Il lavoro dei riders e il tema della Gig Economy, in un mercato del lavoro che muta costantemente, è al centro dell’attenzione sia del mondo economico e accademico sia del Legislatore nazionale e regionale.
Il contesto è quello di nuovi modelli organizzativi figli della frammentazione delle imprese e dei processi di terziarizzazione dell’economia che hanno superato non solo il tradizionale modello fordista ma anche la logica delle organizzazioni a rete per virare verso modelli di platform cooperativism, di on demand economy e oltre. Il Covid-19, infatti, ha accelerato dei processi già esistenti e portato alla luce il forte impatto che la trasformazione tecnologica ha sul diritto del lavoro con riguardo sia agli status occupazionali sia alla emersione di nuove figure professionali e alla correlata rete di protezione sociale. I riders (ciclofattorini) si collocano in questo scenario in continua evoluzione, in un dibattito tra qualificazione giuridica, tutele e diritti. La Toscana il 10 novembre 2021 ha approvato il Protocollo firmato da Regione, sindacati (Cgil, Cisl e Uil), aziende toscane del settore del food delivery (Robin Food, Tadan, Sviluppo P.G. srl, quest’ultimo gestisce la piattaforma e la rete “Runner Pizza”, La Consegna srl, Montegrappa srl) e dal Comitato regionale consumatori utenti (Crcu) con cui sono previsti un albo, un marchio etico di sostenibilità e in generale una serie di previsioni al fine di giungere ad una piena applicazione delle prerogative contrattuali per le lavoratrici e i lavoratori che operano nel settore e che stabilisca l’applicazione della disciplina del lavoro subordinato. Tanto in linea – si legge nel Protocollo – con le previsioni della Corte Suprema di Cassazione e “con la sentenza 1663/2020, anche sulla scorta del contratto integrativo aziendale siglato da CGIL CISL UIL in data 29 marzo 2021, che qualifica i Riders come lavoratrici e lavoratori con contratto di lavoro subordinato nel comparto della logistica”. Un percorso che si pone in continuità con quello intrapreso già lo scorso anno (dalla Regione) e che ha condotto alla approvazione della legge regionale 4 giugno 2021, n. 18, Disposizioni per la tutela e la sicurezza del lavoro dei lavoratori organizzati mediante piattaforme digitali. Una legge che – aprendo ai diritti dei lavoratori digitali – conteneva una norma la quale prevedeva la redazione di un documento tecnico di valutazione dei rischi, da approvarsi con atto di Giunta. Nel caso di specie trattasi di un “un progetto di analisi e valutazione dei rischi, da svilupparsi con i servizi prevenzione, igiene e sicurezza sui luoghi di lavoro (PISLL) delle aziende unità sanitarie locali (USL), ad integrazione delle linee di indirizzo per l’attività di prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro di competenza della Regione e dei dipartimenti delle aziende USL, relativo alle specificità emergenti nel contesto dell’economia digitale dei lavoratori organizzati mediante piattaforme digitali”. Un modello, quindi, che punta da un lato alla formazione obbligatoria, a carico del datore di lavoro, con particolare attenzione al Codice della strada e al mezzo di trasporto utilizzato e dall’altro che guarda alle imprese, le quali devono fornire dispositivi di sicurezza e abbigliamento consoni allo svolgimento delle prestazioni tenendo conto anche dei turni notturni, nonché delle condizioni atmosferiche avverse. Non solo. Tra le previsioni del documento tecnico vi sono anche la promozione della istituzione del rappresentante per la sicurezza dei lavoratori, a prescindere dalla tipologia del contratto sottoscritto; il tutto in un più ampio contesto di monitoraggio e controllo a fini di prevenzione, in capo ai servizi prevenzione, igiene e sicurezza sui luoghi di lavoro (Pisll) e alle ASL. Un documento, insomma, che si pone l’obiettivo di rappresentare un modello territoriale partecipativo, condiviso da parti sociali, sindacali e datoriali e che nasce da tutta una serie di atti regionali (si vedano ad esempio la mozione 23 marzo 2021, n. 263; la deliberazione della Giunta regionale 21 dicembre 2020, n. 1607 (Piano Nazionale Prevenzione 2020- 2025); la delibera di Giunta del 15 marzo 2021, n. 231) con cui la Regione ha posto al centro delle sue politiche e azioni di Governo il tema delle professioni emergenti molto attive nella fase acuta della pandemia. A riguardo, infatti, era avviato un confronto sulla problematica dei riders nell’ambito del Comitato regionale di coordinamento in materia di salute e sicurezza sul lavoro, di cui all’articolo 7 del d.lgs. 81/2008. Il Protocollo siglato, come anticipato, segna un ulteriore passo in avanti e ha come presupposto il sostegno alla innovazione, allo sviluppo delle nuove tecnologie e all’economia digitale quale fattore centrale di crescita economica e di nuova e buona occupazione. Tra gli aspetti centrali vi sono l’informazione e la formazione, ponendo in capo ai datori di lavoro l’obbligo di fornire a tutti i propri riders informazioni preventive e complete sul rapporto di lavoro sia rispetto alla identità dei lavoratori sia all’ambito territoriale nel quale è erogata la prestazione lavorativa, al compenso, agli strumenti di lavoro nonché in materia di salute e sicurezza, diritti sindacali, codice della strada e igiene degli alimenti. A tal fine nell’accordo si prevede che la Regione Toscana, nell’ambito dei suoi programmi, metta a disposizione, attraverso la piattaforma digitale TRIO (www.progettotrio.it), un corso rivolto ai riders, denominato “Rider nell’Era della Gig Economy” proprio sulle cu citate tematiche. Un percorso che vede la partecipazione anche delle imprese firmatarie del Protocollo. Per quel che attiene gli aspetti contrattuali l’intesa prevede applicazione ai ciclofattorini delle coperture assicurative e previdenziali previste dalla legge e dai contratti collettivi nazionali di lavoro e la certificazione dei datori di lavoro “che operano nel pieno rispetto delle regole e nella totale legalità”, con relativa iscrizione ad un Albo regionale, che possa consentire di riconoscere le aziende che assicurano uno standard qualificato di diritti. Nella stessa direzione l’apposizione di un marchio di qualità, da apporre su merci e prodotti, e che attesti anche “la conformità del sistema organizzativo – gestionale delle imprese a parametri di rispetto della contrattazione collettiva, salute e sicurezza sul lavoro, valorizzazione professionale dei Riders, promozione di un modello partecipativo di relazioni sindacali”. Un articolo è poi dedicato al contrasto dell’intermediazione illecita e a strumenti per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Nel dettaglio presso i Centri per l’impiego della Regione Toscana saranno messi a disposizione specifici “elenchi di prenotazione Riders” – su base provinciale ai quali potranno aderire i lavoratori e le lavoratrici per assunzioni o riassunzioni – che certifichino contenuto professionale, qualità del lavoro e monitoraggio dell’andamento del lavoro nel settore. La Regione, da parte sua, procederà anche ad una campagna di sensibilizzazione e alla attivazione di servizi informativi. In conclusione il Protocollo se per un verso rappresenta un tassello importante per la tutela dei diritti dei riders dall’altro riporta all’attenzione il ruolo centrale delle parti sociali e della contrattazione (anche territoriale) per promuovere «relazioni industriali favorevoli all’innovazione» (G. VAN GYVES, Industrial Relations ad a Key to Strengthening Innovation in Europe, European Commission, Innovation Papers, 2003, n. 36) e orientate verso sistemi cooperativo-partecipativi.
Roberta Caragnano
Prof.ssa Diritto delle Politiche Sociali e del Lavoro, Università LUMSA