Abbiamo voluto dedicare un approfondimento su una delle realtà importanti del nostro Paese: i piccoli Comuni, che rappresentano il 65% dell’intero tessuto Istituzionale Comunale Nazionale ed oltre dieci milioni di abitanti.
Borghi molte volte bellissimi immersi in contesti paesaggistici meravigliosi, ma anche centri amministrativi che vivono di criticità economiche e gestionali da mettere a repentaglio il loro futuro Istituzionale.
Il nostro Magazine oggi è andato ad intervistare, per raccoglierne sensazioni e punti di vista, il Sindaco di Vallefiorita Salvatore Megna, un piccolo Comune con meno di 2000 abitanti incastonato in Calabria tra il Golfo di Squillace e le Pre-Serre Calabresi, che, rispondendo alle nostre domande, ha voluto condividere con noi tutte le difficoltà, le speranze ma anche incertezze e prospettive che un amministratore di uno di questi piccoli centri vive quotidianamente.
Sindaco Megna, cosa significa amministrare un piccolo comune come il suo?
In premessa consentitemi di ringraziare “l’Esodo” nella persona del Direttore Massimo Maria Amorosini per lo spazio e l’opportunità che offre a me ed all’intera comunità, che mi onoro di rappresentare, di poter portare a conoscenza di tutta Italia il nome e la realtà di Vallefiorita.
Amministrare un comune in generale non è mai semplice, amministrarne un piccolo o piccolissimo come lo è, per esempio, Vallefiorita, è ancora più difficile per varie e precise ragioni. Mi piace sottolineare principalmente come vi sia profonda differenza tra l’amministrare un grande comune dove si delinea un rigoroso formalismo istituzionale, burocratico ed amministrativo tra amministratori e Cittadino, ed i piccoli Comuni ove prima del rapporto istituzionale vi è forte il “rapporto umano”; ci conosciamo tutti, spesso siamo parenti, certamente tutti amici, tutto questo nell’amministrare e nell’amministratore comporta non solo l’uso di ordinaria diligenza “professionale”, ma anche soprattutto l’uso della “diligenza del buon padre di famiglia”, dove ogni problematica viene sentita con maggiore responsabilità ed ogni difficoltà o sofferenza dei propri concittadini viene vissuta come una difficoltà personale.
Potrei affermare, guardando alla mia esperienza, di essere un Sindaco fortunato, amministrando un comune che per storia non ha mai avuto problemi di bilancio, ma dietro al dato soggettivo che comunque rappresenta una eccezione, vi è quello oggettivo che ci dice che la maggior parte dei piccoli centri urbani soffrono finanziariamente ed hanno difficoltà anche a garantire i livelli minimi di gestione.
Se dovesse individuare le principali problematiche che attanagliano oggi la gestione di queste piccolissime comunità, quali indicherebbe?
Certamente nel tempo e nell’evoluzione legislativa le piccole realtà comunali hanno subito al pari dell’economia l’affermazione del concetto di “globalizzazione Istituzionale”, i vari legislatori hanno prediletto l’accentramento di servizi ed investimenti in favore delle grandi metropoli tralasciando finanziariamente e progettualmente i piccoli centri, nonostante gli stessi rappresentino oltre 10 milioni di abitanti unitamente a potenzialità territoriali importanti.
Una visione che ha profondamente inciso anche sulle regole di accesso ai bandi di finanziamento Statali e Regionali, dove il principio del “bacino di utenza” porta spesso a far scartare quello che sulla carta potrebbe essere in prospettiva anche un “valido progetto” di investimento.
Tale situazione ha portato i Comuni ad avere sempre più minori servizi e risicate risorse finanziarie da parte dello Stato da destinare ad investimenti strutturali, costringendoli di fatto ad una amministrazione ordinaria legata alla sola gestione dei tributi, che inevitabilmente gravano sulle spalle dei cittadini, per potersi mantenere in vita, dando priorità di intervento alla minima manutenzione ordinaria del territorio e nulla più!
Se a tutto ciò si aggiunge che un piccolo Comune come quello che io rappresento, già radicato in un contesto regionale di per sé “difficile” storicamente deficitario in termini di infrastrutture e servizi, ecco allora che scatta ulteriormente la problematica dello spopolamento, dell’emigrazione all’estero in cerca di lavoro e stabilità sociale, del calo sempre più preoccupante del dato occupazionale e dell’instabilità sociale ed economica e con esso territori edificati ma spopolati, con abitanti sempre più anziani e forza lavoro inesistente!
Da Sindaco, pensa ci possano essere delle strade per invertire l’attuale rotta Istituzionale, sociale ed economica?
