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17 Gennaio 2025
Primo Piano

Dal V Piano nazionale Infanzia al Piano di azione nazionale sulla Child Guarantee

Nei primi mesi dell’anno, numerose sono state le azioni intraprese a livello governativo nell’ambito delle politiche sociali per l’infanzia e l’adolescenza, a partire dalla firma del DPR di adozione del Quinto Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva, conosciuto più sinteticamente come V Piano nazionale infanzia. Il Piano costituisce il frutto di un’attività di co-progettazione tra l’Osservatorio nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza, enti pubblici, amministrazioni centrali e locali, soggetti privati, terzo settore, università con la partecipazioni di minori. È improntato su tre linee di intervento: Educazione, Equità ed Empowerment. Con riguardo alla prima aerea, è previsto il potenziamento del sistema di offerta degli asili nido (età 0-3 anni) nella programmazione territoriale. Nonostante l’incremento dei posti disponibili, che ha aumentato il tasso di copertura da meno del 16% al 23%, la situazione non è priva di criticità e disomogeneità: se in Emilia-Romagna, in Umbria, in Valle d’Aosta e nella Provincia Autonoma di Trento, più di un bambino su tre frequenta l’asilo nido, nel Centro-Nord uno su quattro, mentre al Sud uno su otto. Ciò specialmente in considerazione del decremento demografico che ha determinato una contrazione di 3.100 sezioni di scuole dell’infanzia (età 3-6 anni), nell’ultimo quinquennio, con la previsione, per il prossimo, di una riduzione di ulteriori 130.000 utenti. A tal fine sarà necessario, da un lato, riconvertire gli spazi disponibili, dall’altro lato, favorire l’adozione di misure a sostegno della genitorialità e della conciliazione famiglia-lavoro. L’attenzione del Piano si concentra, quindi, sulla necessità di promuovere azioni che rafforzino la corresponsabilità tra scuole, studenti e famiglie, nella promozione dell’insegnamento trasversale all’educazione civica e della salute, ponendo la scuola come interlocutore privilegiato per il mondo sanitario. Nel settore educativo è necessario, inoltre, procedere alla riqualificazione del personale e degli operatori che si occupano dei minori più vulnerabili con un approccio multidisciplinare nell’ambito non solo formativo e sociale, ma anche sanitario e giuridico. La linea di intervento dell’Equità, si propone di contrastare il tasso di incidenza della povertà assoluta su bambine, bambini e adolescenti (età 0-17 anni) passato dal 11,4% dell’anno 2019 al 13,6 % nel 2020 e di spezzare la catena degli svantaggi individuali, dell’esclusione sociale e dell’abbandono degli studi. L’impoverimento economico fa sì che in Italia un minore su sette lasci prematuramente la scuola, la metà non abbia mai letto un libro e solo un bambino/adolescente su cinque pratichi sport. Tra le misure da assumere, iniziative che promuovano la digitalizzazione e lo sviluppo di nuove competenze, nonché la promozione di un sistema di servizi pubblico e integrato per la cura, la tutela e la protezione dei minori. L’Italia, difatti, è il Paese europeo occidentale con il minor numero di laureati, il maggior numero di NEET (Not in Education Employment or Training) e in cui è registrato un tendenziale aumento del numero di ricoveri dei più piccoli per disturbi mentali e del neurosviluppo, di violenze, figlicidi, suicidi adolescenziali nonché di utilizzo di psicofarmaci in età evolutiva. L’area dell’Empowerment, invece, mira a istituzionalizzare l’ascolto e la partecipazione dei minori ai dibattiti concernenti i lori diritti, nella programmazione e nella valutazione delle politiche pubbliche di settore, e a sostenere la crescita di cittadini consapevoli e attivi, promuovendo, per esempio, la cultura della prevenzione e del contrasto al bullismo e al cyberbullismo nonché rilanciando l’immagine della scuola e della comunità educante anche tramite i patti educativi di comunità. Le azioni del V Piano si pongono nell’ottica di integrare i diritti e le strategie internazionali di cui all’Agenda ONU 2030 e alla Strategia dell’Unione Europea sui diritti dei minori 2021-2024, nonché di dare attuazione al Sistema europeo di garanzia per i bambini vulnerabili (European Child Guarantee). In tale solco, difatti, nella prospettiva di adeguamento alla Raccomandazione del 14 giugno 2021 (si veda, al riguardo, l’articolo di G. Gozzelino, La tutela dei diritti dei minori: la European Child Guarantee e la sperimentazione del modello italiano, in L’Esodo, Dicembre 2021, n.13), è stato inviato alla Commissione Europea il Piano di azione nazionale per l’attuazione della Garanzia Infanzia (PANGI), fino al 2030. Quest’ultimo dà piena operatività e si pone in coerenza al predetto V Piano, come espressione di un’unica strategia nazionale a tutela di bambine, bambini e adolescenti. Ciò, per esempio, al fine di garantire i Livelli essenziali delle prestazioni (LEP). Tale documento, predisposto, con la partecipazione dello Youth Advisory Board, dal Gruppo di lavoro “Politiche ed interventi sociali a favore dei minorenni in attuazione della Child Guarantee”, presieduto dalla senatrice Anna Maria Serafini, designata quale Coordinatrice nazionale per l’Italia della Garanzia infanzia, è uno tra i primi Piani nazionali, con Francia e Svezia, presentati. Tra i punti che verranno implementati dal Piano, sono previsti – come LEP – : l’offerta di un pasto sano al dì a scuola, atteso che, già anteriormente alla crisi pandemica, in Italia, quasi un bambino su due non poteva accedere alla mensa scolastica, oltre all’estensione del servizio di refezione scolastica e del tempo pieno nelle scuole dell’infanzia e primaria, a cui si accompagneranno investimenti nelle infrastrutture. Il PANGI ribadisce l’universalità e la gratuità dei servizi educativi di qualità alla prima infanzia su tutto il territorio nazionale. Su questi temi, il Piano verrà ulteriormente integrato e perfezionato entro il prossimo Giugno, anche con lo scopo di rafforzare l’intero sistema dei servizi sociali. Dal punto di vista della dote finanziaria, è previsto un finanziamento da parte dell’Unione Europea di 653 milioni di euro: nei Paesi in cui è registrato un tasso di povertà minorile superiore alla media europea – quale l’Italia – il 5% del Fondo sociale europeo plus è da destinarsi ad azioni di contrasto a questo fenomeno. La Child Guarantee europea, inoltre, potrebbe costituire l’occasione attesa per promuovere o potenziare le misure a sostegno dell’inclusione sociale di bambine, bambini e adolescenti Rom che, nell’Unione Europea ammontano a sei milioni, di cui l’85% è esposto al rischio di povertà assoluta. Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, il Ministero della Salute e con il supporto tecnico-scientifico dell’Istituto degli Innocenti di Firenze ha promosso il Progetto Nazionale per l’inclusione e l’integrazione dei bambini Rom, Sinti e Caminanti – Pon Inclusione. È necessario, quindi, alimentare il dibattito politico, culturale e scientifico sul tema dell’educazione e dell’inclusione dei minori promuovendo programmi di ricerca, intervento e monitoraggio, non solo per perseguire un senso di giustizia sociale ma anche perché – come hanno rilevato gli indicatori Osce-Pisa – a un incremento del livello di istruzione della popolazione più giovane corrisponde un aumento del Prodotto interno lordo (Pil) del 5%.

Giulia Gozzelino
Avvocata e cultrice della materia in diritto
delle politiche sociali e del lavoro

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