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18 Aprile 2025
Lavoro e Previdenza

Sindacato & Lavoratori. Lavori in corso su Salario minimo e Assegno di inclusione

Il Sindacato in Italia svolge diverse azioni per tutelare i lavoratori e i loro diritti con azioni finalizzate a garantire la tutela e la promozione dei diritti dei lavoratori e a favorire un sistema di lavoro equo e sostenibile.

Tra le principali azioni del Sindacato in Italia e all’estero troviamo:

  • Rappresentanza e Contrattazione Collettiva (i sindacati rappresentano i lavoratori all’interno delle aziende, negoziando accordi contrattuali che regolano salario, orario di lavoro e diritti sindacali;
  • Mobilitazione e Manifestazioni (i sindacati organizzano proteste, scioperi e manifestazioni per sensibilizzare l’opinione pubblica;
  • Assistenza Legale e Consulenza;
  • Formazione e Informazione (i sindacati forniscono formazione professionale e informazione ai lavoratori in situazioni di difficoltà, basta pensare ai licenziamenti o problemi sul posto di lavoro;
  • Partecipazione Politica (i sindacati partecipano al dibattito politico e influenzano le decisioni delle Istituzioni sulle politiche del lavoro, attraverso rappresentanze nei consigli di amministrazione, commissioni paritetiche e organi istituzionali;
  • Promozione dei Diritti Umani (il sindacato si impegna a promuovere i diritti umani e i diritti dei lavoratori sia a livello nazionale che all’estero con la presenza dei propri uffici);
  • Salute e Sicurezza (garantire che i lavoratori abbiano accesso a condizioni di lavoro sicure e prevenire infortuni e malattie professionali).

E’ importante sottolineare che oltre le attività tradizionali di rappresentanza dei lavoratori, i Sindacati possono anche essere coinvolti in campagne politiche per promuovere politiche che migliorino la vita dei lavoratori. Ad esempio possono sostenere legislazioni per aumentare il salario minimo, garantire la protezione del lavoro dei lavoratori precari.

A proposito di salario minimo la battaglia italiana è una questione controversa che coinvolge diversi attori, tra cui il Governo, i Sindacati e le Associazioni degli imprenditori.

I Sindacati, rappresentanti di oltre il 70% dei lavoratori italiani, sostengo da sempre e maggiormente oggi la necessità di introdurre un salario minimo nazionale per garantire un reddito equo ai lavoratori vulnerabili. Secondo il Sindacato, un salario minimo adeguato è essenziale per combattere la povertà e garantire la dignità dei lavoratori.

D’altra parte, le Associazione degli imprenditori, sostengono che un salario minimo nazionale potrebbe avere un impatto negativo sulle piccole e medie imprese, che potrebbero non essere in grado di sostenere salari più alti. Sostengono invece, che il mercato del lavoro dovrebbe essere determinato dalla domanda e dall’offerta, senza l’intervento statalmente stabilito di un salario minimo.

Il precedente Governo ha cercato di affrontare la questione attraverso l’introduzione di provvedimenti come il Reddito Di Cittadinanza e il Decreto Dignità, che miravano a migliorare le condizioni dei lavoratori a basso reddito senza introdurre un salario minimo nazionale. Tuttavia, queste misure hanno suscitato critiche da parte delle parti sociali che le considerano insufficienti per combattere la povertà.

Attualmente, la discussione sul salario minimo in Italia è ancora in corso. Molti partiti politici, compresi quelli di sinistra, sostengono l’introduzione di un salario minimo nazionale, mentre partiti di destra sono contrari. La battaglia continua quindi tra le varie forze politiche e sociali per trovare un compromesso tra la tutela dei lavoratori e la sostenibilità delle imprese.

Altra forma di sostegno oggi è l’“Assegno di inclusione” in vigore da gennaio 2024 (non inferiore a 480 euro mensili) per i nuclei con componenti “fragili” e con impostazione molto simile a quella del vecchio RDC.

La misura che sostituisce il Reddito di cittadinanza nel 2024, detta Assegno di Inclusione, è stata istituita con decreto legge 48/2023 e con la legge di conversione del decreto pubblicata in GU il 3 luglio 2023 Legge 85 2023, sono state introdotte alcune piccole modifiche.

Sostanzialmente non è che un beneficio economico fornito dallo Stato a persone con disabilità grave o gravissime che hanno un’età compresa tra i 18 e 64 anni e che soprattutto si trovino in una situazione di particolare disagio economico. Per poter beneficiare dell’assegno, è necessario presentare una domanda presso l’INPS e soddisfare determinati requisiti tra cui un limite di reddito personale e familiare, una grave disabilità e il possesso di alcuni requisiti sanitari.

In maniera analoga a quanto succede nel 2023 per il Reddito di Cittadinanza, la nuova misura distingue due categorie di nuclei beneficiari: quelli in cui sono presenti soggetti over 60, minori o persone con disabilità, e quelli formati da sole persone occupabili, anche monocomponente. Nel primo caso i componenti del nucleo potranno richiedere l’Assegno di Inclusione per 18 mesi, prorogabili di altri 12, mentre per le persone considerate occupabili è prevista la decadenza dal beneficio nel caso di rifiuto di una offerta di lavoro a tempo pieno o parziale con determinate caratteristiche.

Inoltre, sarà attivo un nuovo strumento, chiamato Supporto per la formazione e il lavoro, rivolto ai soggetti tra 18 e 59 anni in condizioni di povertà assoluta e senza i requisiti per accedere all’Assegno di Inclusione. Con il Supporto per la formazione e il lavoro sarà possibile ricevere un assegno mensile di 350 euro per 12 mesi, e intraprendere percorsi di attivazione lavorativa.

La famiglia dovrà avere:

  • Isee non superiore a 9.360 euro (come per il Reddito di cittadinanza);
  • Valore di reddito familiare inferiore 6mila euro annui (maggiorato sulla base del numero di componenti in particolare disabili);
  • Non possesso di auto oltre 1600 cc, moto oltre 250 cc., barche;
  • Immobile prima casa non superiore a 150mila euro ai fini IMU;
  • Altri immobili non superiori a 30mila euro ai fini ISEE.

Tuttavia, è molto importante considerare anche alcuni aspetti critici. Ad esempio, potrebbe sorgere il rischio di uso improprio o di abuso dei fondi. E’ quindi necessario un’attenta gestione e monitoraggio del programma, per garantire che le risorse siano effettivamente destinate a coloro che hanno bisogno.

Un altro aspetto da prendere in considerazione è il costo dell’assegno e come esso influisce sul bilancio dello Stato. Ciò potrebbe richiedere una ridistribuzione delle risorse e una revisione delle politiche fiscali. E’ importante a mio avviso, valutare attentamente l’impatto economico di questa misura per evitare squilibri finanziari a lungo termine.

Nicola Alberghina

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