improbabili. In due anni e mezzo è costato 19,6 miliardi. L’importo medio erogato è cresciuto dell’11%, con una serie di abusi e distorsioni sul mercato del lavoro. Basti pensare alle difficoltà di reperire personale nel turismo o nel terziario. L’idea di fare tutto per via digitale, a distanza, non poteva funzionare. Questa è una materia che richiede la presenza, colloqui costanti. Ora chi non si presenta al centro per l’impiego ogni mese, se non ha ragioni valide, perde il sussidio o gli viene ridotto”.
Altra novità è dunque lo stop alla partecipazione da remoto e, quindi, l’obbligo alla presenza. Tutti i percettori del Reddito di cittadinanza, sia quelli chiamati a sottoscrivere i Patti per il lavoro che quelli che destinati ai Patti per l’inclusione sociale, devono partecipare periodicamente ad attività e colloqui da svolgersi in presenza, con frequenza almeno mensile: in caso di assenza non giustificata, scatta la decadenza dal beneficio. Non si potrà più partecipare solo da remoto.
Per collocare una persona nel mondo del lavoro è fondamentale creare un dialogo, confrontarsi e soprattutto conoscersi, affinché si possano individuare l’insieme delle competenze trasversali e quelle specialistiche che potranno orientare ad un percorso di formazione e/o accompagnamento al lavoro volto a garantire una migliore efficacia del servizio.

Virgilio Pagliaro

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