La card “Dedicata a te” è uno strumento per aiutare le famiglie più bisognose a far fronte ai rincari di generi alimentari “indirizzato a promuovere acquisti di filiere corte e italiane, che sono, per definizione, produzioni di qualità” (cit. Lollobrigida).
Pubblicizzata come fosse un dentifricio.
In concreto stiamo parlando di un contributo “una tantum”, per nucleo familiare, per l’acquisto dei soli beni alimentari di prima necessità, con esclusione di qualsiasi tipologia di bevanda alcolica, con relativo elenco di beni acquistabili (per euro 382,5 “una tantum”). Al contributo i cittadini beneficiari potranno aggiungere uno sconto del 15% rispetto alle promozioni regolarmente attuate negli esercizi commerciali che aderiscono alla convenzione MASAF-GDO-Confesercenti.
Beneficiari sono i nuclei familiari composti da non meno di tre componenti (variamente modulati) con ISEE non superiore a 15.000 euro con tutti i componenti iscritti all’Anagrafe della Popolazione Residente. Il contributo non spetta ai nuclei familiari che alla data di entrata in vigore del Decreto includano titolari di: Reddito di Cittadinanza; Reddito di inclusione; qualsiasi altra misura di inclusione sociale o sostegno alla povertà. Non spetta, inoltre, ai nuclei familiari nei quali almeno un componente sia percettore di: NASPI e DIS-COLL; Indennità di mobilità; Fondi di solidarietà per l’integrazione del reddito; CIG; qualsivoglia differente forma di integrazione salariale, o di sostegno nel caso di disoccupazione involontaria, erogata dallo Stato.
Variamente modulato significa ordine di priorità decrescente:
- nuclei familiari, composti da non meno di tre componenti, di cui almeno uno nato entro il 31 dicembre 2009, priorità è data ai nuclei con indicatore ISEE più basso;
- nuclei familiari, composti da non meno di tre componenti, di cui almeno uno nato entro il 31 dicembre 2005, priorità è data ai nuclei con indicatore ISEE più basso;
- nuclei familiari composti da non meno di tre componenti, priorità è data ai nuclei con indicatore ISEE più basso.
Il numero di carte assegnabili è pari a 1.300.000 per un totale di 500.000 euro.
Confesso che questa carta mi ha fatto veramente inquietare (mi si perdoni il francesismo).
Nella mia vita ho sempre sopportato tutto, la comunicazione astrusa, i provvedimenti sperimentali, il consenso istantaneo, ma quando alla giungla delle disposizioni è stato aggiunto questo bel “Dedicata a te” definendolo uno strumento “indirizzato a promuovere acquisti di filiere corte e italiane, che sono, per definizione, produzioni di qualità”, mi sono detto: “non ce la posso fare!”. Come un ragazzino su Facebook. NO, la “tessera della fame” (cit. nonno Angelo) proprio NO. Almeno nel 1940 l’Italia era in guerra.
Ho sopportato la riforma del sistema previdenziale portata avanti dal 1992 col metodo del consenso elettorale che negli ultimi anni è diventato “consenso istantaneo”, ovvero l’assoluta incapacità di ragionare su lunghi periodi (massimo una visione di un paio di mesi). Ho sopportato anche i provvedimenti sperimentali che durano 7 e più anni, anche 19. Ho tenuto testa ai tanti provvedimenti una tantum, cioè provvedimenti a pioggia senza nessun riscontro che vadano veramente a favore di chi è in una situazione difficile, in un Paese del G8 che Itinerari Previdenziali definisce di “poveri benestanti” (il 62,52% dell’IRPEF è a carico dei pochi, il 13,94%, con redditi sopra i 35.000 euro) e, soprattutto, che non portano niente di concreto e produttivo perché l’Italia possa riprendere il cammino.
Ho sopportato i documenti di prassi amministrativa di cui sono riuscito, a malapena, a superare la premessa. Formalismo giuridico? Non lo so, ma pagine zeppe di citazioni di leggi, decreti, digressioni sulla contrattualistica del rapporto di lavoro, ecc. per dire due cose, due.
Dal Covid sembra che si viva solo di indennizzi, una tantum, ristori, come se non ci fosse un domani. Sia ben chiaro che non ce l’ho solo con l’ultimo arrivato: “è la somma che fa il totale” (cit. Antonio De Curtis). Sono “riflessioni fra me e me” (cit. papà Biagio) ma la frase “Acquisti di filiere corte e italiane, che sono, per definizione, produzioni di qualità” (sì, la frase mi è rimasta nel gozzo) ed anche la risposta alle critiche subito arrivate “Ci sono quasi tutti i prodotti dell’alimentazione, ci sono le carni, tutti i pesci, sull’ortofrutta si può scegliere ampiamente”, sì, ha urtato la mia suscettibilità.
Non siamo un popolo di mendicanti ai quali il signorotto lascia un fiorino e dice loro come devono spenderlo.
NO, non ci sto!
Antonio Chiaraluce