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11/09/2024
Il caregiver familiare eliminazione del requisito della convivenza
Lavoro e Previdenza Primo Piano Salute

Il caregiver familiare: eliminazione del requisito della convivenza

Caregiver familiare e il requisito della convivenza: le audizioni parlamentari in Italia propongono l’eliminazione del vincolo per il riconoscimento dei diritti specifici.

Il Parlamento italiano, nello specifico la Commissione Affari Sociali  sta effettuando delle audizioni, per riscrivere le regole del caregiver ed, in particolare, al centro dell’attenzione, c’è il requisito della convivenza, ossia il fatto che, per poter essere riconosciuti come coloro che hanno diritti specifici, in quanto assistono familiari che, a causa della loro patologia, rientrano tra le persone che usufruiscono della legge 104, si debba necessariamente essere convivente con il disabile.

Eliminare il vincolo della convivenza dalla definizione del caregiver familiare

La proposta che è stata avanzata nel corso di queste audizioni è quella di eliminare il vincolo della convivenza dalla definizione del caregiver familiare e, di conseguenza, poter riconoscere l’assistenza prestata alle persone disabili meritevole di tutela indipendentemente dal fatto di essere o meno convivente con loro.

Il presupposto da cui si deve partire, quindi, non deve essere quello di colui che convive, ma quello che di colui che effettua il servizio e solo a costoro deve essere riconosciuto il diritto di poter usufruire di quanto previsto dalla legge 104, come ad esempio l’astensione dal lavoro per un periodo massimo di due anni proprio per assistere la persona disabile.

Questo vincolo deve essere rimosso, proprio per non creare discriminazioni tra coloro che sono conviventi e coloro che non sono conviventi ma che effettuano fisicamente e materialmente l’attività di assistenza del famigliare disabile.

Adottare una definizione ampia ed inclusiva del concetto di caregiver

L’obiettivo deve essere quello di adottare una definizione ampia ed inclusiva del concetto di caregiver familiare e non limitata solo ai conviventi.

E’ necessario per questo riscrivere il ruolo del caregiver familiare, prima di tutto per identificare il familiare che si occupa della persona disabile in maniera continuativa, un’attività che comporta delle rinunce personali e che incide in maniera determinante sulla vita stessa di colui che la esercita, che spesso è un familiare che non necessariamente convive con il disabile e, proprio questa limitazione, finisce con escludere tutti coloro che si dedicano con amore al proprio congiunto che ha bisogno di essere assistito.

Sostegno ai caregiver familiare, garantendo il loro riconoscimento

È necessario disporre il prima possibile di una legge nazionale di sostegno ai caregiver familiare, proprio per garantire loro il riconoscimento della loro attività e potergli consentire di conciliare la propria vita, in particolare vista sotto il punto di vista lavorativo, con le esigenze dell’impegno assunto nei confronti del familiare disabile.

Definizione caregiver

Ricordiamo che il caregiver è stato definito per la prima volta nella legge di bilancio del 2018,  legge numero 205 del 2017, nella quale si stabilisce che: “il caregiver è la persona che, a livello familiare, presta assistenza al coniuge, oppure al familiare o affine entro il secondo grado oppure, in presenza di un disabile grave, al familiare entro il terzo grado che, a causa di malattia, infermità o disabilità, anche croniche o degenerative, non è autosufficiente e in grado di prendersi cura di se stesso o che è titolare di indennità di accompagnamento.”

A ben vedere, non è più possibile vincolare il ruolo del caregiver alla convivenza con la persona disabile, perché, nella realtà, si crea una vera e propria discriminazione tra coloro che assistono realmente un familiare disabile, ma non sono conviventi con lui e coloro che invece condividono la stessa abitazione.

Il presupposto da cui si deve partire non può non essere che quello dell’attività, che realmente viene svolta, ossia della cura e dell’assistenza del disabile.

Obiettivo della legge 104 deve essere solo quello di favorire l’assistenza al parente diversamente abile

Dopotutto, la stessa Corte di Cassazione, con la sentenza numero 6150 del 2019, con la quale ha definito il diritto al trasferimento del dipendente nel luogo presso cui è domiciliato il familiare che ha bisogno di essere assistito, ovviamente nei casi in cui questo è possibile, ossia quando esistono sedi lavorative disponibili in prossimità dell’abitazione del disabile, si è fatta carico di precisare che l’obiettivo della legge 104 deve essere solo quello di favorire l’assistenza al parente diversamente abile, indipendentemente dal fatto che, tale esigenza, sorga nel corso del rapporto di lavoro o sia presente all’epoca dell’inizio dello stesso.

Un’interpretazione più ampia di questo principio non può non portare alla conclusione che l’obiettivo deve essere uno solo: tutelare la persona disabile, Indipendentemente da tutte le altre condizioni, ivi incluso, l’obbligo della convivenza.

Carlo Fantozzi

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