Il Cimitero acattolico di Roma è uno dei luoghi di sepoltura tutt’ora in uso più antichi d’Europa. Conosciuto in primis come Cimitero degli inglesi, e colloquialmente degli Artisti e dei Poeti, custodisce i resti di quasi quattromila persone. La maggior parte sono stranieri non cattolici vissuti per un certo lasso di tempo nella capitale: principalmente inglesi e tedeschi, ma anche americani, scandinavi, russi, greci e qualche orientale, di tutte le confessioni religiose dall’Islam, all’Ebraismo, allo Zoroastrismo, dal Buddismo al Confucianesimo. Le iscrizioni sono in 15 lingue diverse.
L’esigenza di un luogo di sepoltura per acattolici scaturisce principalmente dopo l’inizio del Grand Tour, il viaggio di formazione avviatosi XVIII secolo. L’Italia per alcuni di questi giovani inglesi sarebbe diventata non solo terra di studi, ma luogo di riposo eterno.
Tuttavia le normative ecclesiastiche della Chiesa Cattolica, vietavano la sepoltura di chi non fosse cattolico e degli atei, entro le mura di Roma. Queste persone venivano tumulate in fosse comuni, insieme a suicidi ed attori, questi ultimi erano “espulsi” dalla comunità e non potevano essere sepolti in terra consacrata. L’esigenza di questa comunità di “esclusi” di avere una propria terra sepolcrale, ha inciso sulla decisione della Chiesa di destinare alcuni spazi cittadini alla loro sepoltura.
Il Cimitero inizia ad essere ufficialmente utilizzato nel 1716, dopo la concessione di papa Clemente XI ai membri della Corte Stuart in esilio dall’Inghilterra e agli altri cittadini inglesi, di essere inumati di fronte alla Piramide Cestia. Permesso successivamente esteso a fedeli acattolici di diversa nazionalità e all’alterità.
Il territorio scelto si estendeva dalle mura aureliane al rione Testaccio, conosciuto come “I prati del popolo romano”. La Piramide su cui si affaccia il Cimitero è stata essa stessa sepolcro di Caio Cestio Epulo, costruita tra il 18 e il 12 a.C. in soli 330 giorni su disposizione testamentaria. Caio Cestio era Settenviro Epulone ovvero membro del collegio sacerdotale preposto all’amministrazione dei banchetti religiosi. È l’unica Piramide rimasta in città delle tredici, che dovrebbero essere state edificate nel corso del tempo.
Seppur fossero ufficialmente autorizzate, le sepolture degli acattolici avvenivano di notte, per evitare di dare adito a potenziali manifestazioni di intolleranza religiosa.
L’assenza di croci nelle zone più antiche del Cimitero è emblematica, in quanto nel 1870 era vietato dalle autorità ecclesiastiche apporle sulle lapidi di questi defunti. Nello stesso anno il fossato di protezione è stato sostituito dall’attuale recinzione in muratura, che tuttora percorre via Caio Cestio. Si accede al Cimitero tramite un portale in stile neo-gotico, su cui capeggia l’inciso “Resurrecturis “, “A coloro che risorgeranno”. L’odierna estensione è stata raggiunta a fine ‘800, dopo l’approvazione del Consiglio comunale di riservare altri 4.300 metri quadrati di terreno a queste inumazioni.
Nel 1910 tramite un formale accordo con l’allora Sindaco di Roma, il Cimitero è stato definito culturalmente importante e degno perciò di speciali salvaguardie. Nel 1918 è dichiarato Zona Monumentale d’Interesse Nazionale.
Nel corso di scavi archeologici del 1928, per riportare alla luce la base della Piramide, sono state rinvenute le spoglie del giovane studente inglese George Langton, sulla cui pietra sepolcrale è riportata la data 1738. Dovrebbe essere la più antica sepoltura presente.
Il nucleo originario del Cimitero, conosciuto come “parte antica”, corrisponde ad un’ampia distesa erbosa con i monumenti funebri disposti in ordine sparso.
Moltissime sono le figure artistiche e letterarie che vi riposano; si trovano anche storici, archeologi, diplomatici, scienziati e architetti.
