Mettere al riparo le imprese con uno strumento che, in modo semplice e chiaro, certifica il loro rispetto della normativa vigente e fornire ai dipendenti un “curriculum” dell’azienda dove sono occupati: nasce così, da un’idea della Federazione dei Professionisti, in collaborazione con le associazioni datoriali e sindacali, il Registro Nazionale della Sicurezza sul Lavoro. Si tratta di una banca dati che fotografa l’adempimento (o meno) alle normative in materia di prevenzione degli incidenti sul posto di lavoro da parte dell’azienda, scongiurando eventuali responsabilità, e che concorre alla missione, divenuta prioritaria per le istituzioni, di garantire la tutela della salute e la sicurezza del lavoratore. Ormai, infatti, le cronache raccontano ogni giorno di incidenti sui luoghi di lavoro, spesso anche mortali, ed emerge con forza la questione degli adempimenti del datore in materia di sicurezza e prevenzione. Le certificazioni, rilasciate dai consulenti, spesso contengono errori che espongono l’impresa a responsabilità con tutte le conseguenze che ne derivano. Al contempo, la scarsa preparazione di alcuni consulenti può concretamente essere alla base di incidenti e rischi a cui sono esposti i lavoratori. Di qui, l’idea di un registro, di una banca dati a disposizione di tutti per raccontare all’utente se l’azienda in questione è segnalata per mancato rispetto degli obblighi di legge oppure no. Naturalmente, la certificazione rilasciata deve essere fatta secondo criteri oggettivi e priva di errori. Per questo, il presidente della Federazione, Gianpaolo Venezia, annuncia di aver “sottoscritto le linee guida in tema di certificazione, che fissano i criteri da seguire nel redigerle”. “Si tratta -prosegue Venezia- di punti fondamentali, in grado di ridurre al massimo i rischi di incidenti nei luoghi di lavoro. Le certificazioni che rilasciamo come Federazione, peraltro, sono “firmate” da LMS Certification, azienda leader nel settore che ha i codici per tutte le attività”. L’inserimento di un’impresa nel registro, quindi, dà al datore di lavoro una sorta di “patente” grazie a verifiche periodiche del rispetto della legge 81 del 2008: se le aziende non comunicano gli adempimenti richiesti, dimostrando di aver effettivamente svolto le attività prescritte, scatta l’allerta nell’elenco e si passa in “posizione nera”. Se da un lato, quindi, l’idea di un Registro nazionale rappresenta una garanzia per l’imprenditore “sano” che rispetta le regole, dall’altro risponde all’esigenza imprescindibile di tutela del lavoratore: le morti bianche, gli infortuni, sono diventati un fenomeno nel nostro Paese di dimensioni inaccettabili. Per questo, il governo sta mettendo in campo una serie di interventi per contrastare l’aumento vertiginoso di eventi tragici che si verificano in tutti i settori. “Incrementiamo gli organici degli ispettorati del lavoro -ha detto il premier Draghi- e inaspriamo le sanzioni per le imprese che non rispettano le regole, dando nuovo impulso al processo di informatizzazione per migliorare i controlli. Vogliamo dare un segnale inequivocabile: non si risparmia sulla vita dei lavoratori”. Le parole del presidente del Consiglio dei Ministri commentano il decreto approvato il 15 ottobre, che contiene una serie di norme per intervenire con più efficacia nei confronti delle imprese che non rispettano le misure di prevenzione o che utilizzano il lavoro in nero. Si prevede, per esempio, la sospensione dell’impresa in cui vengono accertate gravi violazioni in materia di tutela della salute e della sicurezza del lavoro anche in assenza di reiterazione degli illeciti. Non solo: viene potenziato anche il sistema della banca dati dell’Inail, il Sistema Informativo Nazionale per la Prevenzione nei luoghi di lavoro, per una maggiore condivisione delle informazioni. Le disposizioni sono diverse e mettono al centro la sicurezza del dipendente. In quest’ottica, il Registro Nazionale pensato dalla Federazione dei Professionisti si inserisce a pieno titolo come ulteriore tassello nelle politiche di tutela del lavoratore, fornendo un identikit dell’azienda e imponendo una verifica periodica. Naturalmente, più saranno le realtà iscritte al registro e più questo si tradurrà in uno strumento vincente ed efficace per rimettere l’Italia sui binari virtuosi su cui viaggiano gli altri Paesi europei.
Federica Stea
Ufficio stampa Soluzione srl