Il diritto di sciopero è uno degli strumenti più potenti e fondamentali che i lavoratori hanno per difendere i propri diritti, ne sono fortemente convinto sia come sindacalista sia come giurista.
È un pilastro della nostra democrazia, un’arma pacifica ma determinante per combattere le ingiustizie e rivendicare condizioni di lavoro dignitose.
Scioperi proclamati durante i primi due anni di Governo Meloni rispetto ai Governi precedenti
Tuttavia, negli ultimi anni, sto assistendo a un fenomeno allarmante: un uso strumentale dello sciopero, che rischia di trasformare questo strumento essenziale in un’arma politica al servizio di partiti e interessi di parte.
Non posso fare a meno di notare l’abnorme differenza nel numero di scioperi proclamati durante i primi due anni di Governo Meloni rispetto ai Governi precedenti, siano essi stati a guida PD o Cinque Stelle, o tecnici come quelli di Draghi e Monti.
Questa sproporzione è lampante e non può essere ignorata.
Mi chiedo: stiamo ancora parlando di diritto di sciopero o siamo di fronte a un vero e proprio abuso di sciopero?
Ci sono sigle sindacali che, purtroppo, sembrano aver smarrito la loro missione originaria, tutelare i lavoratori.
Lo sciopero, in questi casi, non viene utilizzato per combattere battaglie concrete e necessarie, ma diventa uno strumento politico per attaccare il Governo di turno.
Il rischio: delegittimare le lotte sindacali
Questo non è accettabile. Quando un diritto così importante viene piegato a logiche di appartenenza politica, non solo si tradisce la fiducia dei lavoratori, ma si rischia di delegittimare le lotte sindacali agli occhi dell’opinione pubblica.
I settori più colpiti da questo fenomeno sono quelli strategici: trasporti, scuola e sanità.
Questi settori, già fragili e sotto pressione, si trovano a subire uno sciopero dopo l’altro, spesso per motivazioni che poco hanno a che fare con le reali esigenze dei lavoratori.
I numeri parlano chiaro: durante i Governi a matrice PD o tecnici, gli scioperi erano meno frequenti e, spesso, più mirati.
Ora, invece, assistiamo ad un’escalation che solleva dubbi legittimi sulla vera natura di queste mobilitazioni.
Torniamo a difendere i lavoratori
Chi paga il prezzo di questa distorsione? I primi a pagarne le conseguenze sono i lavoratori, che vedono le loro istanze reali oscurate da battaglie ideologiche.
Ma anche i cittadini, che subiscono disagi crescenti e, inevitabilmente, iniziano a percepire lo sciopero non più come uno strumento di giustizia, ma come una fastidiosa arma di conflitto politico.
Come Presidente del SILPA, sento il dovere di lanciare un appello a tutte le sigle sindacali: torniamo alle origini, torniamo a difendere i lavoratori senza secondi fini.
Lo sciopero deve essere una scelta ponderata, non una reazione automatica dettata da agende politiche. La credibilità del sindacalismo è in gioco e non possiamo permetterci di perderla.
Riflettere insieme su come tutelare il diritto di sciopero
Propongo un dibattito pubblico su questo tema, per riflettere insieme su come tutelare il diritto di sciopero, senza che questo venga abusato.
Solo con un confronto trasparente e costruttivo possiamo restituire dignità alle lotte sindacali e garantire che lo sciopero rimanga un baluardo a difesa dei lavoratori, non un’arma politica al servizio di pochi.
Dobbiamo scegliere se continuare su questa strada rischiosa o riaffermare la centralità del lavoratore, unico vero destinatario del nostro impegno.
Leonardo Maiolica