Qui sono custodite due tombe con stele gemelle, appartenenti rispettivamente al poeta inglese John Keats, istoriata con una lira, e all’amico pittore Joseph Severn, arricchita da una tavolozza con colori. Keats è giunto a Roma nel 1820, e vivrà nella Casina Rossa di piazza di Spagna, fino alla sua prematura scomparsa, avvenuta il 24 febbraio 1821 all’età di 25 anni per tubercolosi. L’epitaffio sulla stele porta in calce Qui giace colui il cui nome fu scritto nell’acqua; lo stesso Keats ha espresso il desiderio che sulla sua tomba non ci fossero né data né nome, ma soltanto la suddetta epigrafe.
Il nome del poeta appare anche sulla stele di Joseph Severn, morto in tarda età nel 1879 e sepolto accanto all’amico soltanto nel 1882, in seguito ad una sottoscrizione pubblica. Il Cimitero ospita inoltre le ceneri di Percy Shelley. Il poeta è morto l’8 luglio 1822 nel corso di un naufragio, al largo della costa tirrenica fra la Liguria e la Toscana, e cremato sulla spiaggia vicino a Viareggio. Tuttavia il suo cuore è stato rimosso, per essere conservato dalla moglie, la scrittrice Mary Shelley.
Il monumento funebre più struggente è senza dubbio l’Angelo del dolore realizzato dallo scultore americano William Wetmore Story per la tomba della moglie Emelyn Eldredge. Il monumento racchiude anche le spoglie dell’autore, deceduto pochi mesi dopo aver ultimato l’opera.
Le tumulazioni in questa parte del cimitero hanno un fascino antico e romantico, dove arte, bellezza e natura intessono una trama ricca di suggestioni e di richiami al passato. In questo tratto gli alberi sono radi, poiché il Segretario dello Stato Pontificio nel 1821, aveva proibito che vi fossero piante la cui imponenza potesse ostacolare la vista della Piramide.
La “zona nuova” custodisce tra le altre, la tomba del figlio dello scrittore Johann Wolfgang von Goethe August, morto nel 1830 a 40 anni ed è ornata con la scritta “Goethe Filius”. Questa parte accoglie principalmente italiani: il deputato Antonio Labriola, il poeta della beat generation Gregory Corso, il fisico Bruno Pontecorvo, lo scrittore Carlo Emilio Gadda. La tomba del filosofo e politico Antonio Gramsci, co-fondatore del Partito Comunista Italiano, recita semplicemente Cinera Antonii Gramscii.
La sua sepoltura ha ispirato alcuni tra i versi più celebri di Pier Paolo Pasolini, Le ceneri di Gramsci. Dal luglio 2019 in questa terra giace anche Andrea Camilleri, scrittore di grande fama, ateo e comunista. Le ceneri dell’artista Gigi Proietti, dopo la sua morte avvenuta nel 2020, sono state giustamente deposte all’Acattolico, permettendogli di riposare con personalità a lui equiparabili per meriti artistici.
Infatti secondo le regole del Cimitero, possono esservi seppelliti anche personaggi illustri italiani che si siano distinti per le loro talentuose doti o che in vita abbiano testimoniato la propria laicità religiosa. I cittadini stranieri, al momento del decesso, dovrebbero essere residenti in Italia.
Questo lembo di terra sconsacrata, nato per l’esigenza di dare una tumulazione degna ai non cattolici, ai non battezzati e ad altre tipologie di “esclusi”, è uno spazio in bilico, sospeso, al di fuori del mondo, nonostante sia immerso in una tra le zone più trafficate e rumorose di Roma. Al suo interno pare che il tempo si sia fermato. Addirittura una sorta di dimensione onirica. Uomini e donne di fedi e provenienze diverse riposano uno a fianco all’altro, in un mosaico e crogiolo di storie e culture che si può ripercorrere passeggiando all’ombra degli alberi.
Tra cipressi e i monumenti fanno capolino gatti a zonzo o che sonnecchiano tra le lapidi. Sono loro i veri custodi di questo luogo, nella quiete, calma e spiritualità che si infonde nelle anime dei vivi che esplorano il giardino. I mici amano infatti l’ombra e la quiete di questo piccolo parco. Sono ospiti della colonia felina presente nel parco della Piramide Cestia, gestita da un’Associazione che si occupa e accoglie anche i felini che vengono abbandonati davanti all’ingresso dell’Acattolico.
Le visite al Cimitero sono possibili sia singolarmente, sia a gruppi con o senza guida. L’ingresso è gratuito, chiunque voglia farlo, può lasciare una donazione.
Chiara Magrini