Si sta tornando a parlare in questi giorni di corridoi umanitari a seguito della caduta di Kabul e della presa di potere dei talebani in Afghanistan. Ha scosso le coscienze di tutto il mondo il dramma all’aeroporto: bambini passati di mano in mano oltre il muro di cinta. Video tragici riprendono migliaia di persone assembrate al di fuori dell’aeroporto della capitale afgana: è in atto la corsa contro il tempo di migliaia di rifugiati che dentro l’Aeroporto di Kabul, stanno cercando di scappare con i voli disponibili prima della scadenza del 31 Agosto imposta dai talebani. Sono moltissimi i bambini e le donne afgane che stanno arrivando in Italia, sono soprattutto loro ad essere il bersaglio di un regime che nega i loro diritti: per le attiviste dei diritti umani, le giornaliste, le politiche, le giuriste che sono state in prima linea nella battaglia per non tornare indietro di 20 anni, il rischio è di essere uccise.
Le donne giudici vengono cercate di porta in porta. “L’idea dei talebani è che le donne non possono essere giudici”, testimonia una d loro nella provincia di Herat. Molte sono state formate negli Usa, e hanno emesso sentenze severe sui combattenti talebani durante la guerra. Il punto è che non essendo mai state sul libro paga degli americani, non hanno diritto a visti speciali. Dopo il trattato firmato dagli Stati Uniti e talebani nel 2020, molte attiviste, politiche studentesse sono nel mirino degli “studenti del Corano”. Sono numerosi gli attivisti e le organizzazioni non governative che stanno chiedendo di salvare donne e bambini dai talebani in vista della reintroduzione della Sharia, che in arabo significa la retta via, la legge islamica dedotta dai testi sacri.
Tre mesi fa tre esplosioni hanno colpito una scuola di Kabul, uccidendo 90 ragazze e ferendone oltre 200. Il quartiere degli Azara, la comunità sciita è stata colpita più volte da talebani e da gruppi terroristici legati all’Isis. Negli ultimi due anni sono state colpite scuole, reparti di maternità degli ospedali, biblioteche, causando centinaia di morti, feriti. Negli anni 90 sotto il regime talebano, le bambine non potevano frequentare la scuola una volta superati gli otto anni e le donne non potevano uscire di casa se non accompagnate da un uomo di famiglia, non esistevano diritti. In vent’anni le amministrazioni americane hanno speso quasi 800 milioni di dollari per promuovere il diritto delle donne in Afghanistan, con il risultato di una incredibile affluenza nelle scuole da parte delle ragazze che rappresentavano il 40 per cento degli studenti, oltre 3 milioni e mezzo di giovani che frequentavano la scuola. La giornalista Francesca Mannocchi ha firmato un reportage su Sky tg 24, in cui spiega l’eccidio di donne attiviste, politiche, studentesse e giornaliste uccise dai talebani, persecuzione che si è acuita dopo la firma degli accordi di Doha e l’inizio del ritiro internazionale. Gli ultimi attentati hanno fatto riemergere il dibattito sul ruolo dell’Europa e dei Paesi occidentali nell’accoglienza delle persone che fuggono da contesti di emergenza e guerra.
Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini parla di “Giorni senza sosta per le Forze Armate che stanno garantendo un’importante operazione umanitaria”. Sono oltre 1500 i cittadini afgani tratti in salvo nell’ambito dell’operazione Aquila, in soli 5 giorni sono state trasportate circa 1000 persone.
La Nato ha dato priorità assoluta alle evacuazioni. Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, parlando alla riunione dei ministri degli esteri dell’Alleanza, ha ribadito che “La principale sfida è quella di consentire alle persone di raggiungere ed entrare nell’Aeroporto di Kabul”, aspettandosi, come le Convenzioni di Ginevra sanciscono, che venga permesso il passaggio sicuro per tutti gli stranieri e gli afgani che vogliono lasciare il Paese. L’Unhcr, Agenzia Onu per i Rifugiati, chiede che non siano chiuse le frontiere dei Paesi vicini e che sia dato asilo ai profughi in qualunque direzione e modo fuoriescano. Queste operazioni hanno anche un costo: servono con urgenza 68 milioni di dollari per assistere gli sfollati interni e nei Paesi confinanti. Su twitter il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhantom Ghebreyesus ha asserito con forza che il popolo dell’Afganistan ha bisogno del nostro sostegno ora più che mai e con il comitato, allegando la dichiarazione congiunta con le altre agenzie delle Nazioni Unite e organizzazioni umanitarie, ha auspicato che tutte le parti (compreso i talebani), cessino tutte le violenze e rispettino il Diritto Umanitario Internazionale.
