Il settore del lusso e in particolare quello della moda è stato il più colpito dagli effetti del Covid-19. Nel 2021 secondo McKinsey si è registrato un importante calo delle vendite. Molti negozi e fabbriche si sono viste costrette a chiudere e il turismo è diminuito, motivi per cui si è verificato un calo della domanda e soprattutto un cambiamento nelle attitudini e nei comportamenti di acquisto dei clienti finali. A causa del lockdown, i consumatori hanno potuto riflettere sull’eccesso di capi presenti nel guardaroba con un conseguente rigetto verso lo spreco. Si va sempre più in direzione di un abbigliamento realizzato con tessuti sostenibili e verso l’acquisto del lusso di seconda mano. Proprio per questo il gruppo Kering ha acquistato il 5% delle azioni di Vestiaire Collective, azienda che gestisce un sito di moda specializzato per l’acquisto di prodotti di seconda mano di lusso, in quanto lo stesso Pinault sostiene che: “Il lusso second-hand è ormai una realtà con radici consolidate, specialmente tra i consumatori più giovani”. Nel mondo del fashion l’esperienza d’acquisto preferita dai clienti è sempre stata quella in negozi, in modo che il cliente potesse vivere l’atmosfera e la personalità dei vari brand. Il Covid-19 ha ribaltato la situazione in quanto la quota di vendite sui canale e-commerce è passata dal 16% al 29% nel 2021. Per attrarre l’attenzione dei clienti a distanza, i brand si sforzano nella creazione di eventi digitali come i livestream, l’utilizzo di canali social, pubblicità interattive e l’uso di influencer.
Cosa succederà nel 2022? Secondo le previsioni di “The state of fashion”, documento che annualmente Business of Fashion compila con l’aiuto di McKinsey, il 2022 sarà definito come l’anno “challenging”, un anno pieno di sfide partendo dall’adozione di modelli sostenibili e circolari, un anno in cui bisognerà affrontare gli strascichi del 2021 ovvero difficoltà nel recuperare le materie prime, con annesso ritardo nella produzione e rialzi dei prezzi per il cliente finale. Inoltre se nel 2021 lo shopping online era il preferito, nel 2022 c’è la voglia e la tendenza di ritornare allo shopping in store. Il fashion industry è pronto per rivitalizzare l’esperienza d’acquisto dopo anni incerti. Importante il tema della moda circolare, che si propone di ridurre l’impatto ambientale, utilizzando materie prime riciclate e riducendo gli sprechi. Al riguardo, il 2022 è partito con il piede giusto, infatti a New York è stato presentato il Fashion Act, un nuovo disegno di legge che si impegna a controllare e regolamentare la fashion industry. Anche nelle accademie di moda, master specifici su questo argomento stanno insegnando, a chi le frequenta, a mettere la sostenibilità tra le componenti essenziali per chi progetterà la moda del futuro. A seguito della pandemia, la digitalizzazione ha preso il sopravvento. Gennaio è il mese delle fashion week internazionali, la più importante è quella di Parigi che è in programma dal 24 al 27 Gennaio. A causa della variante Omicron, molti stilisti hanno deciso di disdire l’evento come Giorgio Armani, Brunetto Cucinelli o Maison Margiela. La buona notizia è che a causa delle restrizioni di pubblico imposte dalla pandemia, la maggior parte dei brand trasmetterà le proprie sfilate anche online in modo che chiunque possa vederle, tramite le proprie pagine social. La fashion week digitale nasce nel 2020. Erano prima l’esclusività degli inviti e degli eventi, l’intensità della passerella, le feste, l’ammasso di influencer speranzosi di farsi strada, l’afflusso mondano e internazionale di modelle, stilisti, fotografi, compratori, giornalisti, a caratterizzare la fashion week. Ora tutto questo non c’è più, con la digitalizzazione però una cosa è certa, si riesce a raggiungere molto più pubblico, di qualsiasi età, di qualsiasi genere, che abbia la passione per la moda.
Anita Marrone