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14 Gennaio 2025
Primo Piano

Governo Meloni: una sfida complicata fra inflazione, recessione e crisi energetica.

Si è da poco insediato il primo governo Meloni e nel corso del suo intervento alle Camere il Presidente del Consiglio ha tracciato le linee programmatiche delle sfide che aspettano il Paese nei prossimi 5 anni.

Il primo punto è stato dedicato alla necessità di accrescere il reddito disponibile delle famiglie, con interventi che prevedono la riduzione delle imposte sui premi di produttività, dall’innalzamento ulteriore della soglia di esenzione dei cosiddetti fringe benefit e dal potenziamento del welfare aziendale. Nel contempo la sfida è ridurre, ove possibile, la spesa delle famiglie andando ad allargare la platea dei beni primari che godono dell’IVA ridotta al 5%. Sempre attuale l’idea di proporre un patto fiscale coi cittadini che intervenga a rendere più equo e sostenibile il rapporto tassazione/servizi per famiglie e imprese. È stata manifestatala ferma intenzione di procedere ù alla riduzione del cuneo fiscale e contributivo.

Il Governo ha ribadito l’impegno a rispettare le regole attualmente in vigore in ambito di stabilità europea ma nel contempo si è detto determinato a cambiare quelle che non hanno funzionato, a partire dal dibattito in corso sulla riforma del patto di stabilità e crescita.

Non si può sottacere al fatto che il contesto nel quale si troverà ad agire il Governo è molto complicato, il più difficile dal secondo dopoguerra ad oggi. Le tensioni geopolitiche e la crisi energetica frenano la auspicata ripresa economica post-pandemia.

L’Economia Italiana subirà un forte rallentamento che sfocerà nella recessione nel 2023 così come gran parte delle economie occidentali, europee e mondiali, in un clima di assoluta incertezza. Partiamo dalla considerazione che negli ultimi vent’anni l’Italia è cresciuta complessivamente del 4%, mentre Francia e Germania più del 20%. Negli ultimi dieci anni l’Italia si è collocata negli ultimi posti in Europa per crescita economica e occupazionale, con la sola eccezione del rimbalzo registrato dopo il crollo del Pil nel 2020.

Ci troviamo di fronte allo scenario peggiore con una crescita bassa o nulla e un’inflazione che galoppa a 2 cifre con un rialzo dei tassi di interesse dalla BCE che non si vedeva da oltre 10 anni.

Una decisione che anche noi di IRSEU definiamo azzardata con il conto rischio di andare a colpire il credito a famiglie e imprese, più caro e con regole sempre più stringenti, andando anche a peggiorare le performance di quegli Stati che hanno un elevato debito pubblico. E pure in questa situazione

Ma nonostante questo l’Italia ha un Economia solida con i risparmi delle famiglie cresciuti, anche per effetto delle tante nubi sul futuro, che con un clima di ritrovata serenità potrebbero essere un volano per sostenere gli investimenti nell’economia.

La sfida è quella di crescere mettendo alla base lo sviluppo di tutte quelle potenzialità ancora inespresse che ha il sistema Italia, favorendo gli investimenti domestici e esteri portando al centro l’occupazione e lo sviluppo di competenze digitali non dimenticando la difesa degli asset strategici del Paese.

Un capitolo molto importante lo avrà la protezione dal caro energia e dall’inflazione

Un impegno finanziario imponente che drenerà gran parte delle risorse reperibili, e costringerà a rinviare altri provvedimenti che si sarebbe voluto avviare già nella prossima legge di bilancio.

E qui vale la prima regola dell’economia, sopravvivere allo tsunami per poi programmare la crescita.

È evidente come però sia imprescindibile diversificare le fonti di approvvigionamento energetico andando anche ad incidere sulla capacità del Paese di trovare fonti energetiche rinnovabili con investimenti pubblici mirati.

È stato manifestato un forte impegno a attuare interventi fiscali

Di fronte a problemi come caro energia e inflazione l’unico rimedio è far crescere il reddito disponibile alle famiglie intervenendo detassando quelle parti di reddito così dette variabili come i premi di produttività, il welfare aziendale e i fringe benefits andando anche ad incidere sull’iva, ove possibile, estendendo le aliquote di favore sui beni.

È poi inderogabile andare ad agire su una nuova fiscalità che dovrà prevedere maggiore equità, una tregua fiscale di regolarizzare le posizioni di cittadini e imprese e una concreta lotta all’evasione fiscale (a partire da evasori totali, grandi imprese e grandi frodi sull’Iva).

Sulle politiche del lavoro e le pensioni intervenire finalmente sul cuneo fiscale, il riconoscimento di reali tutele per i lavoratori autonomi e un seria prospettiva pensionistica che concili la necessità di ricambio generazionale sui luoghi di lavoro e la sostenibilità economica.

È evidente come ci siano temi che basterebbero per almeno un paio di legislature ma che non sono più differibili per non perdere le occasioni derivate dal PNRR, dalla possibilità, di fronte ad una crisi mondiale di tale portata, di attuare quella serie di cambiamenti dell’assetto del Paese fondamentali per cogliere le sfide dell’innovazione e della crescita.

Giusto impegnarsi per la sopravvivenza ma anche avere l’ardire di pensare ad un Paese diverso, moderno, capace di valorizzare quelle competenze e capacità da troppo tempo frustrate da burocrazie e da quel senso di impotenza che spesso pervade chi ha voglia di intraprendere.

Una strada che per il bene del Paese speriamo il nuovo Governo sia capace di intraprendere.

Franco Colombo
Presidente Irseu

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