Circa 2.000 persone in fuga dall’Afghanistan saranno trasferite, in questi giorni, presso il Coe – Centro operativo emergenze della Croce Rossa italiana ad Avezzano. L’operazione è sotto il coordinamento della Protezione civile e in collaborazione con il Ministero della Difesa. Il Dipartimento della Protezione civile ha reso noto che gli arrivi sono cominciati il 26 Agosto e che continueranno nei prossimi giorni.
Monsignor Giancarlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes, chiede aiuti e solidarietà in sostegno della popolazione afghana in fuga dal Paese scosso dall’arrivo dei Talebani: “Chi era impegnato in una missione militare ora deve lanciare una grande missione umanitaria”. È in atto una delle “operazioni di accoglienza più grandi e complesse della Croce Rossa da sempre”, ha sottolineato Francesco Rocca, presidente della Croce Rossa italiana e della Federazione internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (Ifrc). Croce Rossa, Difesa e volontari, insieme con la Regione Abruzzo e gli enti territoriali, stanno lavorando senza sosta e continueranno a lavorare per garantire a tutti assistenza per fornire accoglienza, supporto psicologico e sanitario a persone vulnerabili. Il centro di Avezzano, che ospitare al meglio le persone provenienti dall’Afghanistan, è stato arricchito di 3 tensostrutture da 15×30, 10×24, 10×18, di 31 tende 6×9 e di 111 tende per la notte e di una cucina da campo. Sono centinaia i volontari accorsi da tutta Italia, malgrado il rischio Covid-19, l’accoglienza dei profughi vede impegnati crocerossine e volontari, provenienti da tutti i comitati. In particolare, le crocerossine assistono i 104 profughi nella quarantena fiduciaria e prevista dalle norme anti- covid, supportando le famiglie ed i numerosi bambini afgani, portando professionalità, amore e conforto, così come recita il motto di questo antico Corpo delle Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana.
Cerchiamo di capire come funzionano i corridoi umanitari: sono un programma sicuro e legale di trasferimento e integrazione in Italia rivolto a migranti in condizione di particolare vulnerabilità ovvero donne sole con bambini, vittime del traffico di essere umani, anziani, persone con disabilità o con patologie, oppure persone segnalate da organizzazioni umanitarie quali l’Alto Commissariato dell’Onu per i Rifugiati (UNHCR). In pratica i corridori umanitari sono progetti che nascono con l’intento di permettere a chi fugge dal proprio paese di farlo attraverso vie legali e sicure, come ad esempio i normali voli di linea, la base giuridica di questa iniziativa è sancita dall’articolo 25 del Regolamento CE 810/2009, che concede ai Paesi Shengen la possibilità di rilasciare visti umanitari, validi per il proprio territorio. Una volta in Italia i beneficiari hanno la possibilità di avanzare domanda di asilo e di essere assistiti durante gli iter legislativi. Secondo le regole internazionali, gli Afgani arrivati in Italia, nei campi gestiti dalla Croce Rossa Italiana, hanno le caratteristiche per farsi riconoscere lo status di rifugiato. La Convenzione di Ginevra riconosce lo status di rifugiato a tutti coloro che abbiano fondato timore di persecuzioni nel proprio Paese: “Lo status di rifugiato è qualcosa di obiettivo: non è lo stato a doverlo accertare ma si acquista nel momento in cui chi fugge, ha un fondato timore di persecuzione”. Per poterlo chiedere è necessario che siano entrati nel territorio Europeo. Tutte le persone che fuggano dall’Afganistan, trasportati da aereo militare, piuttosto che fuggendo per via balcanica (attraversando Turchia, Bosnia, Croazia e Slovenia) potrà fare procedura per fare domanda di protezione internazionale. Secondo la Costituzione italiana qualsiasi donna afgana ha diritto all’asilo in Italia, in quanto secondo il nostro diritto interno, l’asilo costituzionale viene rilasciato a tutti coloro che nel loro Paese non godono della libertà e dei diritti costituzionali garantiti in Italia, nella speranza che il maggior numero di donne afgane possa mettersi in salvo ed arrivare in Italia e che tutto ciò possa rappresentare un successo, contrariamente alle polemiche in corso sul fallimento degli Usa e della Nato, per non avere ricostruito in vent’anni dalla liberazione dai talebani, nessun progetto di ristrutturazione economica.
Teresa Sisto