Certamente bisogna essere “realisti” nell’affrontare le problematiche con gli strumenti e le risorse oggi a disposizione, ma nel contempo “visionari” e precursori di tempi che, sicuramente, verranno e non possono farci trovare ancora impreparati.
Credo che oggi vi siano delle strade obbligate che bisogna assolutamente percorrere e che prima ancora di avviare una battaglia politica per un cambiamento in termini di visione legislativa che ci farebbe perdere ulteriormente tempo che non possiamo permetterci di perdere, occorra dare concretezza allo slogan che i Comuni debbano essere imprenditori di se stessi ed attraverso l’affermazione di tale principio convincere le Istituzioni più alte a “Investire” nuovamente sulle potenzialità di questi piccoli centri.
I piccoli Comuni, oggi, per darsi un futuro sono chiamati a reagire per garantirsi nel presente la sopravvivenza e nel futuro la continuità e lo devono fare con lo spirito di una vera e propria impresa commerciale, cooperando, compartecipando, investendo, producendo, commercializzando, quelle che sono le ricchezze offerte dal proprio territorio, dalla propria cultura e dalle proprie esperienze lavorative, ed aggiungo, che se unire le forze volesse dire consolidamento delle opportunità, stabilità economica e sociale allora bisognerebbe, con convinzione, guardare anche ad unire le “imprese comunali” per ridurre i costi di gestione, aumentare la forza lavoro e con essa la capacità produttiva.
Quello che afferma pare essere non solo una valutazione ma una idea ben precisa, ci può spiegare meglio?
Parto, facendo scorta della mia esperienza, affermando che un piccolo Comune, anche quello più sconosciuto, guardato in ottica imprenditoriale è di per sé una miniera di risorse, opportunità e potenzialità che si annidano nelle caratteristiche del proprio territorio, nelle propria cultura popolare e del lavoro, nella specificità delle proprie ricchezze Agroalimentari, ma fino ad oggi non vi è mai stato un tentativo di valorizzare e mettere in rete questo patrimonio con un progetto lineare ed uniforme!
Penso in modo convinto che una politica comunale organizzata e coordinata con taglio Imprenditoriale che punti, alla valorizzazione ed al recupero dei territori dal punto di vista paesaggistico, alla creazione di filiere Artigianali e commerciali, alla tutela istituzionale dei propri prodotti e delle proprie arti, alla compartecipazione pubblico/privato per lo sviluppo di offerte turistiche mirate ad esempio a far conoscere e rivivere la cultura rurale e contadina tipica dei nostri luoghi naturalmente vocati, al recupero dei borghi e dei centri storici, alla conoscenza dei nostri antichi mestieri, del nostro artigianato e, perche no?, anche della nostra lingua dialettale, possa tranquillamente puntare ed investire in progetti ambiziosi capaci di garantire sviluppo, crescita economica e sociale e ciò significherebbe nuove opportunità occupazionali e, di conseguenza, forte contrasto al fenomeno dell’emigrazione con tutti gli effetti positivi a ciò collegati.
Ritengo di dover specificare ancora un passaggio, quando parlo di “unire le imprese comunali” al fine di attivare circuiti socio-economici virtuosi, intendo che tanti piccoli Comuni e con essi i propri amministratori, geograficamente distanti pochissimi chilometri ed in alcuni casi metri, debbano guardare, al netto dei campanilismi ormai superati ed improduttivi, alle nuove sfide con spirito unitario, ampliando i territori ed i bacini d’utenza, completandosi reciprocamente nell’offerta dei servizi e potenziando, unendosi, le opportunità ed il potenziale.
Sono convinto che, le piccole realtà comunali compatibili geograficamente, culturalmente e socialmente debbano iniziare ad intavolare una seria e profonda discussione per arrivare nel medio periodo a progetti di fusione comunale nell’interesse generale del territorio e dei propri abitanti.
Da amministratore, da Sindaco, ha un sogno nel cassetto per la sua comunità?
Credo che quando si è alla guida di una comunità, ogni amministratore porti con se tante speranze e molti sogni, nel vedere la propria comunità crescere e migliorarsi sempre di più!
Anche io non nascondo di averne e se dovessi rivelarne una le direi sicuramente quello di rivedere un giorno tanti amici e compaesani avere orgogliosamente un motivo per ritornare a ristabilirsi nei propri luoghi d’origine, vicini ai propri cari e con le medesime opportunità che oggi solo una Emigrazione può garantire, come vorrei che questo nostro territorio con le proprie attrazioni e peculiarità venisse conosciuto, visitato e scoperto in tutto il Mondo!
R.M.